Novak Djokovic timbra in rimonta il quindicesimo successo consecutivo nei confronti del francese. Sotto la canicola della Rod Laver Arena col termometro che lambisce i 40 gradi, il francese dura un’ora poi sparisce dal campo. A “Nole”, tutt’altro che brillante, basta gestire meglio la situazione per avanzare al terzo turno.Una sfida al meno peggio. La partita più attesa del day-4 australiano a rigor di blasone delude ampiamente le attese. Fiaccata da un Novak Djokovic tutt’altro che brillante a voler essere larghi di manica, e soprattutto da un Gael Monfils abile e arruolabile solo per un’oretta, la quindicesima rotta di collisione tra il serbo e il galletto termina con lo stesso epilogo delle precedenti 14, e “Nole” a segno per 4-6 6-3 6-1 6-3. Una partita che in passato valeva il posto in finale Slam o il titolo di un Master 1000, viene relegata a uno scialbo secondo turno per “colpa” del 2017 da incubo di Monfils che lo ha fatto precipitare alla trentanovesima posizione e, dunque, fuori dalle teste di serie. La prima frazione è uno spettacolo quasi raggelante, specie se soppesato al valore degli attori. 38 errori quasi equidistribuiti e pochi, pochissimi lampi isolati. Il serbo parte ad handicap perdendo i primi due turni di battuta, ma ricuce lo strappo fino al 3-3 per poi crollare nuovamente. Monfils, dal canto suo, interpreta la partita rischiando il più possibile, e oggi è una scelta che (inizialmente) dà i dividendi sperati: nello scambio il francese è sempre il primo a tentare l’accelerazione, così come la seconda di servizio è costantemente border line tanto che in sei circostanze deraglia nel doppio fallo. Gael, con estrema fatica, riesce a far fruttare il break nel settimo game e griffare il primo set per 6-4. Il primo set è un po’ lo specchio del match, anche se ovviamente il vincitore è diverso. A fine incontro il tassametro degli errori corre fino a superare quota 100 con Monfils che macchia il suo taccuino 65 volte.RESISTENZA
Qualche indizio di ciò che sarebbe stato Monfils l’ha fornito già in coda al primo set quando, nei secondi che separano un punto e l’altro, si fiondava nella lingua di penombra a fondocampo per cercare sollievo dalla canicola infernale di oggi. Le previsioni dei giorni scorsi sono state confermate: il termometro corre fortissimo fino a lambire i quaranta gradi, pur con un tasso di umidità bassissimo. Il match, di fatto, termina a metà secondo set quando il francese accusa i primi problemi: non riesce più a spingere con le gambe, è spaesato e stordito, pare possa caracollare a terra da un momento all’altro. A Djokovic servono cinque palle break per piazzare la zampata sul 4-3 e chiudere poi per 6-3. Il terzo set, di fatto, non esiste con Djokovic che scava il vuoto dietro di sé e Monfils in grado di difendere appena un turno di servizio su quattro, mentre torna a esserci partita nel quarto parziale. Qui è proprio il francese il primo ad avere la chance, ma l’ex numero uno del mondo è attento nel difendere un prezioso quinto game salvando quattro palle break. È nuovamente il game del 4-3 a dare lo slancio decisivo a Nole, con la palla del controbreak per Monfils fermata dal nastro a fungere da ultima polaroid della sfida. Per il serbo, decisamente sottotono oggi, ci sarà al terzo turno Albert Ramos-Vinolas, affrontato e battuto quattro volte su quattro senza mai cedere set. Un ostacolo dall’agile superamento che proietterebbe il sei volte campione dell’Australian Open alla seconda settimana. Difficile, però, che questa versione di Djokovic – insicuro al servizio e lontano parente del muro di gomma che fu da fondocampo – possa arrivare fino in fondo nel suo Slam preferito.
AUSTRALIAN OPEN UOMINI – Secondo turno
Novak Djokovic (SRB) b. Gael Monfils (FRA) 4-6 6-3 6-1 6-3
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