Il coach di Robin Haase, Mark De Jong, è stato arrestato all’aeroporto di Amsterdam Schiphol con l’accusa di omicidio ai danni dell’imprenditore Koen Everink. … di FABRIZIO SALVI

di Fabrizio Salvi – foto Tennis.nl

 

 

E’ un momento particolare per il mondo del tennis, nel quale stanno succedendo molte cose che riempiono le cronache di eventi che, come questo, avremmo voluto evitare di raccontare. Dopo l’ammissione di Maria Sharapova di far uso di doping e la polemica legata all’uguaglianza dei montepremi tra uomini e donne che ha costretto, peraltro, alle dimissioni il direttore di Indian Wells Ray Moore, la notizia è quella dell’arresto di ieri mattina all’aeroporto di Amsterdam del coach di Robin Haase, Mark De Jong, con l'accusa di omicidio.

 

La vittima è l’imprenditore Koen Everink, trovato morto a seguito dell’accoltellamento nella sua casa di Bilthoven tre settimane fa e anch’esso grande amico del tennista numero uno d’Olanda.

 

Ho avuto modo di conoscere Mark De Jong lo scorso 8 febbraio, erano circa le 19.30 e mi trovavo all’interno della Rotterdam Ahoy dove seguivo il torneo per "Il Tennis Italiano". Avevo appena finito di scrivere il pezzo riassuntivo della giornata e scendevo giù, verso il campo, per vedere gli ultimi due singolari della sera. Vedendo gli spalti quasi completamente vuoti, avevo deciso di chiedere alla hostess se fosse possibile sedermi in uno dei box vicini al campo, invece della consueta tribuna stampa, e loro me lo consentirono.

 

Con l’inseparabile Moleskine e la mia penna Pilot, prendevo appunti e stavo scribacchiando cose quando mi si è avvicinato un ragazzo che, con fare gentile, mi ha chiesto se fosse possibile sedersi nello stesso box. Poco dopo è arrivato un altro ragazzo, probabilmente coetaneo, che gli si siede accanto e, per quel che ho potuto capire, hanno cominciato a confabulare di tattiche o, più in generale, di diritti e rovesci.

 

Solo a un cambio campo, spinto dalla curiosità, ho chiesto il perché di tanta attenzione ai dettagli e mi viene risposto, quasi con imbarazzo, che i due, in particolare Mark, è il coach di Robin Haase. Erano li per dare un’occhiata a Thiemo De Bakker, compagno di doppio del loro assistito, che stava giocando contro Borna Coric. Conversiamo ancora per un po’. Ho chiesto qualcosa in più sul tennista olandese e lui mi ha risposto con educazione, per nulla infastidito, domandandomi anche qualcosa sulla nostra rivista.

 

L’ambiente ristretto del torneo mi ha permesso di incrociarlo in diverse altre occasioni durante quella settimana. Nello stesso box, un paio di giorni dopo, mi ha raccontato della delusione di Haase a seguito l’ennesima eliminazione dal torneo di casa. L’ho incontrato altre volte durante gli allenamenti quando, a quel punto, bastava solo un “How are you?” per riconoscersi e scambiare due parole.

 

L’episodio che lo vede coinvolto risale a meno di un mese fa, quindi successivo al nostro incontro, che non può che lasciarmi stupito in quanto, nei miei confronti, si era mostrata una persona assolutamente tranquilla e dedita alla sua professione. Purtroppo, se le accuse della Magistratura venissero confermate, si potrebbe essere rivelato altro.