Il numero uno del mondo Andy Murray manca la finale anche all'ATP 500 di Barcellona. Un ottimo Thiem passa in tre set e ne mette a nudo i problemi nella gestione del match: i suoi punti forti nella seconda parte del 2016 ora sono i suoi punti deboli. Che serva un aiuto extra da Ivan Lendl? In finale Thiem sfiderà Nadal: tutto facile contro Horacio Zeballos.Niente da fare: per ora non è proprio l’anno dei numeri uno. Serena Williams ha dato priorità alla vita privata, Angelique Kerber ha giocato giusto una finale (persa) nel piccolo torneo di Monterrey, e non è che Andy Murray se la stia passando tanto meglio. In quella Barcellona che l’ha visto crescere, e dove è tornato dopo quattro anni d’assenza in cerca di vittorie e fiducia, lo scozzese è riuscito per un soffio a evitare la seconda sconfitta consecutiva contro Albert Ramos, ma era fin troppo chiaro che all’indomani avrebbe fatto molta fatica a vincere di nuovo. E infatti ha perso in semifinale, per 6-2 3-6 6-4 contro un Dominic Thiem più continuo, più bravo a gestire il suo tennis, e anche più superiore di quanto dica il punteggio finale. Un brutto game gli è costato il secondo set, mentre un paio di distrazioni hanno allungato il terzo, ma è stato il migliore in campo sin dall’inizio ed è giusto che abbia vinto lui. Sin qui l’austriaco non ha avuto una stagione particolarmente brillante, ma l’arrivo della terra battuta ha tutta l’aria del potenziale turning point: a febbraio ha vinto a Rio De Janeiro, ora ha aggiunto una nuova finale e portato il bilancio sul rosso a 10 vittorie e una sola sconfitta. Il rovescio è arma nota, e se il diritto sarà sempre quello da 25 vincenti (dei 41 totali) che gli hanno regalato la prima vittoria in carriera contro il numero uno del mondo, il 23enne di Wiener Neustadt può essere pericoloso per tutti. Deve imparare ad avvicinare ancora un po’ i piedi al campo, specie quando le condizioni sono un tantino più rapide, ma con i migliori che latitano – Nadal escluso – e Federer che ha deciso di prendersi una pausa, non sarebbe una sorpresa vederlo arrivare in fondo con continuità. Anche perché fisicamente è uno dei più preparati in assoluto. E si vede.SOS LENDL PER MURRAY?
“Alla fine penso di essere stato anche un tantino fortunato – ha detto Thiem –, ma Murray è il numero uno del mondo, per batterlo bisogno approfittare di tutto ciò che passa. Ho giocato un tennis aggressivo e ho commesso pochi errori: è stata una gran vittoria”. Per Murray continuano le difficoltà: dall’inizio della stagione ha vinto solamente a Dubai, e il problema non è tanto che perde, o almeno non solo. Ciò che spaventa di più è il modo in cui le sue sconfitte arrivano, alla Murray pre-Lendl: body language spesso negativo, troppe parole al vento (e palle corte) e soprattutto una scarsa attitudine mentale a stare nel match, a lottare su ogni punto come se fosse l’ultimo, la qualità che l’aveva reso invincibile nella seconda parte del 2016, portandolo in vetta al ranking ATP. Non sbagliava quasi mai una scelta tattica, e nei momenti decisivi bisognava letteralmente sparargli per vincere un punto. Invece il match con Thiem ha mostrato (di nuovo) l’esatto contrario, a partire dal doppio fallo sul 2-3 che ha consegnato il break del 4-2 al rivale, fino ad arrivare all’insieme di errori dell’ultimo game. Nel primo punto ha rifiutato lo scambio giocando una smorzata facile preda del vincente di Thiem, sul 30-30 ha sbagliato di un metro un diritto tutt’altro che difficile, e sul match-point si è buttato a rete in fretta e furia su un attacco poco profondo, offrendo all’avversario un pallonetto fin troppo facile. Un mix di scelte sbagliate sinonimo di scarsa sicurezza nel proprio tennis, la peggior condizione per affrontare la superficie più dispendiosa, che per lui – malgrado gli enormi progressi compiuti nel corso delle ultime stagioni – resta anche la più complessa da addomesticare. Ivan Lendl non si vede nel suo angolo dall’Australian Open: potrebbe essere il caso di chiedergli un aiuto extra, senza aspettare il Roland Garros.NADAL PASSEGGIA CON ZEBALLOS
Il ricordo della finale dell’ATP di Vina del Mar è ancora vivo e fresco, nella memoria di Horacio Zeballos. Ma quello del 2013, che contro l’argentino rimediò una delle sue sconfitte più incredibili di sempre sulla terra battuta era un Nadal, quello del 2017 è ben altra cosa. E il loro re-match all’ATP 500 di Barcellona ha messo esattamente le cose in chiaro. Niente battaglia, niente tie-break, niente rimonta del sudamericano. Niente. Solo un comodo 6-3 6-4 per il maiorchino, che dopo la prima “decima” siglata a Monte Carlo ne annusa una seconda, e può preparare i muscoli per alzare al cielo i tredici chilogrammi del pesantissimo Trofeo Conde de Godò, pronto a finire nella bacheca del vincitore dell’ATP 500 di Barcellona. A tratti sembra davvero di rivedere il miglior Nadal: per fargli un punto servono i miracoli, e non sempre bastano. Se n’è accorto Zeballos, che in tutto il match è riuscito al massimo a guadagnarsi cinque palle-break, tutte prontamente cancellate dalla racchetta di “Rafa”. Le due più pericolose sono arrivate quando lo spagnolo ha servito per il primo set sul 5-3, insieme al gran passante di rovescio del 15-40. Ma Nadal ha fatto buona guardia sulla prima chiudendo il punto a rete, Zeballos ha mancato un rovescio sulla seconda e i problemi sono terminati lì. E la musica non è cambiata nel secondo set. L’argentino è riuscito a tenersi a galla fino al 4-4, salvando palle-break in due game diversi (e mancandone anche un paio sul 2-1), ma poi ha mollato la presa: doppio fallo, errore di diritto e addio sogni di gloria. Nadal giocherà domani la sua finale numero 106 nel circuito ATP: numeri da far rabbrividire anche un avversario di spessore come Thiem. Lo scorso anno a Buenos Aires ha vinto l’austriaco, ma vale lo stesso discorso fatto per Zeballos.
ATP 500 BARCELLONA – Semifinali
Dominic Thiem (AUT) b. Andy Murray (GBR) 6-2 3-6 6-4
Rafael Nadal (ESP) b. Horacio Zeballos (ARG) 6-3 6-4
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