A Torino sono scese in campo le migliori 8 coppie dell’anno ma senza generare entusiasmo. Le loro partite sono infatti spesso viste come warm-up per i match di singolare

TORINO – E poi ci sarebbe il torneo di doppio, con la partecipazione delle migliori otto coppie del 2023, che regalerà ai vincitori della finale un assegno di 351.000 dollari, che andrà a sommarsi agli altri premi previsti (dai 132.000 dollari per la semplice partecipazione ai 95.000 per la vittoria nel girone). Cifre non deludenti, anche se lontanissime dai 2.201.000 dollari che finiranno nelle tasche del vincitore della finale del singolare, con Sinner rimasto anche l’unico a poter inseguire il sogno di chiudere queste Finals imbattuto, cosa che gli porterebbe in dote ben 4.801.500 euro.

Il fatto è che – sopraffatto dai nomi altisonanti dei singolaristi e soprattutto dalla Sinner-mania imperante a Torino – il torneo di doppio non sta riuscendo ad emozionare più di tanto il pubblico, che sfrutta queste partite come semplici warm-up in attesa dell’ingresso in campo dei “veri” campioni. Sarebbe servita una presenza italiana a ravvivare il contesto, ma la partecipazione alle Finals di Bolelli e Fognini è datata ormai 2015 e il miglior giocatore italiano in classifica è il bravo Vavassori, 50º nel ranking. I tempi, per gli appassionati del doppio, sono inesorabilmente cambiati: solo chi ha una certa età ormai si ricorda di Fleming-McEnroe, la coppia che vinse il Masters per sette anni di fila, oppure dei due trionfi di Edberg, si sono ritirati anche i gemelli Bryan, idoli dei tifosi più giovani, trionfatori per quattro volte. Ai giorni nostri i giocatori di maggiore spicco del circuito giocano il doppio solo in rarissime occasioni, Davis esclusa (il primo Top Ten in classifica è Rublev, 45º), e così succede che dei sedici atleti impegnati a Torino solo due abbiano una classifica di singolare e forse non a caso giocano insieme: gli australiani Hijikata – arrivato quest’anno agli ottavi degli Us Open – al numero 73 – e Jason Kubler al 97 (ieri ad assistere alla loro prova c’era il connazionale Cahill in tribuna). Sono scesi in campo anche onorevoli veterani come lo spagnolo Marcel Granollers, 37 anni, numero 19 in singolare nel 2013 (vincitore alle Finals di Londra nel 2012 in coppia con il connazionale Marc Lopez) e il croato Ivan Dodig, classe 1985, ex numero 29 (è invece secondo nel ranking di specialità, alle spalle dello statunitense Austin Krajicek), e poi Zeballos, Ebden, Roger-Vasselin a far da cornice ad altri atleti molto meno conosciuti. Abbiamo visto in azione anche un prossimo avversario dell’Italia nei quarti di finale della Coppa Davis, in programma giovedì prossimo a Malaga, il temibile olandese Wesley Koolhof, che in singolare non è mai salito oltre il 462º posto in classifica ma che in doppio è quinto (per lui una vittoria nelle Finals del 2020 con il crato Mektic) e che ha giocato a Torino – senza grandi soddisfazioni, una vittoria e due sconfitte – in coppia con il britannico Skupski.


Oggi si giocano le semifinali: alle 12 scenderanno in campo Granollers-Zeballos, ancora imbattuti, contro Bopanna-Ebden. Alle 18.30, a far da apripista a Djokovic-Alcaraz, è in programma la sfida tra Ram-Salisbury, campioni uscenti (percorso netto finora anche per loro), opposti alla coppia formata dal messicano Santiago Gonzalez e dal francese figlio d’arte Edouard Roger Vasselin. Atleti che rischiano di fare la figura degli intrusi imbucatisi al gran ballo dei super campioni, meritano però uno sguardo. Chissà, potremmo anche divertirci.