Arriva a Dubai, al termine di un match rocambolesco, la prima sconfitta del 2017 di Roger Federer. Lo svizzero si divora una marea di occasioni, compresi tre match-point, e finisce per arrendersi 3-6 7-6 7-6 al russo Evgeny Donskoy, numero 116 ATP. Sul cemento non perdeva da un giocatore fuori dai top-100 dalla bellezza di 17 anni.
Che strano, il tennis. C’è chi vince uno Slam, e al torneo successivo perde una delle peggiori partite da anni e anni. E c’è anche chi la settimana prima raccoglie due game contro Norbert Gombos, mentre quella dopo scrive la miglior pagina della sua carriera, battendo il giocatore simbolo del proprio sport. Sono i percorsi di Roger Federer e Evgeny Donskoy, che si sono incrociati in serata sul cemento dell’Aviation Club di Dubai. Per lo svizzero doveva essere il classico match passeggiata, perfetto per mettere un po’ di tennis nelle gambe e mandare a letto col sorriso gli spettatori degli Emirati, mentre per il 26enne di Mosca era una buona passerella in mondovisione, per chiudere un torneo che fra qualificazione e vittoria contro Youzhny gli ha già fruttato un bel bottino. Invece le parti si sono invertite: il russo festeggia il primo quarto in un "500", Federer prepara in anticipo le valigie per Indian Wells, apparentemente senza un vero perché. Sarà interessante sentire le sue parole in conferenza stampa, per chiarire i risvolti di un k.o. inspiegabile, non tanto per il nome dell’avversario, quanto per l’andamento del match. Applausi per Donskoy, capace di recuperare l’impossibile, ma tanti dubbi sulla prova di Federer, che l’impossibile se l’è lasciato recuperare, offrendo una versione di sé inedita. È capitato di vederlo perdere, anche in malo modo, ma forse mai prima dalla sua racchetta erano passate invano così tante chance. Si è trattato di una giornata storta, ma qualche dubbio resta, specie a soli due giorni dall’ottima prova contro Paire: Roger aveva mostrato un tennis simile a quello di Melbourne, ma solo 48 ore dopo è inciampato malamente, rimediando la prima sconfitta sul cemento contro un giocatore fuori dai primi 100 dal lontano 2000, quando a 19 anni appena compiuti si arrese a Indianapolis all’australiano James Sekulov.NON È UNA QUESTIONE D’ALLENAMENTO
Donskoy è un buon giocatore, meno di dodici mesi fa era nei primi 70 e nel 2013 impegnò seriamente Andy Murray a Indian Wells, ma nel circuito ATP ha vinto solo una trentina di partite, e nell’ultimo periodo è stato costretto a tornare spesso a livello Challenger. Merita tanti applausi per non aver mai mollato, visto che le imprese si costruiscono anche così e molti colleghi si sarebbero accontentati del secondo set portato a casa, ma – onestamente – stavolta sono di più le colpe di Federer che i meriti suoi. Qualche piccolo segnale negativo si era visto già nel primo set, quando al servizio sul 5-1 lo svizzero ha perso la battuta, ma due game più in là ha chiuso il set in scioltezza, fugando i dubbi. E invece… E invece è successo che nel tie-break del secondo parziale ha mancato tre match point – due sul 6-4 e un terzo sul 7-6 – prima di arrendersi per 9-7, e nel terzo è riuscito veramente a sprecare l’impossibile. Sembrava risolta sul 5-2, invece Roger ha perso la battuta per due volte di fila, finendo sotto per 6-5. Sembrava risolta di nuovo nel successivo tie-break, quando approfittando della paura di vincere del rivale Roger è volato sul 5-1, dopo essersi ripreso il break a zero con tanto di doppio fallo del russo a confezionare la resa. Ma anche qui nulla da fare. Lo svizzero ha perso un punto, poi due, poi tre, poi cinque, consegnando un match-point al russo. E invece che provare a mettergli pressione se l’è giocato di fretta, come peggio non potesse: servizio e dritto largo, di quelli che normalmente mette a due dita dalla riga a occhi chiusi. Cosa è successo? Mistero. C’è l’attenuante dell'importanza relativa (per lui) di un torneo vinto già in ben sette occasioni, e anche quella del poco allenamento, visto che dopo il relax post Australian Open e i giorni sulla neve con la famiglia Roger ha ripreso a fare sul serio solo da una settimana. Ma quando si arriva a match-point, o sul 5-2 al terzo, o sul 5-1 in un tie-break, non è l’allenamento a fare la differenza.
ATP 500 DUBAI – Secondo turno
Evgeny Donskoy (RUS) b. Roger Federer (SUI) 3-6 7-6 7-6
GLI HIGHLIGHTS DELL'INCREDIBILE KO
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