A oltre quattro anni dall’ultimo titolo ATP, l’ucraino si regala una settimana perfetta a Buenos Aires: vince cinque match in due set e in finale sorprende Kei Nishikori, che l’aveva sempre battuto. Nel 2012 pareva pronto all’ingresso in top-ten, poi gli è mancata la continuità. Ma forse ci può ancora provare.
Su una cosa non ci sono mai stati dubbi: Alexandr Dolgopolov è uno dei tennisti più bizzarri del circuito ATP. Per il look particolare dentro (e fuori!) dal campo, e sopratutto per un tennis che ne rispecchia la personalità eccentrica. “Un gioco ordinario cancellerebbe la sua essenza”, aveva detto un annetto fa il suo coach Felix Mantilla, ex top-10 spagnolo con un titolo al Foro Italico (nel 2003, in finale su Federer) nel palmarès. Eppure, l’estro che aveva fatto innamorare un sacco di appassionati dei suoi tagli e di una delle migliori smorzate del Tour si era visto sempre meno, assorbito da una normalità che l’ha fatto scivolare sempre più indietro in classifica. Il prezzo da pagare per avere il genio è la sregolatezza, che si rispecchia in una totale assenza di continuità, ma quando la luce si accende c’è sempre da divertirsi. Il 28enne di Kiev ha giocato al buio per settimane, raccogliendo otto primi turni nei nove tornei giocati prima di presentarsi a Buenos Aires, dove di colpo, senza che nessuno se l’aspettasse, in pieno stile Dolgopolov, ha girato l’interruttore su “on”. E si è accorto di poter ancora giocare molto molto bene. Non si spiega altrimenti quella che lui stesso ha definito la sua “settimana perfetta”: cinque vittorie in due set, 7-6 6-4 al favoritissimo Kei Nishikori in finale e terzo titolo ATP in carriera, il primo da quando si impose a Washington nell’estate del 2012. Fanno quattro stagioni e mezzo fa, quando una crescita costante l’aveva portato al numero 13 del mondo, il mix fra diritto e varietà mandava ai matti anche i migliori e c’era aria di top ten. Un sogno seppellito da tanti risultati negativi e un’operazione al ginocchio, ma forse non ancora tramontato.
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"DA DUE ANNI NON ERO COSÌ IN FORMA"
Non può bastare un titolo per parlare di rinascita, ma il modo in cui “Dolgo” se l’è preso lascia ben sperare, perché i favoriti li ha fatti fuori tutti lui, con le sue mani, uno dopo l’altro. Prima i due Pablo, Cuevas e Carreno-Busta, poi un Nishikori che contro un giocatore fuori dai primi 50 non perdeva da 50 incontri (bisogna tornare al 2014), e con lui aveva vinto cinque volte su cinque, peraltro sempre in due set. Tutto cancellato – o quasi – dai 100 minuti esatti di una finale molto divertente, forse un tantino viziata da un fastidio del giapponese agli addominali, ma che comunque non gli ha creato grossi problemi. Come ha ammesso lui stesso durante la premiazione, Dolgopolov è stato semplicemente più forte. Nel primo set ha difeso a dovere tre palle-break e poi è subito scappato via nel tie-break, mentre nel secondo è stato perfetto e molto cinico, lasciando da parte la sua sana follia. Nishikori gli ha concesso due chance sul 3-3, lui ha capitalizzato la seconda e gli ha fatto “ciao ciao”, correndo verso il trofeo davanti ai 4.200 spettatori del Buenos Aires Lawn Tennis Club, intitolato a Guillermo Vilas. Per l’ucraino è il secondo titolo in carriera sulla terra battuta dopo quello del 2011 a Umago, e gli permetterà di rientrare fra i primi 50 del mondo (per soli 10 punti: sarà proprio numero 50). “Gli infortuni degli anni scorsi mi hanno tolto molta fiducia – ha detto il vincitore – ma finalmente mi sento bene: erano almeno un paio d’anni che non ero così in forma. Ho giocato un tennis grandioso, cercando di essere molto aggressivo nei momenti chiave. Spero di continuare a star bene per puntare a un posto fra i top-ten: è quello il mio obiettivo”. Il livello ha mostrato di averlo, se tiene questo rendimento ci può pensare sul serio. Ma c’è quel “se” che pesa come un macigno.

ATP 250 BUENOS AIRES – Finale
Alexandr Dolgopolov (UKR) b. Kei Nishikori (JPN) 7-6 6-4