Fanno più rumore i forfait (o presunti tali) dei big, ma la prima settimana del 2018 sta dando segnali incoraggianti per il futuro. Tre giovanissimi si sono distinti e promettono di essere buoni protagonisti all'Australian Open. Ma se abbiamo già parlato di Stefanos Tsitsipas e Alex De Minaur, il protagonista più atteso era anche il più “anziano”: con i suoi 20 anni, Andrey Rublev è un veterano della Next Gen. L'ossimoro è utile per capire che la sua finale a Doha non è così sorprendente. Nell'unica semifinale giocata venerdì (l'altra è saltata per il forfait di Dominic Thiem, vittima di un attacco febbrile prima di affrontare Gael Monfils), il russo è stato a un punto dalla sconfitta con il rampante Guido Pella, che ogni tanto azzecca una buona settimana. Sotto 4-5 nel terzo set, il russo ha fronteggiato un matchpoint ma lo ha cancellato di personalità, con un ace. Qualche minuto dopo si è aggiudicato il tie-break e ha sigillato il 6-2 4-6 7-6 che gli garantisce una finale di prestigio. “È stato un match incredibile, non ho parole per descrivere questa partita – ha detto dopo 2 ore e 26 minuti di battaglia – penso che sia stata fantastica per entrambi. Ci sono stati scambi bellissimi, quasi surreali. Sono davvero felice di aver vinto, ma faccio i complimenti a Pella per come ha giocato. È stato strepitoso. Abbiamo messo in scena una grande battaglia, penso che la gente si sia divertita”. Contro Monfils, cercherà di conquistare il suo secondo titolo ATP dopo quello intascato cinque mesi fa a Umago, da lucky loser. In caso di vittoria, entrerà per la prima volta tra i top-30 ATP.
IL FUTURO SECONDO ANDREY
“Mi spiace per Dominic Thiem e spero che recuperi in fretta – ha detto Monfils, alla quarta finale a Doha – spero che vada meglio delle altre”. In effetti, ha sempre perso: nel 2006 con Federer, nel 2012 con Tsonga e nel 2014 contro Nadal. “Amo molto questo torneo, vincere sarebbe una bella iniezione di fiducia per il resto dell'anno”. Per la prima volta partirà favorito. Tuttavia, Rublev è pronto a dare battaglia, nonché a scaricare insospettabile potenza nonostante pesi appena 65 chili per un altezza di 190 centimetri. “Ma guardate che riesco a tirare forte come tanti dei migliori – dice Andrey – avere i bicipiti sviluppati non è la cosa più importante per me. Devo migliorare sul piano atletico, giocare punti più lunghi, essere più veloce…”. Se qualche mese fa il russo si era espresso negativamente sulle regole sperimentali delle Next Gen Finals, in questi giorni la frase “da titolo” l'ha sparata parlando di Federer e Nadal. Quando un giornalista gli ha chiesto se ci sarà un grande vuoto dopo il loro ritiro, lo ha fulminato: “Sono sicuro che in futuro ci sarà qualcuno più bravo di loro. Nello sport è sempre stato così. Magari ci vorrà tempo, ma arriveranno dei sostituti”. Il carattere non gli è mai mancato, e siamo sicuri che saprà gestirlo anche quando sarà travolto dalla popolarità “che adesso non ho. A Mosca posso girare tranquillamente senza essere riconosciuto. Se dovessi vincere qualcosa di veramente grande, beh, potrebbe cambiare qualcosa”. Non è detto che quel giorno sia così lontano.
ATP 250 DOHA – Semifinali
Gael Monfils (FRA) b. Dominic Thiem (AUT) ritiro
Andrey Rublev (RUS) b. Guido Pella (SPA) 6-2 4-6 7-6
UN PO' SAFIN, UN PO' KAF. È ANDREY RUBLEV
ANDREY RUBLEV, IL NUOVO PITTORE DI RUSSIA