Juan Martin Del Potro completa la splendida settimana ad Acapulco battendo anche Kevin Anderson, terzo top-10 in tre giorni, e conquista il suo titolo più importante dal lontano 2014. Di solito entrava in forma più in là: una grande notizia per i suoi tifosi. "Delpo" risale al n.8 ATP e fino ad agosto deve difendere meno di 500 punti. Può fare grandi cose.Juan Martin Del Potro non si accontenta più. Ha risolto (incrociando le dita) i famosi problemi al polso, è tornato a battere i più forti e a mostrare di poter stare di nuovo fra i primi 5 della classifica mondiale, e ha trascinato l’argentina alla conquista della tanta agognata Coppa Davis, ma alla sua rinascita mancava ancora un tassello. Quel tassello che si chiama continuità, necessaria per accoppiare alle fiammate contro i big una base solida di risultati, che potesse permettergli di tornare fra i grandi anche secondo la classifica. Non è un caso che dal suo rientro del 2016 avesse vinto solamente due titoli nel Tour, entrambi all’ATP 250 di Stoccolma, ma quest’anno la musica sembra pronta a cambiare. “Delpo” l’ha mostrato al mondo dall’Abierto Mexicano Telcel di Acapulco, andando a prendersi il suo ventunesimo titolo in carriera, il più importante da oltre quattro anni a questa parte, quando nel finale del 2014 strappò a Federer il trono nella sua Basilea, vincendo il quarto ATP 500 nello stesso anno. Sui campi blu del Princess Mundo Imperial l’argentino ha sfoderato un torneo prestigioso, alzando il livello match dopo match e facendo fuori uno dopo l’altro tre top-10 nella sua corsa verso il titolo. L’unico in grado di strappargli un set è stato David Ferrer, al secondo turno, poi la Torre di Tandil ha dominato contro Dominic Thiem, Alexander Zverev e per ultimo Kevin Anderson, in una finale fra giganti chiusa con un doppio 6-4. Contro il sudafricano, numero 10 ATP, Del Potro aveva vinto sei volte su sei, perdendo giusto un paio di set, e la finale messicana ha ricalcato il leitmotiv delle sfide precedenti, con Anderson mai davvero in grado di metterlo in difficoltà. TORNA AL N.8 ATP, MA SALIRÀ ANCORA
Del Potro ha disinnescato il servizio del rivale quel tanto che basta per trovare un break per set, nei suoi turni di battuta non ha concesso nemmeno una palla-break (servendo più ace dell’avversario), e l’ha spuntata senza correre particolari rischi, chiudendo con un servizio vincente dopo 100 minuti esatti di gioco. A mettere i bastoni tra le ruote ad Anderson ci ha pensato anche una brutta caduta sull’1-1 del secondo set, che però non ha lasciato particolari conseguenze. “All’inizio ho avuto qualche difficoltà – ha spiegato Anderson – ma nel complesso non mi ha condizionato particolarmente. Penso che Del Potro abbia giocato veramente bene. È un grande combattente e un ottimo giocatore, per batterlo avrei dovuto fare di più”. Tutto vero, ma Del Potro è superiore, e quando gioca così c’è poco da fare. Di solito la sua forma migliora col passare dei mesi, come abbiamo imparato durante le scorse stagioni, e trovarlo capace di vincere già il quarto torneo dell’anno (dopo che aveva sfiorato il titolo nel primo, ad Auckland) è una buonissima notizia. Sicuramente ha inciso il fatto di aver iniziato di nuovo una stagione a gennaio, come tutti i comuni mortali. Gli ha dato più tempo per ingranare, e questo titolo ne è la conseguenza. “Ho battuto tre Top 10 nello stesso torneo – ha detto Juan Martin –, un risultato che rende questo torneo ancora più speciale. La chiave del match? Semplice: gli ho strappato il servizio due volte, con un po’ di fortuna in quei game di risposta”. Lui la fa facile, ma in realtà è sempre parso al comando del match, anche nelle situazioni di parità, grazie alla superiorità degna del suo cognome. Passo dopo passo anche la classifica se ne sta accorgendo: col successo risalirà al numero 8, e da qui al Masters 1000 di Montreal ha meno di 500 punti da difendere. Una misera per un giocatore del suo calibro. Ne vedremo delle belle.

ATP 500 ACAPULCO – Finale
Juan Martin Del Potro (ARG) b. Kevin Anderson (RSA) 6-4 6-4