di Daniele Rossi – foto Getty Images
Buon compleanno a Yanina Wickmayer, che essendo nata a Lier, in Belgio, il 20 Ottobre 1989 compie 20 anni. “Wicky” ha già avuto modo di festeggiare la ricorrenza nel migliore dei modi, aggiudicandosi domenica il torneo di Linz. Dopo la prima vittoria al torneo di Estoril in maggio e soprattutto la sorprendente semifinale agli Us Open, Yanina si appresta a concludere un 2009 straordinario, che attualmente la vede entrare per la prima volta nella top 20.
La storia di questa bella ragazzona belga è a tratti incredibile e commovente, ma non troppo dissimile da altre. A soli 9 anni perde, per un tumore, la madre Danielle e rimasta solo con papà Marc, decide che il suo unico obiettivo nella vita sarà diventare una tennista. Il padre la asseconda, lascia la sua impresa di costruzione di piscine e insieme partono alla volta della Florida, destinazione Saddlebrook Academy, lì dove era nata e cresciuta la stella di Justine Henin. Ci rimangono due anni e mezzo, poi il ritorno in Belgio e l’esordio tra le “pro” nel 2004. Un progressivo miglioramento di risultati e di gioco la porta a concludere il 2008 da numero 67 del mondo e ora la definitiva esplosione.
La Wickmayer è il prototipo della tennista del ventunesimo secolo. Fisico statuario, gran potenza nei colpi da fondo, tecnicamente rivedibile e tatticamente un po’ miope ma veloce e piuttosto agile negli spostamenti. Si fa inoltre forza di una cattiveria e di una determinazione fuori dal comune. Fuori dal comune come la sua personalità: si vede che Yanina non è come le altre, a partire dalle unghie smaltate di tutti i colori, alla decisione di portare i pantaloncini anziché il consueto gonnellino, fino al fattaccio del torneo di Clearwater, Florida, in marzo, dove in finale colpisce volontariamente con una pallina una giudice di linea e viene squalificata e multata. Attualmente viene allenata dal padre Marc, con cui sembra viva in simbiosi da quasi dieci anni. Nei tornei in giro per il mondo dormono nella stessa camera, vanno a letto alle nove di sera e si alzano alle sette del mattino. Un rapporto quasi edipico, che va a ricordare altre storie di padri-allenatori dalla figura ingombrante e fin troppo dominante di cui è piena la storia del tennis femminile, anche se purtroppo gli epiloghi raramente sono stati a lieto fine (Graf e Dokic, giusto per fare due nomi). Speriamo che per Yanina le cose vadano diversamente. Intanto può godersi il suo momento di gloria e una prospettiva piena di successi. Tanti auguri.
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