All'esordio a Mosca Matteo Berrettini si fa sorprendere da Lukas Rosol, proveniente dalle qualificazioni e protagonista di un 2018 con più luci che ombre. Il ceco trova lo sprint vincente nel finale e condanna l'azzurro, ma Matteo può permettersi di non dar peso al KO. La sua stagione è comunque da 8, e tutto ciò che arriva prima del 2019 è solo guadagnato.Con l’annata che ha alle spalle, Matteo Berrettini può permettersi di non dare troppo peso ai risultati di questo finale di stagione. Prima del 2018 non aveva mai vinto una partita nel circuito maggiore, mentre quest’anno ha messo insieme 19 successi, la gran parte (13) da Wimbledon in avanti, e anche se naturalmente c’è il desiderio di fare ancora meglio, il laziale ha gettato basi tanto solide che qualche battuta d’arresto può passare più o meno inosservata, come quella all’esordio nella Kremlin Cup di Mosca. Matteo era favorito per prendersi il duello contro Karen Khachanov, e testare il suo livello contro uno dei pochi della sua generazione che ancora non ha affrontato (quest’anno li ha sfidati quasi tutti: Edmund, Shapovalov, Chung, Jarry, Zverev, Rublev, Medvedev), ma è inciampato all’esordio contro Lukas Rosol, arrendendosi per 6-3 4-6 6-4. Il 33enne di Brno non è più il giocatore che nel 2012 scioccava l'All England Club seppellendo di vincenti Rafael Nadal e poi arrivava fra i primi 30 della classifica mondiale, tanto che la sua classifica attuale recita 171, ma sul veloce indoor può ancora essere molto molto competitivo, come mostrato sul Campo 2 della Moscow Arena. I due hanno fatto match pari per tre set, ma nel settimo game del terzo il guizzo vincente l’ha avuto il ceco, bravo ad approfittare di tre errori di Berrettini e a mettere in cassaforte un break conservato con i denti nell’ultimo game, quando Matteo ha tentato il tutto per tutto. Ha cancellato un primo match-point con un bel passante di rovescio, e si è guadagnato una dopo l’altra tre palle-break, ma Rosol si è ben comportato su tutte (brucia sulla terza un passante di rovescio lungo di un soffio) e si è preso la vittoria, la seconda a livello ATP di un 2018 con più ombre che luci.
DUE TORNEI PER CHIUDERE IN BELLEZZA
Sconfitta a parte, Berrettini è stato comunque bravo a fare la sua partita, non dando peso a qualche provocazione del ceco. Rosol non ha perso l’occasione per mostrare di non essere esattamente il giocatore più simpatico del Tour, come tre anni fa Andy Murray gli fece notare durante un match a Monaco di Baviera, ma l’azzurro ha aspettato la fine del match per un breve – e pacato – scambio di vedute, non lasciandosi condizionare durante il duello. L’ennesima testimonianza di una maturità che è alla base della sua esplosione, e sembra destinata a portarlo ben più lontano della 52esima posizione occupata quest’oggi nel ranking ATP, la migliore della sua carriera. Ciò che conta è che dopo l’exploit di Gstaad l’azzurro abbia confermato immediatamente di poter giocare con continuità a certi livelli, tanto da avere chance concrete di chiudere la stagione fra i primi 50 del mondo. Basterà raccogliere una ventina di punti da qui all’off-season e il gioco è fatto, anche se il risultato avrebbe giusto un po’ di valore a livello statistico e poco altro. Per il resto, a meno di sorprese nell’ultimissimo scampolo di stagione, se ne riparlerà il prossimo anno. Al 2018 del ragazzone romano restano due tornei: giocherà le qualificazioni a Vienna (ammesso che non entri nel main draw a Basilea, ma è il sesto fuori) e poi a Parigi Bercy, prima di fare probabilmente qualche comparsata nella Serie A1 italiana, col suo Circolo Canottieri Aniene, campione in carica. In attesa di trovarlo come protagonista, il club romano si gode il suo coach Vincenzo Santopadre, incurante del tempo che passa. Ieri, a 47 anni suonati, Santopadre ha firmato in doppio il punto che ha dato ai laziali il successo per 4-2 nella trasferta al Tc Genova.

ATP 250 MOSCA – Primo turno
Lukas Rosol (CZE) b. Matteo Berrettini (ITA) 6-3 4-6 6-4