ESPN ha pubblicato un report molto critico sui controlli antidoping nel tennis. Il basso numero di positività sarebbe dovuto alla mediocrità dei controlli. Un’inchiesta anomima ha rivelato alcuni dettagli inquietanti: una buona percentuale dei giocatori ritiene che i test non siano sufficienti, e dichiarano di conoscere almeno un collega dopato. E un fornitore di sostanze positive dice che…

La tempistica è curiosa. A poche ore dalla pubblicazione della sentenza del CAS sul caso di Maria Sharapova, tennista più famosa mai caduta nella trappola dell’antidoping, ESPN ha pubblicato un report in cui prova a dimostrare che il numero relativamente basso di casi di positività nel tennis sia dovuto a un generale lassismo della Federazione Internazionale. Vista la delicatezza dell’argomento, l’inchiesta è un potenziale boom. Mike Fish, storico cronista di ESPN e della trasmissione “Outside the Lines” (OTL), che sin dal 1990 si occupa del lato oscuro dello sport, ha scritto: “OTL ha scoperto che la buona reputazione del tennis è dovuta, in gran parte, allo scarso impegno delle istituzioni”. In altre parole, sembra che il tennis non sia efficace come le altre discipline a trovare gli “impostori”. Nel 2014, i test antidoping nel tennis hanno scoperto un caso di positività ogni 985 controlli. Cifra ben più bassa rispetto a quelli di altre discipline: il rapporto test-positività nel nuoto è 520:1, nel ciclismo è 296:1, nell’atletica leggera siamo a 274:1. Insomma, il dubbio è lo stesso: il tennis è più pulito degli altri sport, oppure c’è qualcosa che non va nei controlli? Per capirci qualcosa, ESPN ha effettuato un sondaggio strettamente confidenziale con 31 giocatori: tra loro, il 65% ritiene che i controlli non siano sufficienti. Il fatto più allarmante è che gli anonimi testimoni sostengono di conoscere almeno un collega che fa utilizzo di sostanze proibite.

Parlando con Outside the Lines, il dottor Stuart Miller (responsabile dei controlli antidoping per conto dell’ITF) ha difeso i metodi e l’organizzazione del programma antidoping. Ha rivelato che l’anno scorso 1032 giocatori sono stati testati almeno una volta. “Se le risorse economiche fossero infinite, potremmo controllare ogni atleta, ogni giorno, per ogni sostanza – ha detto – ovviamente è frustrante sapere che magari qualcuno fa uso di sostanze vietate e non viene scoperto dai controlli”. Il tema del doping è molto sentito ma anche delicato, poiché c’è il rischio di avventurarsi in territori sconosciuti e senza certezze. Limitandoci alle certezze, è emerso che le positività dei tennisti avvengono soprattutto per stimolanti “semplici” e droghe ricreative, mentre le sostanze più efficaci per migliorare le prestazioni (EPO e HGH, l’ormone della crescita) riescono a passare sotto traccia. E’ poi emerso che i test antidoping spesso non sono efficaci perché rilevano solo alcune sostanze. Per avere test più efficaci, i costi aumentano esponenzialmente. Si parla di 300 dollari per un test standard, mentre un controllo completo, in grado di rilevare più o meno tutto, può arrivare a costare 1.250 dollari. Esistono spese supplementari per ogni “upgrade”: 200 dollari in più per i test sul sangue (ormone della crescita), 300 per l’EPO e 450 per il test IRMS, il più completo possibile. In effetti, già 4 anni fa Stuart Miller diceva che il costo di un singolo controllo poteva arrivare a 1.000 dollari. C’è poi la testimonianza, inquietante, di un fornitore di sostanze dopanti che ha affermato di aver “rifornito” 12-15 tra tennisti ed ex tennisti. E nessuno di loro è mai risultato positivo a un controllo antidoping. Faccende che fanno riflettere.

LINK UTILI
Il mondo dell’antidoping (2 ottobre 2012)
Antidoping Low Cost (29 gennaio 2013)