Si pensava che Stefanos Tsitsipas potesse quantomeno dare un po’ di fastidio a Rafael Nadal. Qualcuno aveva azzardato perfino strappargli il primo set del torneo. È stata una mattanza: 6-2 6-4 6-0 in meno di due ore, ma c’è stata meno partita di quanto dica il punteggio, scherzava qualche appassionato. Ha provato, Tsitsipas, a partire forte, come voleva la logica, per incrinare le sicurezze di Nadal che continua a mostrare miglioramenti nel servizio e nell’attitudine aggressiva, soprattutto col primo colpo dopo la battuta. Pensarlo convalescente dopo lo US open dell’anno scorso e il forfait al torneo di Brisbane di inizio stagione, fa una certa impressione.

Tistsipas riesce a tenersi a galla nel secondo set. Evita di affondare quando recupera uno 0-40, ma è costretto a soluzioni sempre più complicate che, inevitabilmente, si traducono in errori. Dal quattro pari, Nadal infila otto giochi consecutivi e si qualifica per la finale. A fine match, Tsitsipas ha ammesso, sconsolato: «Nadal è di un altro livello, ha il grande merito di farti giocare male. Come ha fatto Federer, con un gioco simile al mio, a batterlo dieci volte?»

Ora, non bisogna commettere l’errore di ridimensionare quanto di buon ci ha fatto vedere Tsitsipas contro Roger Federer e Roberto Bautista Agut. Tuttavia, il gap col vertice appare ancora ampio. Nadal invece si è detto particolarmente soddisfatto (e ci mancherebbe!): «Per adesso sta andando tutto per il meglio, sto giocando molto bene e fisicamente mi sento a posto». Salvo clamorose sorprese, in finale troverà Novak Djokovic (27 a 25 i precedenti confronti diretti in favore del serbo), l’unico che sembra in grado di dargli fastidio. Per Nadal è la 25esima finale Slam, la quinta in Australia, dove ha vinto solo nel 2009. L’ultima volta contro Djokovic, a Melbourne, nel 2012, è finita così.