Al di là della delusione per il doppio, Corrado Barazzutti sottolinea la scarsa sportività del pubblico genovese, protagonista di fischi e brutti gesti nei confronti dei sostenitori francesi. Gli azzurri giocano un match sotto la sufficienza: “Per una volta, si è rotta la catena” dice Fognini, che è dolorante alla schiena. Ancora tutto esaurito, sotto gli occhi di Dave Haggerty.

Difficilmente Corrado Barazzutti rilascia dichiarazioni fuori dalle righe. Tuttavia, nel weekend di Genova (che sul campo si è messo maluccio, con la Francia avanti 2-1), ha preso un paio di posizioni nette. Alla vigilia, si è schierato contro la possibile riforma della Coppa Davis, mentre stavolta ha bacchettato il pubblico italiano. In effetti, la gente di Valletta Cambiaso poteva comportarsi meglio nel 6-4 6-3 6-1 che ha spedito i galletti a un punto dalla semifinale. “Con tutto il rispetto per il nostro pubblico, direi che chi se la prende con i francesi farebbe meglio a fare il tifo per l'Italia anziché attaccare chi fa il tifo in modo corretto. I francesi sono venuti qui per tifare la loro squadra ed è giusto che lo facciano”. “Barazza” ha ragione. A cavallo tra il secondo e il terzo set, la massiccia presenza ospite intonava cori, danze, balletti. La reazione di Valletta Cambiaso è stata un mare di fischi, peraltro con gesti esagerati. Qualcuno ha mostrato il dito medio e fatto il gesto dell'ombrello all'indirizzo dei circa 150 componenti dell'ASEFT, la tifoseria organizzata francese. Detto che l'età media degli stessi è molto alta (supera agevolmente i 50 anni), non hanno replicato in nessun modo al pubblico italiano e hanno continuato come se niente fosse. D'altra parte, il sacro rispetto del fair play è uno dei pilastri del loro statuto. Hanno addirittura intonato la marsigliese quando Herbert e Mahut hanno preso un break di vantaggio anche nel terzo set. Sul campo, le cose non sono andate troppo meglio. Il match è nato male ed è proseguito peggio: sul 4-5 del primo set c'è stato un game disgraziato, con due doppi falli consecutivi di Bolelli (“Mi dava un po' fastidio il sole, ma non mi capita mai…”) e uno smash di Fognini.

LA SCHIENA DI FOGNINI
Fino ad allora era stata una buona prestazione, poi loro hanno potuto giocare in scioltezza perché avevano il punteggio a loro favore” ha detto Bolelli, che si è anche fatto massaggiare il braccio nel terzo set. Niente di grave, per fortuna: da quelle parti, il “Bole” si è rotto un polso. “Senza nulla togliere ai nostri avversari, i nostri non si sono espressi come sanno – ha proseguito Barazzutti – al di là dei numeri e delle proporzioni della sconfitta, quando non si trova equilibrio non è facile. Negli spogliatoi ho detto ai ragazzi che oggi hanno fatto bene solo una cosa: hanno giocato male entrambi”. La pensa allo stesso modo Fognini, che non ha detto una parola durante la conferenza stampa, salvo poi affidare i suoi pensieri alle TV. “Purtroppo oggi si è rotta una catena. Di solito, quando uno gioca male, l'altro gli viene in soccorso e viceversa. Adesso andrò in hotel, farò i trattamenti necessari perché ho un po' di mal di schiena: spero di recuperare fisicamente per l'ultimo singolare”. La preoccupazione è questa: se la fasciatura al ginocchio è scomparsa, Fabio ha un po' di dolore alla schiena. Durante il doppio non si è notato nulla di particolare, dunque c'è la legittima speranza di trovarlo al 100%. Parlando con il TG Regionale, Fognini ha definito “leggermente favorito” Pouille. Frase prudente – e legittima – ma la sensazione è che il weekend si possa ancora aggiustare. È stupido parlare di favoriti, ma è certo che sia Fabio che Andreas Seppi hanno le loro chance per regalare all'Italia una rimonta da 1-2 .

HAGGERTY, PRENDI NOTA
Non è capitato spesso, in 96 anni di Davis azzurra: lo abbiamo fatto per 5 volte, l'ultima quattro anni fa, sempre nei quarti, a Napoli contro la Gran Bretagna. La situazione non era così diversa da oggi: Fognini-Bolelli persero contro Murray-Fleming, poi c'è stata la grande domenica di Fabio Fognini, capace di dare tre set a zero a Murray. A completare l'opera fu Seppi, contro James Ward. Rispetto ai britannici, la Francia ha un numero 1 meno forte (Pouille) ma un numero 2 certamente più competitivo (chiunque scenda in campo tra Chardy e Mannarino è un tennista “vero”, con tutto il rispetto per Ward). Difficile capire chi giocherà l'eventuale punto sul 2-2. Se per noi è pressoché certa la presenza di Seppi, Yannick Noah ha sottolineato come Jeremy Chardy – provato dalle 3 ore e mezzo di venerdì – abbia avuto la “mattinata libera” e nel tardo pomeriggio non si era ancora allenato. L'alternativa è il top-20 Adrian Mannarino, che però ha giocato solo una partita in Coppa Davis, due mesi fa contro Robin Haase. “Ma noi daremo il 150% per portare a casa il punto di Pouille”. Insomma, si è messa male ma si può ancora rimettere in piedi. I ragazzi in campo ce la metteranno tutta, mentre il pubblico dovrà cancellare la brutta figura di sabato, talmente evidente da essere sottolineata dallo stesso Barazzutti. Al di là di questo, a Genova è presente anche Dave Haggerty, il presidente ITF che è il principale esponente della voglia di cambiamento in seno all'ITF. Gira il mondo da anni, avendo seguito i team americani di Davis e Fed Cup quando lavorava per la USTA, ma la speranza è che il tutto esaurito di Valletta Cambiaso, unito al clima colorato e avvincente, gli ricordi che la Davis non deve essere sventrata. L'opposizione è sempre più vivace: lo stesso Pierre Hugues Herbert, grande protagonista del doppio, sostiene che la competizione sia malata e che ha bisogno di cure. “Noi giocatori abbiamo fatto tante proposte, ma l'ITF è andata di testa sua”. Quasi ovunque si giochi, la Davis offre emozioni e un clima straordinario. Un patrimonio che non deve essere gettato a mare. Neanche se è bello come il Mar Ligure visto dalla collina di Sant'Ilario.