di Federico Ferrero
voce degli Australian Open su EurosportDove eravamo rimasti? Australian Open
2005, Serena Williams vince il suo ultimo torneo, il suo ultimo
Slam, il settimo
di Federico Ferrero
voce degli Australian Open su Eurosport
Dove eravamo rimasti? Australian Open
2005, Serena Williams vince il suo ultimo torneo, il suo ultimo
Slam, il settimo. Due stagioni di black-out e ora il “black-in”,
nella
maniera meno prevedibile. La Tyson del circuito femminile, data per spacciata
nei primi turni, torna a stendere le sue nemiche umiliando Maria
Sharapova
in finale, 6-1 6-2 e diventando la prima donna in ventinove anni a
prendersi la coppa Daphne Akhurst senza essere compresa tra le
teste
di serie
C’era riuscita Chris O’ Neil nel 1978
ma a quei tempi l’Oz Open, come lo chiamano gli australiani, finiva negli
scarti di produzione. Data sbagliata, stadio in capo al mondo e capitava
che uno Slam ospitasse finalisti che neanche una tappa qualunque del Tour:
Jordan e Walsh, Kim Warwick, Steve Denton, John Sadri, Marks, Helen Gourlay
e Betsy Nagelsen. Quella della non-testa-di-serie-che-vince
è invece
una storia che con la Serena Williams del 2007 ha tutto il sapore della
vera impresa. La regina dei sette Slam, vicina al baratro della centesima
posizione mondiale, non poteva farcela. Sovrappeso, lenta, in affanno,
a un soffio dalla sconfitta contro Nadia Petrova prima e Sharah Peer poi
la Serenona del dopo Hobart, bastonata da Sybille Bammer, aveva le chance
di una palla di neve sulla bollente Rod Laver Arena.
V
atti
a spiegare il 6-1 6-2 con cui la Tyson in gonnella ha annesso l’ottavo
major garantendosi un posto nelle prime quindici e un successo che le mancava
da due anni giusti giusti. La scarsa vena di Maria Sharapova, una
finale giocata col freno a mano tirato (pochi errori, solo tredici, ma
dodici winner contro i ventotto della tigre di Compton). La fame di rivalsa,
forse, una cattiva giornata o ancora un gioco perso da 40-15 (questa la
spiegazione della siberiana sciolta al sole: “La chiave del match
è stato
quel secondo gioco perso in quella maniera. Lei ha servito molto bene,
io male ed è stato difficile provare a recuperare”). Insomma, la
finale
non c’è stata. Serena ha vendicato l’inattesa sconfitta in
finale a Wimbledon
2004 ricordando a presenti (Masha, Mauresmo, Kim) e assenti (Justine e
Venus) che la vera numero uno è (o sarebbe) lei. Se ne ha voglia,
se si applica, se lotta, se trova il modo di sciorinare il suo campionario
di colpi le altre possono stare a guardare.
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