L’Ecuador Open di Quito conferma lo splendido feeling di Paolo Lorenzi con i tornei in altura: il toscano si sbarazza in due set di Albert Ramos-Vinolas e conquista la terza finale ATP in carriera. E contro Estrella-Burgos il favorito sarà lui. Anche se il dominicano a Quito è in serie positiva da 14 incontri…
​Mostrategli un’occasione, e state certi che non vi deluderà. La carriera di Paolo Lorenzi è così, fin da quando qualche anno fa si è accorto che poteva riuscire a far qualcosa di ben diverso, lasciando agli altri il dimenticatoio dei tornei minori per passare alla categoria che conta. Ha capito che poteva entrare fra i primi 100, e l’ha fatto. Poi fra i primi 50, e l’ha fatto. E poi sempre più su, con tutti i risultati ormai noti e arcinoti. Ma la qualità è sempre la stessa: quando può, difficilmente fallisce. Come all’ATP 250 di Quito, dove una buona testa di serie e un tabellone ancor migliore gli hanno permesso di arrivare in semifinale senza fare particolare fatica. Poteva accontentarsi, dopotutto in carriera ne aveva giocate solamente tre, invece ha deciso di fare di più, rendendo tre le sue finali ATP. La prima l’ha persa nel 2014 a San Paolo, la seconda l’ha vinta lo scorso luglio a Kitzbuhel, la terza lo scopriremo domani, dopo una semifinale che infonde ottimismo, chiusa 6-1 6-4 contro lo spagnolo Albert Ramos-Vinolas. “Paolino” l’aveva battuto nei primi due precedenti, poi il mancino catalano è salito molto di livello e nel 2015 aveva pareggiato i conti, ma Lorenzi ha trovato di nuovo la chiave per vincere. Deve dire grazie a Roberto Carballes-Baena, che ieri ha tenuto in campo Ramos per quasi tre ore prosciugandolo di un sacco di energie, ma ha anche tanti meriti: per aver dominato un primo set che andava dominato, e per aver saputo tenere duro quando Ramos si è fatto vedere negli specchietti retrovisori, riuscendo anche nel sorpasso a metà secondo set.
IL MIGLIOR LORENZI È IN ALTURA
La storia del tennis è piena di match che sembrano finiti, si riaprono e finiscono esattamente al contrario. Ed è per questo che Lorenzi è stato bravo a controllare un rivale improvvisamente salito di livello ha capito di non aver nulla da perdere, sotto 6-1 2-1 e servizio Lorenzi. Ha recuperato il break, ha iniziato a reggere il pressing dell’azzurro e tirare qualche colpo vincente col diritto, e sul 3-2 per lui c’è stato anche un frangente in cui ha dato l’impressione di poter allungare, mentre Lorenzi ha perso intensità e si è messo a litigare con la prima di servizio. Ma l’azzurro gli è rimasto attaccato, gli ha fatto capire che per superarlo doveva metterci del suo, e ha fatto in fretta a riordinare le idee. Ha ritrovato un buon rendimento, ha fatto le prove d’allungo sul 3-3 (mancando una palla-break con un diritto in slice che poteva giocare meglio) e se n’è andato poco dopo, infilando un parziale di otto punti consecutivi che ha solcato il divario decisivo. E così in poco più di un’ora ha aggiunto un altro match semplice alla sua settimana, confermando un feeling incredibile con i tornei in altura. Ha vinto svariati Challenger in Sudamerica più uno a Cortina d’Ampezzo, ha giocato la prima finale a San Paolo, vinto il primo ATP a Kitzbuhel, e in tre apparizioni all’Ecuador Open è andato sempre in crescendo: quarti nel 2015, semifinale nel 2016, finale quest’anno. L’augurio è che non debba aspettare il 2018 per il titolo.
 
ATP 250 QUITO – Semifinali
Paolo Lorenzi (ITA) b. Albert Ramos-Vinolas (ESP) 6-1 6-4
Victor Estrella Burgos (DOM) b. Thomaz Bellucci (BRA) 7-6 7-6