Delle sette finali disputate un solo successo, la leggendaria vittoria del ’76 in Cile. E con l’Australia più di un conto in sospeso. Forza Azzurri!

MALAGA – L’Italia ha un conto aperto con le finali di Coppa Davis: ne ha disputate sette, vincendone solo una. Eccole in breve.
La prima avventura è datata 1960, con l’Italia di Pietrangeli e Sirola (capitano è Vanni Canepele) che supera nell’ordine Ungheria, Cile, Regno Unito e Svezia prima di cappottare in semifinale gli Stati Uniti, rimontando lo 0-2 della prima giornata. Nel Challenge Round però è troppo forte (sull’erba di Sydney, poi…) l’Australia di Fraser e Laver, sullo 0-4 Pietrangeli salva l’onore superando Fraser. Un anno dopo, è ancora grande Italia: nei primi turni si devono arrendere Belgio, Germania Ovest, Francia e Svezia poi al Foro Italico battiamo ancora gli Stati Uniti (questa volta per 4-1) ma nel Challenge Round di Melbourne l’Australia di Emerson, Laver e Emerson-Fraser in doppio lascia solo le briciole ai nostri Pietrangeli e Sirola.

Passano quindici anni, e il 1976 è l’anno della Squadra, di quel gruppo straordinario formato da Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli (con Pietrangeli in panchina) che ha dato vita a libri, aneddoti ormai leggendari (la maglietta rossa contro il regime di Pinochet indossata nel doppio, la voce di Guido Oddo che annuncia il trionfo…) e a una serie televisiva che resterà nella storia. In quel magico ’76 – già impreziosito dalla doppietta Roma-Parigi di Adriano – battiamo Polonia, Jugoslavia, Svezia (senza un certo Borg…) poi andiamo a Wimbledon a dominare la Gran Bretagna (4-1). In semifinale a Roma ci vogliono quattro giorni per battere l’Australia di Newcombe e Alexander, poi in Cile è più difficile arrivarci, per l’ostracismo di parte del mondo politico, che battere la nazionale di casa. Finisce 3-1, per la prima volta portiamo in Italia l’Insalatiera dei fratelli Davis.


Un anno dopo siamo in Australia a difendere il titolo, dopo aver superato Svezia, Spagna e Francia. A Sydney però non c’è più la magia del ’76, la squadra non è più in sintonia con Pietrangeli, che verrà giubilato a fine anno. Malgrado una splendida prova in doppio di Bertolucci e Panatta, ci arrendiamo a Roche e Alexander. Nel 1979 (capitano Bitti Bergamo) ci riproviamo: superiamo Polonia, Ungheria, Regno Unito e Cecoslovacchia, travolta 4-1 a Roma (il famoso servizio da sotto di Panatta ai danni del giovanissimo Lendl..). A San Francisco veniamo però travolti dagli Stati Uniti di Gerulaitis e John McEnroe, con Lutz-Smith in doppio. Finisce 5-0, senza un set vinto.

Nel 1980 (capitano Vittorio Crotta) l’ultimo hurrà della Squadra: battiamo Svizzera, Svezia e Australia, prima di venire sconfitti a Praga (l’ennesima finale in trasferta…) dalla Cecoslovacchia di Smid e Lendl. In piena Guerra Fredda finisce 4-1, tra chiamate assurde dei giudici di linea e spogliatoi fin troppo gelati.

Saltiamo poi al 1998, con la squadra capitanata da Paolo Bertolucci che supera di slancio India, Zimbabwe, Stati Uniti (battuti a Milkauwee per 4-1, ma senza Courier e Agassi che avevano portato la squadra fino alle semifinali) prima di incagliarsi al Forum di Assago (Milano) contro la Svezia, nell’unica finale disputata in Italia. Decisivo l’infortunio alla spalla di Andrea Gaudenzi nel primo incontro, contro Magnus Norman, sul 6-6 del quinto set. Sanguinetti, Nargiso-Sanguinetti in doppio e Pozzi si arresero poi 1-4 agli svedesi di Norman, Gustafsson e Bjorkman-Kulti in doppio.

Siamo ora a Malaga, all’ottava finale della nostra storia, raggiunta battendo prima nel girone di Bologna Cile e Svezia dopo il passo falso iniziale con il Canada, e poi a Malaga Olanda e Serbia. Contro l’Australia abbiamo più di un conto in sospeso (vedi i precedenti), forza Azzurri!