In visita nella città partenopea, il Presidente FIT Angelo Binaghi afferma che la federazione: “Vuole acquistare una data del circuito ATP per affidarla ai club con maggiori potenzialità”. Dopo tanti tornei scomparsi, cambierà la tendenza? Costi e fattibilità del progetto.
E’ curioso che la notizia arrivi durante il torneo WTA di Kuala Lumpur. L’evento malese è lì, a ricordarci la dolorosa sparizione del torneo di Palermo, ultimo baluardo del circuito maggiore in Italia (ad esclusione degli Internazionali BNL d’Italia, obviously). Dopo anni colmi di difficoltà economiche, i soci del Country Club palermitano non si sono più sentiti di ripianare il passivo e hanno affittato l'evento ai malesi, nella speranza di riprenderselo tra qualche anno. La morìa di tornei in Italia è argomento vecchio, ampiamente dibattuto. Nel circuito maschile, dopo la scomparsa dell’ATP di Palermo diretto da Cino Marchese, è rimasta solo Roma. Ma oggi giunge una notizia importante, fonte di speranza per migliaia di appassionati: la FIT vuole acquistare una data e riportare in Italia un torneo del circuito maggiore. Lo ha detto la voce più autorevole possibile, il presidente FIT Angelo Binaghi durante una visita al Tennis Club Napoli nello scorso weekend (in occasione di un seminario itinerante della Federtennis per formare i dirigenti tennistici del futuro). Le parole di Binaghi, raccolte dal Mattino, non lasciano spazio a fraintendimenti: “La FIT vuole acquistare una data del circuito ATP per affidarla ai club italiani con maggiori capacità e potenzialità. E il Tennis Club Napoli ha tutte le credenziali giuste”. Non sono frasi di circostanza, ma si basano su dati oggettivi: dopo la doppia esperienza in Coppa Davis, con una splendida arena collocata presso la Rotonda Diaz (Italia-Cile del 2012 e Italia-Gran Bretagna dell’anno scorso), la città partenopea tornerà in grande stile tra un mese, con un ATP Challenger che offrirà il massimo montepremi per un torneo della categoria: 125.000 dollari (o meglio, 106.500 euro più, naturalmente, l’ospitalità). “Si tratta di uno splendido sforzo del club che ha già ottenuto risultati eccezionali con la Coppa Davis dello scorso anno e che a noi fa molto piacere – continua Binaghi – si tenessero pronti: noi puntiamo ancora molto su Napoli per Davis e Fed Cup del futuro. Il presidente Serra sta facendo un gran lavoro”.
UN INVESTIMENTO IMPORTANTE
Al di là di questo, LA notizia è l’intenzione FIT di entrare nel circuito ATP. Forse c’è ancora la delusione per la scomparsa del WTA di Palermo, che nel 2013 rinunciò all’intervento in extremis (un po’ tardivo, in verità) della FIT, che aveva garantito le stesse condizioni economiche dei malesi per mantenere in Italia il torneo. Adesso, evidentemente, Binaghi sente che i tempi sono maturi per regalare all’Italia un’altra settimana nel circuito maggiore. I recenti risultati degli azzurri sono un ulteriore incentivo. L’ingegnere sardo si era espresso già qualche anno fa sull’argomento: “Un altro torneo ATP? E’ un’idea interessante – disse durante la conferenza di chiusura degli Internazionali BNL d’Italia 2011 – ma va relazionata ad altri strumenti di promozione. Dovremo fare un’analisi di costi e benefici e vedere cosa sarebbe conveniente fare. E’ una bella ipotesi, ma anche molto costosa”. Vero: parlando in soldoni, un evento ATP (anche di montepremi minimo, intorno ai 400.000 dollari) costa circa 2 milioni di dollari. In Italia, con l’attuale crisi economica, soltanto un’ente solido come la FIT potrebbe sostenere l’investimento. A cui vanno aggiunte le spese per acquistare una data (circa un milione, anche se è una cifra soggetta a più variabili), che poi è la cosa più complicata. Da anni, l’ATP non incentiva la nascita di nuovi tornei. Per questo, si può entrare solo al posto di un torneo in difficoltà. Se fino a qualche anno fa sembrava impossibile, oggi non mancano gli sbocchi: basti pensare all’ATP 500 di Valencia, che per restare in vita si è declassato, cambiando lo status con Vienna. Oppure alla morte del torneo di Belgrado, defunto dopo appena 4 edizioni. Quest’anno, dopo due anni di buco, sarà sostituito dal neonato evento di Istanbul (ricchissimo: sono riusciti a ingaggiare persino Roger Federer). E’ morto anche Dusseldorf, storica sede della World Team Cup e di un fallimentare ATP 250 (sostituito da Ginevra) e ha rischiato grosso l’Estoril: dopo l’uscita di scena di Joao Lagos, è stato tenuto in vita grazie al robusto intervento di alcune aziende private, supportate dalle istituzioni.
NAPOLI E QUEL TORNEO DEL 1982
Insomma, lo spazio c’è. Dando un’occhiata ai bilanci pubblicati dalla FIT, si evince una situazione economica particolarmente florida, in controtendenza con la situazione generale. Volendo interpretare le parole di Binaghi, si potrebbe pensare che la FIT potrebbe soltanto acquistare la data e poi affidarla a un club, cui cedere gli onori ma anche – probabilmente – una parte degli oneri. Insomma, sarebbe una spesa importante ma sostenibile. Con una certa oculatezza, l’operazione non sembra impossibile. In tutto questo, Napoli sogna. Hanno la possibilità di creare un bel campo centrale con vista mare, il giusto appoggio delle istituzioni e un budget già sufficiente a organizzare un bel challenger. Volendo sognare, per Napoli sarebbe un ritorno: nel 1982, infatti, la città partenopea organizzò un torneo del circuito WCT cui presero parte nientemeno che Ivan Lendl, Guillermo Vilas, Josè Luis Clerc, Josè Higueras, Tomas Smid, Wojtek Fibak, Josè Higueras, Johan Kriek ed Heinz Gunthardt. Fu un weekend indimenticabile, con vittoria di Lendl in finale su Fibak. Il 1982 è stato l’anno più prolifico per l’Italia, con ben otto tornei sparsi per lo stivale. Dopo le vacche grasse degli anni 80 e dei primi 90, poi, è iniziata una morìa che ha portato alla situazione attuale, parzialmente salvata dai tantissimi tornei challenger (peraltro è di pochi giorni fa la notizia della vittoria di Genova negli ATP Challenger Awards). Ma adesso potrebbe cambiare qualcosa. Il campo centrale di Napoli è stato posato sotto la statua del Generale Armando Diaz, colui che ci fece vincere la Prima Guerra Mondiale. Fu l’uomo della rinascita dopo un periodo molto doloroso. Che la sua statua possa essere il simbolo di un’altra rinascita?
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