La prossima settimana si giocherà il challenger di Dallas. I regolamenti ATP gli consentono di avere un tabellone ancora migliore rispetto a diversi tornei ATP, compresi alcuni 500. 
Flavio Cipolla e Andreas Seppi al challenger di Dallas
 
TennisBest – 5 marzo 2013

 
Marzo è il mese più strano della stagione tennistica. I tornei di Indian Wells e Miami, con la loro formula anomala (tabelloni a 96 giocatori), creano qualche problema ai giocatori che perdono ai primi turni. Chi si arrende al primo turno a Indian Wells, per intenderci, è costretto a restare negli States per due settimane senza poter giocare. Per ovviare al problema, da anni l’ATP ha inserito un calendario un torneo challenger dal buon montepremi e regole speciali. Fino a qualche anno fa si giocava a Sunrise, in Florida. Adesso si è spostato a Dallas, logisticamente perfetto, visto che il Texas è "sulla strada" tra la California alla Florida. Non è un momento facile per i tornei challenger: ad oggi, l’ATP ha diffuso il calendario fino a fine maggio. In totale ci sono 48 tornei, di cui appena 11 Europa (due anni fa erano 60, 25 in Europa, mentre nel 2012 erano 54, di cui 18 nel vecchio continente). L’Italia è tra i paesi più colpiti dalla crisi. I challenger si giocano in oltre 40 paesi e hanno regole ben precise per evitare che i migliori giocatori vi prendano parte, lasciando spazio ai tennisti di seconda fascia. Vediamole:
 
1) I challenger sono totalmente vietati ai top 10. Se un giocatore è compreso tra i primi dieci al momento della chiusura dell’entry list (che per un challenger è tre settimane prime del torneo, non sei come i tornei ATP), non potrà in alcun modo parteciparvi.
2) I challenger con meno di 50.000 dollari di montepremi (o 42.500€), sono vietati a tutti i giocatori compresi tra i top 50. Per intenderci, la valanga di tornei da 35.000 dollari o 30.000 euro non potranno avere un top 50, nemmeno con una wild card.
3) I giocatori compresi tra l’undicesima e la cinquantesima posizione, tuttavia, possono partecipare ai tornei con un montepremi superiore ai 50.000 dollari se ricevono una wild card che però prima deve essere approvata dall’ATP.
 
La possibilità di invitare i top 50 dipende dalla dotazione economica. Gli eventi da 125.000 dollari (o 106.500 euro: in Italia non ce n’è neanche uno) possono concedere due inviti ai top 50. Al contrario, se ne può offrire uno soltanto se il montepremi è di 100.000$ (85.000€, come Caltanissetta, Cordenons e Genova), 75.000$ (64.000€, come Ortisei, che l’anno scorso ha potuto invitare Seppi) o 50.000$ (42.500€, come Bergamo). Tutti gli altri, compresi i tanti challenger italiani da 30.000€ (Roma 1 e 2, Napoli, Milano, San Benedetto del Tronto, Todi, Como, Orbetello e Recanati), possono ospitare soltanto giocatori dalla 51esima posizione in giù. Esistono agevolazioni per i tornei collocati in alcune settimane particolari: le seconde settimane degli Slam, quelle senza tornei ATP e quelle che coincidono con Indian Wells e Miami. In quel caso, i tornei da 125.000 dollari possono assegnare le quattro wild card ad altrettanti top 50 (tre se il montepremi è 100.000, due se è 75.000). C’è poi la categoria dei super-privilegiati, i Super Challenger, quelli che hanno l’iscrizione libera per tutti i giocatori dall’undicesima posizione in giù. E’ il caso di Dallas (in programma dal 12 al 17 marzo), la cui entry list fa impallidire alcuni tornei ATP. In Texas sono attesi ben nove top 50: Kevin Anderson, Marin Cilic (n. 12 ATP!), Fabio Fognini, David Goffin, Marcel Granollers, Tommy Haas, Jerzy Janowicz, Feliciano Lopez e Xavier Malisse. Qualcuno potrebbe dare forfait se va avanti a Indian Wells, ma con le wild card si potrebbero recuperare altri nomi importanti. Il cut off è impressionante: l’ultimo ammesso in tabellone, Carlos Berlocq (entrato grazie al forfait di Simone Bolelli) è numero 77 ATP. Per intenderci, i tornei ATP di Memphis e Acapulco hanno avuto il “taglio” rispettivamente al numero 83 e al numero 100. E si tratta di tornei 500, con investimenti e progetti almeno 10 volte superiori al challenger di Dallas. Ma l’anomalia del calendario ha permesso una situazione quantomeno curiosa.