DAY 13. Titolo banale per un match speciale. Federer contro Murray è un match dai mille significati. Lo svizzero è leggermente favorito, ma finali come questa sono impronosticabili.
Andy Murray e Ivan Lendl durante l’allenamento di rifinitura
Di Riccardo Bisti – 8 luglio 2012
Lo scrivono da tutte le parti. Chiunque vincerà, farà la storia. Noi crediamo che una vittoria di Andy Murray sarebbe ben più leggendaria di una di Roger Federer. Lo svizzero è già il tennista ad aver vinto più Slam di tutti, e in caso di successo eguaglierebbe Pete Sampras e Williams Renshaw a sette titoli a Wimbledon. Bel traguardo, ma non il più importante della sua splendida carriera. Diventa più significativa la possibilità di tornare al numero 1. L’ultima volta risale a oltre 2 anni fa, quando Nadal lo superò dopo l’ennesimo trionfo al Roland Garros. Dovesse farcela, eguaglierà (e la settimana dopo supererà) il record di permanenza in vetta (le 286 di Pete Sampras). Lo ha detto, King Roger. “C’è parecchia pressione su di me, lo ammetto. Ma spero di poterla gestire, sono sicuro di potercela fare”. Dall’altra parte, Andy Murray è disperatamente a caccia del primo Slam. Ha già imitato Henry “Bunny” Austin, finalista nel 1938. Ma vuole fare di più: diventare il primo britannico a vincere i Championships dopo il mitico Fred Perry, vincitore per tre anni consecutivi tra il 1934 e il 1936. Il peso della storia può essere uno stimolo. E la pressione, tutto sommato, non sarà così grande. Dovesse perdere, stavolta i media-pescecani d’oltremanica non gli romperanno le scatole. O almeno, non più del dovuto. Di fronte ha uno dei più grandi di sempre, il Re degli ultimi 10 anni a Wimbledon. Andy ha fatto il suo dovere, venendo fuori da un tabellone che gli ha tolto di mezzo Nadal ma gli ha ugualmente presentato sfide complicate, da Baghdatis a Cilic per chiudere con Ferrer e Tsonga. Ha faticato, ha sbuffato, si è preso qualche spavento, ma alla fine ce l’ha fatta. Dietro gli occhiali da sole, Ivan Lendl era quasi commosso dopo la semifinale. Niente gli restituirà la libidine mancata di un successo a Wimbledon (dove vanta due finali e cinque semifinali), ma un successo del suo allievo sarebbe un piccolo indennizzo per un campione che le aveva provate tutte. Aveva persino rinunciato al Roland Garros per preparare al meglio Wimbledon. Era il 1990 e molto probabilmente avrebbe vinto a Parigi. Invece regalò gloria eterna ad Andres Gomez, la “Piovra delle Galapagos”, e poi avrebbe perso in semifinale. Tanto per cambiare.
Sono passati 22 anni, 25 dalla sua ultima finale (quella persa contro Cash) e Lendl è di nuovo al match-clou di Wimbledon. Ivan non ama manifestare le emozioni, ma di certo godrebbe. Magari non tanto quanto gli inglesi, che in caso di successo di Murray festeggerebbero come la vittoria ai Mondiali di Calcio del 1966 o quella ai mondiali di rugby, sigillata dal mitico drop di Jonny Wilkinson. Sul campo centrale ci saranno 15.000 spettatori. Qualche migliaio sarà assiepato sulla Henman Hill, la collina dietro al Campo 1 il cui maxischermo ha mostrato più delusioni che gioie, mentre milioni di britannici saranno collegati su BBC One. Per Murray non sarà facile. Hai voglia a non leggere i giornali o non accendere la TV. L’attesa si vede, si sente, si tocca. E poi troverà l’unico giocatore capace di giocare otto finali in questo torneo. Qualcosa vorrà pur dire. I precedenti sono un appiglio a favore di Murray. Lo scozzese è uno dei pochissimi ad essere in vantaggio contro Federer (è avanti 8-7), ma non l’ha mai battuto sulla lunga distanza. E proprio contro Federer ha perso due delle tre finali Slam giocate: Us Open 2008 e Australian Open 2010. Entrambe senza vincere un set. “E’ una grande sfida – ha detto il moccioso di Dunblane – non mi aspetto di vincere la finale, ma se gioco bene sono in grado di farcela. I record di Federer negli ultimi 10 anni sono qualcosa di impressionante. Quindi, per questo, la pressione dovrebbe essere soprattutto dalla sua parte”. Federer ha una buona opinione del suo avversario. Magari non sono amici, ma di certo si stimano. “La Gran Bretagna non ha tanti giocatori competitivi come Stati Uniti o Francia, quindi è normale che l’attenzione sia tutta su di lui. Credo che la gente dovrebbe essere fiera di quello che fa. Sono contento di giocare con lui, ho sempre detto che mi piace sfidare l’idolo locale. Giocare a Wimbledon contro Murray è esattamente quel tipo di sfida”.
I precedenti, dicevamo. Ce ne sono 15, ma non sono un granchè indicativi. I due non si sono mai affrontati sull’erba e le due finali Slam sono piuttosto datate. Murray era un altro giocatore, e poi non era Wimbledon. Noi crediamo che Murray debba fare tesoro della semifinale Federer-Djokovic ed evitare di commettere gli stessi errori del serbo. Prima di tutto dovrà servire benissimo, tenendo un'alta percentuale di prime palle. E tutte le volte che Federer non metterà la prima dovrà aggredirlo. Sul piano tattico dovrà cercare di palleggiare sulla diagonale sinistra, l’unico settore del gioco in cui pare leggermente superiore. E’ rimasto in campo circa 4 ore in più rispetto a Federer, ma ha già fatto sapere di non aver alcun problema fisico. E poi, in partite come quest, l’adrenalina ti fa passare tutto. Dopo quasi 110 pronostici, per stavolta passiamo. Diciamo soltanto che ci auguriamo una grande finale, magari da quinto set. Gli ingredienti ci sono tutti. E poi, beh, vinca il migliore. “Sperem di no!” direbbe Nereo Rocco, se fosse all’angolo di Murray.
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