A Budapest continua la corsa del 21enne serbo Laslo Djere, che salva un match-point a Verdasco e approda in semifinale. Nel 2016 lamentava la scarsa attenzione dei media serbi nei confronti di tutto ciò che non riguardasse Djokovic: vista la carenza di vittorie del loro numero uno, ha scelto il periodo perfetto per conquistare il miglior risultato in carriera.È proprio vero che il tennis sa essere strano, imprevedibile all’ennesima potenza, a volte persino antipatico. E pure che spesso basta un nulla per cambiare le cose. Nel caso di Laslo Djere, il ventunenne serbo che dalle qualificazioni (e da numero 184 del mondo) si è aggrappato fino alla semifinale del nuovo Gazprom Hungarian Open di Budapest, è stato necessario soltanto l’arrivo della terra battuta. Nei primi otto tornei del 2017 il tennista di Sente, paese a un paio d’ore d’auto da Belgrado, aveva vinto un solo incontro, tanto da abbandonare addirittura i Challenger e scendere di categoria per giocare a livello Futures, con l’obiettivo di tornare a sporcarsi le scarpe di terra battuta e ritrovare quel feeling sul successo lasciato nel 2016. Ma poi, di colpo, ecco che la ruota gira e la stagione si capovolge: da ipotetica peggiore a migliore, con la prima vittoria ATP a Marrakech e soprattutto con una semifinale tanto inattesa quanto rocambolesca in Bulgaria. Al primo turno gli ha dato una mano la gamba sinistra di Daniil Medvedev, costretto al ritiro sullo 0-6 5-5; al secondo round la follia del connazionale Viktor Troicki, che da 5-0 nel primo set ha perso sette giochi di fila e nel secondo è andato presto fuori giri; mentre nei quarti di finale a strizzargli l’occhiolino è stato il cielo, con la pioggia che ha reso pesante la terra del Centrale, penalizzando le bordate mancine di Fernando Verdasco. Ma nel 2-6 7-6 6-2 ci sono anche tanti meriti suoi, come il coraggio sul 6-2 5-4, quando al servizio si è trovato a fronteggiare un match-point. Botta al centro, coraggioso diritto vincente e poi via, a completare l’ennesima rimonta della sua settimana.TANTE SEMIFINALI QUANTE DJOKOVIC
Oltre al suo passato brillante da junior, con titolo all’Orange Bowl e terza posizione del ranking, di Djere non si sa tantissimo, anche perché alla voce “bio” la sua scheda sul sito ATP risulta vuota. Tuttavia, in attesa dell’arrivo del 17enne Miomir Kecmanovic è pur sempre il miglior ricambio prodotto dalla Serbia al quartetto di top-100 attuali (Djokovic, Troicki, Tipsarevic e Lajovic), e il suo non è un nome nuovo al pubblico italiano. Nel 2016 è arrivato in finale prima al Challenger dell’Harbour Club di Milano e poi a quello di Cortina d’Ampezzo, lasciando sempre la sensazione che non facesse nulla di eccezionale, ma che il prodotto complessivo fosse estremamente efficace. E con la stessa marcia eccolo alla sua prima semifinale nel Tour, con un tennis fatto di pazienza, senza chissà quali colpi vincenti e senza troppe variazioni, ma comandato da una testa ben centrata. Non diventerà un fenomeno e ha anche poco del personaggio, perché ama starsene sulle sue e (anche) in campo è molto silenzioso, però ragiona e non ha paura a dire ciò che pensa, anche se l’argomento è il problema di avere in Serbia uno come Novak Djokovic, che monopolizza tutta l’attenzione dei media sul mondo della racchetta. “Avere come connazionale uno come Novak – ci raccontava nel 2016 – aiuta sicuramente, ma in alcuni aspetti non è certo la cosa più piacevole del mondo. Qualsiasi risultato uno ottenga verrà sempre paragonato a lui, quindi non sarà mai al suo livello. Ha fatto cose incredibili, se anche qualcuno dovesse vincere un torneo del Grande Slam sarà come se non abbia combinato nulla. Perché Djokovic ne ha vinti dodici”. Ha ragione, anche se vista la carenza di risultati di “Nole”, magari la sua cavalcata a Budapest raccoglierà qualche attenzione in più del solito. Dopotutto, quest’anno nel Tour lui e Djokovic hanno raggiunto lo stesso numero di semifinali…
ATP 250 BUDAPEST – Quarti di finale
Laslo Djere (SRB) b. Fernando Verdasco (ESP) 2-6 7-6 6-2
Aljaz Bedene (GBR) b. Ivo Karlovic (CRO) 6-4 6-3
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