Quando Djokovic non c’è, i Murray ballano. Inteso come famiglia, che festeggia un giocatore sempre più straripante, ma anche come Andy stesso, di nuovo perfetto ad approfittare dei capitomboli del suo diretto concorrente. “Nole” ha perso prima del dovuto a Wimbledon, e lui ha vinto il torneo. “Nole” ha perso prima del dovuto alle Olimpiadi, e lui ha vinto la medaglia d’oro. “Nole” non si è presentato a Pechino, e a succederle nell’albo d’oro c’è lui. “Nole” ha perso prima del dovuto a Shanghai, e lui ha vinto il torneo, il sesto di una stagione in continua crescita, il quarantunesimo di una carriera che non l’ha mai visto così competitivo, così forte, così pericoloso. La finale contro Roberto Bautista-Agut, al miglior risultato in carriera e super appagato dal successo con Djokovic, era l’assist perfetto per fare tredici nei Masters 1000, e bomber Murray (che peraltro, raccontano, ci sa fare alla grande anche con la palla nei piedi) non ha mancato l’occasione, chiudendo 7-6 6-1 al termine di un match che sarebbe anche potuto durato meno, se solo lo scozzese non si fosse divorato tre set-point al servizio sul 5-4 del primo set. E così pure la Cina, storica colonia di Re Novak di Serbia, quest’anno porta solamente il suo volto. Prima Pechino e poi Shanghai, dove aveva già vinto nel biennio 2010-2011, per ribadire che il giocatore del momento non siede al numero uno, e dal Roland Garros in avanti i numeri vincenti sono i suoi: determinazione, carattere, solidità e fisico. Sa vincere in ogni modo: quando non funziona una cosa, ce ne sono sempre altre tre. E mandarle in tilt tutte e quattro è praticamente impossibile. Bautista-Agut ci ha provato a modo suo, con la generosità che gli ha permesso di fare miracoli, ma Murray l’ha riportato sulla terra all’indomani del successo più importante della sua carriera, ristabilendo le gerarchie. Il tennis dello spagnolo non può dar fastidio a uno come Murray, così come a tutte le versioni di Djokovic, eccetto quella di ieri. Rigiocassero altre 100 volte, vincerebbe “Nole” in 99.
MURRAY BRAVO DOVE DJOKOVIC È MANCATO
Discorso identico per Murray, che rispetto a Djokovic ha ancor più soluzioni, e in questo momento non sbaglia un colpo. Dopo la sconfitta di ieri “Nole” ha recriminato le troppe occasioni mancate. Murray invece ha avuto quattro palle-break e le ha capitalizzate tutte: buona parte della differenza la si trova lì. Si è imbestialito solo quando ha gettato al vento tre set-point sul 5-4, finendo per lasciarsi riacciuffare, ma nel tie-break è bastato un errore di dritto di Bautista-Agut sul 2-1 per mettergli le ali. Andy è troppo superiore per ridursi a lottare, e l’ha mostrato nei momenti delicati, mettendoci attenzione e pazienza. Guarda caso due qualità che sembrano mancare al Djokovic degli ultimi tempi. Da quell’errore del rivale Murray non gli ha più lasciato neanche un punto, si è preso il set e anche il match, malgrado un altro piccolo passaggio a vuoto sul 2-0 del secondo. Ha ceduto il break appena conquistato, ma ne ha subito trovato un altro e poi un altro ancora, tagliando il traguardo con ampio margine, grazie al 22esimo colpo vincente. L’ultimo smash gli regala un titolo che somiglia a tanti altri, ma in realtà ha un fondo diverso, perché parte di un percorso di avvicinamento a Djokovic che si fa sempre più interessante. In due settimane gli ha rosicchiato 2.280 punti, portandosi a 2.415 lunghezze di distacco nel ranking e a 915 nella Race to London. Segno che il primato mondiale, ora sì, inizia a essere seriamente in pericolo. Anche se a meno di scivoloni inattesi di Novak fra Parigi e Londra, per superare Nole entro fine anno Murray dovrà vincere praticamente tutto: Vienna, Bercy e pure le ATP Finals. Più probabile, dunque, che il suo attacco si completi nel 2017, quando nella prima metà dell’anno Djokovic avrà da difendere due Slam e tre Masters 1000. Li sarà veramente con l’acqua alla gola, obbligato a ripetersi per non dire addio a quella vetta che sembrava blindata per anni. Invece è tornata in discussione così, da un momento all’altro. E soprattutto senza un vero motivo.
MASTERS 1000 SHANGHAI – Finale
Andy Murray (GBR) b. Roberto Bautista-Agut (ESP) 7-6 6-1
GLI HIGHLIGHTS DELLA FINALE CON BAUTISTA-AGUT
Attento, Djokovic: sto venendo a prenderti!
Andy Murray sbanca anche il Masters 1000 di Shanghai, battendo in due set la sorpresa Roberto Bautista-Agut, e continua a rosicchiare punti importanti al numero uno del mondo Novak Djokovic. Gliene ha recuperati oltre 2.200 in due settimane: per attaccarlo nel 2016 dovrà vincere tutto, ma l’anno prossimo le chance raddoppiano. Per Murray è il titolo n. 41.