Da chi si limita ad abolire carne e pesce a chi, estremizzando, ricorre alla dieta vegana, sono sempre di più gli atleti che seguono questi regimi. E la resa in campo? Vi spieghiamo come sopperire alle carenze. Più una ricetta per recuperare al meglio …

di Laura Gogioso – foto Getty Images

 

Alla base della scelta vegetariana, o addirittura per la più estrema vegana, non c’è semplicemente una decisione di tipo etico quanto un desiderio profondo di prendersi cura della propria salute.

Il mondo dello sport non è rimasto indifferente a questo trend, e sono sempre di più gli atleti che modificano la propria alimentazione scegliendo strade alternative: l’obiettivo è ovviamente quello di migliorare la prestazione sotto tutti i punti di vista, compreso quindi la riduzione degli infortuni e il miglioramento del recupero.

 

Nel mondo del tennis l’esempio più eclatante è quello delle sorelle Williams, con Venus che ha ritenuto la scelta vegana l’arma migliore per gestire la sua patologia su base autoimmune, coinvolgendo nel suo progetto la sorella Serena. Dai risultati potremmo pensare a una decisione vincente!

Gli studi scientifici sull’atleta vegetariano (e vegano) confermano che non esistono particolari presupposti per cui questo tipo di alimentazione possa essere sconsigliato, a patto di conoscere in maniera approfondita gli alimenti, combinarli correttamente fra loro sia in qualità che in quantità, evitando di instaurare deficienze nutrizionali che compromettano lo stato di salute.

 

Uno dei problemi maggiormente dibattuti è l’apporto proteico, che per gli sportivi deve rispettare una soglia minima, anche qualitativa, in grado di mantenere una corretta gestione plastica della nostra muscolatura.

Nel regime vegetariano, per il quale l’esclusione è limitata a carne, pesce e prodotti che li contengano, il rischio lo potremmo definire inesistente. Per l’atleta vegano, in cui l’esclusione è rivolta verso ogni tipo di alimento di origine animale, l’eventualità di carenze può rappresentare un problema, soprattutto se alla base della scelta non c’è la consapevolezza di dover approfondire culturalmente tale regime.

 

Da questo punto di vista, dobbiamo sottolineare che non solo i legumi sono ricchi in proteine, ma anche i cereali integrali, i semi oleosi, la frutta secca in genere e alcuni tipi di verdure, ricordando che in commercio si trovano in abbondanza prodotti “vegetariani”, quali quelli a base di soia o di lupino, che rappresentano comode alternative alla classica bistecca.

 

I semi oleosi rappresentano una vera e propria esigenza per l’atleta, in realtà non solo vegano o vegetariano: zucca, sesamo, girasole, lino, noci, mandorle. Un mix unito all’insalata di verdure miste condita con abbondante succo di limone, olio extravergine di oliva e magari qualche scaglia di lievito, contribuisce non solo all’apporto proteico ma è in grado di correggere le più comuni carenze del regime prettamente vegano a carico del calcio, del ferro e di omega-3. Un discorso a parte merita la valutazione della vitamina B12, indispensabile per la corretta funzionalità del sistema nervoso, del metabolismo dell’omocisteina e della sintesi di DNA. La sua presenza è praticamente esclusiva dei cibi animali e pertanto ne è consigliata un’indagine su base annuale per verificarne lo stato.

 

Diventare vegetariani o vegani, data la grande quantità di antiossidanti, sostanze fitochimiche, fibre, può rappresentare un vantaggio per la nostra salute, riducendo lo stress ossidativo da attività. La ricerca è indirizzata ad indagare gli effetti a lungo termine e, come è logico che sia, bisognerà attendere ancora per avere risposte “scientifiche” alle nostre domande.

Il frullato del recupero

 

100cc latte di soia + acqua + succo di 1 limone

100g di edamame (sono fagioli di soia, si trovano surgelati e vanno bolliti)

100g tofu seta

1 cucchiaio di avocado oppure un cucchiaino di olio di cocco

1 banana piccola + 150g frutta di stagione a scelta