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Tuttavia, per mettere in difficoltà un giocatore solido e centrato come Seppi serve molto più di qualche numero. La breve sospensione per pioggia dopo tre game non ha aiutato l’azzurro a carburare, ma non appena Seppi ha preso le misure al tennis di Moutet di partita ce n’è stata poca. L’azzurro si è lasciato recuperare due break di svantaggio nel secondo set, ma dal 4-4 ha cambiato passo, finendo per vincere 14 degli ultimi 18 giochi dell’incontro. Nella nostra intervista di fine 2017 Seppi ci aveva confessato che il problema principale non è tanto il tennis, non così diverso da quello dei suoi momenti migliori, ma la continuità. “Se riesco a star bene – diceva – non credo sia impossibile vincere quella decina di match in più che mi porterebbero di nuovo nella top-50”. Avrà una bella chance fra un paio di giorni contro il 21enne giapponese Yoshihito Nishioka, che in cinque set ha fatto fuori un Philipp Kohlschreiber sempre meno competitivo. Il duello potrebbe diventare anche un anticipo della sfida di Coppa Davis di febbraio a Morioka (sempre che Seppi sarà titolare: al momento non è sicuro), visto che Nishioka ha buone chance di giocare da numero 2. Al momento è il sesto giocatore del suo paese, ma solo perché è rientrato una settimana fa dopo 9 mesi di stop per la rottura del legamento crociato del ginocchio, che ne aveva fermato a Miami un 2017 iniziato alla grande. Per Seppi l’obiettivo è conquistare un terzo turno che sarebbe già oro, senza guardare troppo più in là. Anche se è impossibile non notare come nella giornata nera del tennis USA ci abbia già lasciato le penne anche Jack Sock, testa di serie più alta della zona di tabellone di Andreas.
È terminato subito, invece, l’Australian Open di Paolo Lorenzi, che torna a cadere al primo turno in un Major dopo che negli ultimi cinque aveva sempre vinto almeno una partita, battuto per 3-6 2-6 7-6 6-2 6-4 dal bosniaco Damir Dzumhur. Il toscano ha pagato un sorteggio impegnativo, eppure nei primi due set sembrava in totale controllo della sfida, con un servizio molto incisivo (i miglioramenti, solo rispetto a 3-4 anni fa, sono impressionanti) e la solita splendida intelligenza tattica. Col senno di poi, l’azzurro ha pagato carissimo il break un po’ regalato nel terzo set: il parziale l’avrebbe perso più avanti, al tie-break, ma ha mostrato un segnale di debolezza che Dzumhur ha colto al volo. Il match si è allungato, e col passare del tempo Lorenzi ha via via perso incisività e profondità, fino a faticare negli spostamenti per un evidente problema alla gamba sinistra. Dzumhur invece è salito di livello, iniziando a leggere meglio il servizio e mostrando di avere qualche soluzione in più, in primis delle palle corte spezza ritmo e spezza gambe. Nonostante si lamentasse per qualsiasi cosa dopo ogni singolo punto perso, come un bambino maleducato e irrispettoso dell’avversario ma (purtroppo) senza un padre pronto a sculacciarlo all’uscita dal campo, nella bagarre finale il bosniaco era di gran lunga il più fresco. Ha rischiato quando sul 3-2 e 15-30 Lorenzi ha avuto una chance enorme per guadagnarsi due palle-break, ma il toscano ha commesso un brutto errore e l’allungo decisivo l’ha trovato Dzumhur, sul 4-4, chiudendo dopo 3 ore e 45 minuti di battaglia.
AUSTRALIAN OPEN UOMINI – Primo turno
Andreas Seppi (ITA) b. Corentin Moutet (FRA) 3-6 6-4 6-2 6-2
Damir Dzumhur (BIH) b. Paolo Lorenzi (ITA) 3-6 2-6 7-6 6-2 6-4
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