Scampato il pericolo Kohlschreiber, il numero uno del mondo sfrutta la fiducia accumulata, fa fuori Lucas Pouille in due set e ipoteca il primo titolo negli Emirati. A contenderglielo troverà Fernando Verdasco. Il madrileno è tornato a buoni livelli, ma i precedenti lo danno quasi per spacciato: contro Murray ha perso 12 volte su 13.“Quello che non mi uccide, mi fortifica”. Bisogna addirittura scomodare mister Friedrich Nietzsche, che ha offerto un aforisma che ben si adatta al mondo della racchetta. Magari è solo un caso, ma per tanti big sembra diventata una legge: ci sono dei alcuni match particolarmente complicati che, se vinti, danno la carica e la fiducia giusta per andare a portare a casa il torneo. Come il match fra Simon e Djokovic all’Australian Open del 2016, o quello fra Federer e Haas al famoso Roland Garros del 2009, giusto per citarne un paio. Una lista nella quale si aggiunge alla perfezione il 6-7 7-6 6-1 di Andy Murray contro Philipp Kohlschreiber nei quarti di finale dell’ATP 500 di Dubai. Era lecito attendersi un duello, visto che nelle ultime quattro sfide il tedesco aveva sempre trascinato il numero uno del mondo al set decisivo, invece ne è venuta fuori una battaglia da ricordare, con tanto di tie-break da 20/18. Murray è stato sette (!) volte a un punto dal KO, ma ha vinto e gli effetti si sono visti all’indomani, contro un Lucas Pouille che sta trovando il suo miglior tennis dopo un brutto avvio di stagione, ma non ha saputo andare oltre il 7-5 6-3 finale. Non è stato il miglior match di Murray, tanto che dal 3-0 iniziale ha perso due volte il servizio finendo sotto per 4-3, ma poi gli è bastato mettere di nuovo ordine alle sue idee per riprendere tranquillamente in mano la partita. Ha recuperato il break ed è salito 5-4, poi dal 5-5 ha messo il turbo, negando il tie-break al rivale con una demi-volèe colpita male ma finita comunque in campo e finendo per vincere la bellezza di sette giochi consecutivi. Una spallata delle sue, di resistenza e consistenza, le due qualità che nel 2016 gli hanno permesso di agguantare la vetta della classifica mondiale.CON VERDASCO HA VINTO 12 VOLTE SU 13
Visti i risultati di Djokovic nella prima metà dello scorso anno, per Murray i problemi in chiave ranking dovrebbero arrivare solo dal Roland Garros in poi, dato che fino a quel momento avrà da difendere molti meno punti del rivale. Ma più ne raccoglie da qui a Parigi e più avrà chance di tenerlo dietro nei mesi successivi. È per questo che un titolo a Dubai (che sarebbe il primo del 2017) avrebbe comunque il suo valore, anche alla luce della sconfitta di “Nole” nei quarti di finale ad Acapulco. Il serbo ha scelto il Messico e si è trovato in un tabellone di ferro, mentre lui ha sfruttato un torneo di Dubai in forma minore e le eliminazioni di Federer e Wawrinka gli hanno dato una bella mano, tanto che in finale troverà Fernando Verdasco. Un ottimo giocatore, un ex top-10 e uno che qualche settimana fa a Doha ha rischiato il colpaccio contro Djokovic, ma che a livello di ATP 500 non giocava una finale addirittura dal 2010. Vuol dire che lui potrebbe anche essere appagato, Murray tutt’altro, anche se nel corso della settimana ha mostrato qualche lampo del suo miglior tennis, specialmente col dritto mancino. In semifinale il 33enne di Madrid ha sconfitto per 7-6 5-7 6-1 l’olandese Robin Haase, riuscendo subito a mettere il naso avanti nel terzo set dopo essersi lasciato fregare nelle fasi calde del secondo. “Sono stato forte dal punto di vista mentale – ha detto – e ho iniziato a colpire sempre più forte, cercando di essere subito aggressivo. Il game del 5-1 nel secondo (vinto da 15-40) mi ha dato grande fiducia, e alla fine ho giocato un tennis incredibile”. Gli servirà anche contro Murray, visto che ci ha perso 12 precedenti su 13, battendolo solamente nel suo magico Australian Open del 2009. Ma quello era un altro Verdasco. E anche un altro Murray.
ATP 500 DUBAI – Semifinali
Andy Murray (GBR) b. Lucas Pouille (FRA) 7-5 6-3
Fernando Verdasco (ESP) b. Robin Haase (NED) 7-6 5-7 6-1
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