Una semifinale a San Pietroburgo avrebbe permesso a Marco Cecchinato di diventare il nono top-20 azzurro in cinquant'anni di Era Open, ma i punti necessari non sono arrivati. L'azzurro si è arreso a Roberto Bautista Agut: mastica amaro per un paio di set-point mancati, ma sul veloce lo spagnolo ha una marcia in più.L’incredibile semifinale al Roland Garros aveva fatto sognare il pubblico italiano, mentre la carenza di risultati nelle settimane recenti ha fatto un po’ scemare l’entusiasmo nei confronti di Marco Cecchinato. Naturale, eppure proprio grazie ai meravigliosi risultati ottenuti sulla terra battuta il siciliano si trova a un passo da un traguardo storico, perché gli mancano solo una ventina di punti per diventare il nono top-20 italiano in cinquant’anni di Era Open. Poteva farcela già a San Pietroburgo, dove giovedì ha vinto la prima partita in carriera sul veloce a livello ATP, ma all’indomani si è arreso per 7-6 6-3 allo spagnolo Roberto Bautista-Agut, giocatore che gli sta dietro in classifica ma sulle superfici rapide è superiore. La differenza si è vista: Cecchinato ha provato a fare il suo gioco, comandando col diritto e utilizzando a dovere la smorzata, ma sul veloce ha ancora troppo poco margine per pensare di battere certi giocatori. Quando tutto funziona a dovere se la può giocare, ma non appena arrivano le difficoltà ha meno armi per reagire, meno punti fermi e meno sicurezze, si innervosisce e finisce per far del male solo a se stesso. È quello che è successo nelle fasi calde del primo set, che lui ha giocato meglio fino al tie-break, conquistandosi anche due set-point in risposta sul 5-4. Ma Bautista ha fatto buona guardia su entrambi, prima con un servizio vincente e poi con un diritto profondissimo, e in avvio di tie-break ha risolto il set, con un meraviglioso primo punto. Ha fatto un paio di magie in difesa, Cecchinato ha sbagliato e ha perso subito la pazienza, finendo per non vincere più nemmeno un punto fino al secondo game del secondo parziale.CONTA IMPARARE, NON VINCERE
La serie di sedici punti a zero in favore del 30enne di Castellon de la Plana, che dal momento di difficoltà ha alzato l’intensità del suo tennis e non è mai più calato, è terminato nel secondo gioco, ma anche se Cecchinato è riuscito a evitarne l’allungo cancellando una dopo l’altra ben quattro palle-break, ormai la missione dell’azzurro era diventata molto più complicata. Il suo rovescio non era più incisivo come nel primo set, la prima di servizio entrava molto più raramente, e Bautista sembrava invece un altro giocatore, più veloce e preciso. Un mix di fattori che ha deciso la partita nel quarto game del secondo set, col secondo punto a fare da spartiacque. Lo spagnolo ha recuperato l’impossibile un paio di volte, ha chiuso lo scambio con una smorzata deliziosa, e ha aggiunto altra negatività al body language di Cecchinato, ormai sfiduciato. Altri due punti consecutivi davano allo spagnolo il primo (e unico) break della partita, conservato fino alla fine. Va detto che sarebbe stato sorprendente un suo successo, anche se il primo set aveva alimentato qualche speranza. Invece nel secondo non c’è praticamente stata partita, e solo le varie palle-break salvate (altre due sull’1-4) hanno reso il punteggio un po’ meno doloroso. Per Cecchinato è la prima sconfitta dell’anno ai quarti di finale, visto che in precedenza ne aveva superati quattro su quattro (Budapest, Parigi, Eastbourne e Umago), ma già l’aver finalmente trovato il primo successo sul duro è una grande notizia. Gli servirà dal punto di vista della fiducia, per provare a far fruttare le ultime settimane della stagione. Non c’è da aspettarsi chissà quali risultati, ma al momento la priorità dell’azzurro non deve essere quella. Ciò che conta è prendere sempre maggiore confidenza con i campi duri: passaggio necessario per chiunque ambisca a una carriera di altissimo livello.
ATP 250 SAN PIETROBURGO – Quarti di finale
Roberto Bautista-Agut (ESP) b. Marco Cecchinato (ITA) 7-6 6-3
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