Nel gruppetto di speranze la più in evidenza è la Cocciaretto, nata tennisticamente a Porto San Giorgio sotto la guida di Antonio Di Paolo, uno che nel costruire i talenti del futuro non dev’essere poi così male, visto che dalla sua scuderia è iniziata anche la corsa di Gianluigi Quinzi. Proprio come “GQ”, anche la Cocciaretto ha un passato da predestinata. È vero che i risultati da piccolissima contano poco, ma i suoi sono rilevanti comunque: campionessa italiana under 11, 12, 13 e 14. I tricolori under 15 non esistono, mentre quelli under 16 li ha saltati due volte su due, ma per motivi ben diversi. Nel 2016 era alle prese con un brutto infortunio alla schiena inizialmente sottovalutato, che l’ha tenuta lontana dai campi per una decina di mesi, mentre lo scorso anno li ha lasciati alle altre perché aveva già recuperato tutto il terreno perso, e alla terra del Tennis Club Petrarca di Napoli ha preferito il cemento di Flushing Meadows, per lo Us Open junior. Nella Grande Mela i quarti li ha sfiorati, perdendo al terzo turno, mentre sul cemento bollente dell’Australia se lì è presi con tre successi. All’esordio ha rimontato un set alla stellina americana Cori Gauff, che a dispetto dei tredici (!) anni lo scorso settembre ha giocato la finale allo Us Open, poi ha sconfitto l’australiana Gabriella Da Silva Fick, e quindi l’ha spuntata per 6-4 6-2 sulla hongkonghese Hong Yi Cody Wong, in un’oretta scarsa, tirando una ventina di vincenti e confermando che il rovescio naturale di cui si parla da quando stravinceva i campionati italiani non è andato perduto, ed è pronto a portarla lontano.
“È stata una giornata positiva – ha detto l’azzurrina – perché sono riuscita a vincere pur giocando un tennis che non è il mio. Il match poteva sembrare semplice ma non lo è stato affatto. È facile vincere quando va tutto bene, mentre oggi c’era vento, il sole picchiava forte e all’inizio dell'incontro sono stata un po’ frettolosa”. Tuttavia, malgrado qualche errore di troppo ha sempre tenuto il comando della sfida, e l’ha portata a casa evitando complicazioni. Segno di una maturità che, malgrado l’età sarà da tornei juniores anche nel 2019, consiglia di intensificare già l'attività nel circuito “pro”, assaggiato per tre settimane lo scorso ottobre, con qualche vittoria che l’ha portata intorno al numero 800 WTA. Per lei c’è chi scommette su un futuro da top-50, perché a un fisico non troppo in linea con gli standard suggeriti dal tennis moderno rispondono un tennis completo e ottime qualità mentali. Le stesse che la aiutano a tenere i piedi per terra e a non lasciarsi trascinare troppo da una gioia meritata ma effimera, perché che il tennis vero è un’altra storia. “Non ho vinto ancora nulla di importante – ha dichiarato a Tennis Under World –, e siamo comunque a livello juniores. I complimenti mi fanno piacere, ma ogni tennista ha il suo percorso di crescita: c’è chi di tornei under 18 ne gioca pochissimi, e vincere adesso non è garanzia di successo nel futuro. La strada è ancora lunghissima”. L’augurio è che la percorra come si deve, magari cercando di seguire la tabella di marcia della Errani. La romagnola sarebbe tornata ai quarti a Melbourne sette anni dopo, ma nel torneo delle grandi. Dando il la a una serie di risultati difficili anche solo da immaginare.
