ha la capacità di spostare la discussione in territori a lui più congeniali, ma non si sottrae a nessun tipo di domanda, di argomento, di tematica. A meno di due ore dalla quinta rielezione a Presidente FIT, si è concesso una franca chiacchierata con TennisBest. In attesa di un dialogo ancora più approfondito, che l’ingegnere sardo è più che disponibile a portare avanti, ci siamo focalizzati su vicende e dinamiche elettorali. “Ma non sono un po’ noiose?” ci ha ammonito prima che accendessimo il registratore. Forse sono più complicate, ma hanno grande importanza e – soprattutto – raramente gli vengono chieste. E poi, dai punti cardine dell’intervista, il discorso si è ramificato, toccando mille argomenti. Ecco da dove riparte la FIT che condurrà il tennis italiano fino al 2020.
La domanda va più all’Angelo Binaghi uomo piuttosto che al dirigente: non è un po’ dispiaciuto per la terza elezione senza avversari? Non avrebbe preferito sfidare e battere qualcuno?
Mi vengono in mente una serie di cose. Primo: non la mia persona, ma il tennis italiano nel suo complesso (le ragazze, i loro tecnici, i nostri professionisti, i dirigenti centrali e periferici, tutti quelli che hanno preso in mano una situazione dove non c’erano i soldi per pagare gli stipendi), dopo otto anni straordinari, credo che stavolta avrebbe meritato di essere eletto per acclamazione. Non io, il sistema. L’acclamazione, non prevista dal nostro Statuto, prevede che tutte le persone intellettualmente oneste e senza secondi fini potessero dire “Chapeau” per quanto fatto fino ad oggi. E’ giusto riconoscere i meriti e proveremo, anche se sarà difficile, a continuare ad avere certi risultati, sia sportivi che economici. Secondo: tra le cose che mi mancano di più c’è proprio la battaglia elettorale. Per quanto mi riguarda, è una delle cose più divertenti. Ad esempio, non ha idea di quanto sia stata divertente la battaglia con Tronchetti Provera nel 2004. Io sono un uomo di lotta, di confronto. Voglio combattere. Quindi sì, mi manca. Non mi diverte distribuire risorse, io preferisco combattere per conquistarle. Terzo: non prendiamoci in giro. Nel mondo del tennis italiano esiste una sola classe dirigente, unica. Che poi oggi ci sia Binaghi presidente o ci siano determinati consiglieri, è un elemento di contorno. Voglio dire: il gruppo è collaudato. E’ un gruppo di centinaia e centinaia di persone e ce ne servirebbero anche altre. Se c’è qualcosa che ha fatto svoltare il tennis italiano è stato il commissariamento del Comitato Regionale della Lombardia del 2004, perché qualcuno gestiva il denaro in modo improprio ed è stato condannato.
Da tutti i tribunali…
Esatto. Di recente anche dalla Corte d’Appello di Milano. Stanno restituendo tutto. Il commissariamento del 2004 ha cancellato una struttura eccessivamente litigiosa, nella quale alcuni comitati esercitavano da decenni il potere del ricatto per avere poi la possibilità di fare quel che volevano, anche con i soldi. Dopo quell’episodio siamo andati tutti verso un unico e solo obiettivo. In questo momento abbiamo l supporto di 21 comitati regionali su 21 più 103 delegati provinciali su 103…di cosa stiamo parlando? Se un qualsiasi partito in Italia avesse la maggioranza in tutte le regioni e province, gli altri starebbero sull’1-2%. E’ un fatto politico. Un’altra cosa: quando giro per l’Italia, vedo che la gente è contenta. Nei primi anni facevano finta di non riconoscerci, rappresentavamo il peggio possibile, poi c’è stato un secondo periodo in cui ci dicevano “bravi, però…”, mentre adesso la gente ci ferma e ci fa i complimenti. Sono stati raggiunti risultati incredibili, strabilianti per un paese come l’Italia. Si tratta di casi quasi accademici, da studiare. Il tutto è avvenuto in un decennio con due recessioni economiche.
C’è stato un momento, durante il mese di agosto, in cui ha pensato: “Spero che Massimo Rossi riesca a candidarsi, così la vicenda è più divertente”?
Massimo Rossi chi??? Quello stesso che si è candidato la prima volta 20 anni fa, quello che 8 anni fa diceva le stesse cose di oggi, ovvero che il tennis italiano era un disastro e bisogna salvarlo?!?? Se gli avessero permesso di salvarlo, chissà cosa ci saremo persi…. Dovete sapere che in realtà io e lui siamo d’accordo. E’ facile capire che per me Massimo Rossi è il miglior avversario possibile. E’ l’avvocato che difende le persone che hanno contenziosi con la federazione. Ha un chiaro interesse professionale nell’avere visibilità. Ma anche io ho un chiaro interesse al fatto che lui si candidi: è l’avversario più debole e inconsistente possibile, lo conoscono tutti da 20 anni. Oggi ha 68 anni, tra quattro anni ne avrà 72…è lui il nuovo che avanza? Paolo Galgani mi ha detto: “Possibile che io non abbia mai trovato un avversario come Massimo Rossi?”. Onestamente credo che non abbia lo spessore dal punto di vista sportivo per essere un avversario credibile per il gruppo che io rappresento. Si candida strumentalmente senza avere un sostegno. Non credo neanche che sia il caso di parlarne troppo. Detto questo, dobbiamo porci il problema di creare nuovi dirigenti. Giovani, e con una buona rappresentanza femminile.
Ma allora come mai non esiste una classe dirigente in contrapposizione alla vostra?
Facile: perché tutti quelli che hanno idee e capacità…io li prendo al volo e li inserisco nel sistema. In questo sono il contrario di Galgani: se c’è qualcuno con idee e in grado di dare un contributo alla federazione, lo porto ai massimi livelli. Io voglio essere il presidente della migliore federazione possibile, con il migliore parco dirigenti – come penso di avere adesso – rispetto a tutto lo sport italiano.
Non le dispiace il fatto che i rappresentanti degli atleti abbiano rispettivamente 55, 58 e 60 anni? In passato ha avuto Pennetta, Bracciali e Santangelo: non sarebbe utile una figura che conosce bene il tennis professionistico attuale?
Premesso che contiamo che la Santangelo continui a dare il suo apporto in CF come Presidente della Commissione atleti, è una questione d’esperienza. Raimondo Ricci Bitti, Gianni Milan e Isidoro Alvisi vantano esperienza e capacità dirigenziali che un atleta in attività o appena ritirato non può avere e che sono fondamentali per essere un buon dirigente. E’ difficile che un tennista che ha smesso di giocare da poco tempo abbia anche queste caratteristiche. Questo non significa che tra i nostri giocatori non ci sia qualcuno con ottime capacità e che dunque, sul medio termine, possa assumere il ruolo. Anzi, lo auspico.
Spesso viene ricordata la sua frase pronunciata a Fiuggi, quando disse che avrebbe fatto due mandati e poi avrebbe ceduto il passo. Quale processo l’ha portata a cambiare idea?
Fu un principio espresso da chi stava entrando in una struttura che ancora non conosceva e che pensava di riformare velocemente. La risposta sta nei grafici che abbiamo presentato in assemblea. Se li osservate, vi accorgerete che i risultati non sono arrivati subito, nel primo quadriennio. La situazione era talmente complicata che abbiamo dovuto occuparci soprattutto di fare pulizia. I primi risultati si sono cominciati a intravedere nel secondo mandato, quando Tronchetti Provera (mandato da Panatta) diceca che con noi ci sarebbe stata la fine del mondo. Infine, i frutti si sono raccolti nei due quadrienni successivi. Quella di Fiuggi fu un’affermazione di principio, condivisibile, di uno che non conosce la situazione. Inoltre non avevo ancora capito bene le implicazioni di una carriera dirigenziale a livello sportivo. Mi spiego: quando passerà la nuova legge sui tre mandati, tutti i dirigenti più famosi dello sport italiano sono concordi nel ritenere che l’Italia perderà molte manifestazioni prestigiose, come i campionati del mondo e altre situazioni vantaggiose che si riescono ad ottenere dopo 2-3 mandati, quando a livello internazionale hanno iniziato a conoscerti. Un buon esempio è la carriera di Francesco Ricci Bitti. Vale anche per noi: negli ultimi 15-20 giorni, dopo aver concordato con l’Avv. Rossi la sua candidatura, ho fatto due cose: sono andato a New York e ho combattuto all’arma bianca, su ogni singola parola, per avere dall’ATP un contratto giusto, onesto e vantaggioso per il Masters Under 21. Sono convinto che se non avessimo dato all’ATP la garanzia della continuità della gestione, sarebbe stato tutto più complicato. Per questo torneo c’è anche la candidatura di Città del Capo, e credo che l’Italia sia in buona posizione per quello che l’ATP ha visto che siamo in grado di fare. Lo stesso discorso vale per gli sponsor. Siamo in trattativa con alcuni di loro. Credo che per fare un investimento come quelli che queste aziende fanno agli Internazionali BNL d’Italia del genere, di milioni e milioni di euro, chi ha gestito con noi dieci anni di crescita ininterrotta del torneo voglia avere una continuità di gestione, specie se così positiva. Se avessero percepito che in questa Assemblea ci sarebbe stato uno scontro serio, probabilmente avrebbero rimandato tutte le decisioni. Continuare è anche senso di responsabilità. Dare continuità nel rapporto con gli sponsor e i partner istituzionali, credo che sia un affare per i nostri affiliati, non per noi. Sarebbe irresponsabile, con tante vicende in ballo per il futuro del tennis italiano, presentare un’altra squadra al nostro posto.
Insomma, le dinamiche sono piuttosto lunghe.
Quattro anni fa ci fu l’elezione di Giomi, neo-presidente della FIDAL, la federazione dell’atletica leggera. Prima di essere eletto mi disse che dopo quattro anni se ne sarebbe andato: gli risposi che anch’io avevo fatto un’affermazione del genere. E’ un principio valido soprattutto per la politica attiva, cioè quando la fai di mestiere. Gli dissi che in quattro anni non avrebbe cambiato nulla, infatti oggi si ritrova messo peggio di prima. Era successo anche a noi: dopo 3 anni siamo finiti in Serie C di Coppa Davis. Quando fai un cambiamento, una ristrutturazione, i risultati non sono immediati. Gli dissi che per ottenere risultati concreti avrebbe dovuto continuare a lavorare per il cambiamento. Guarda caso, le stesse cose che ha detto pochi giorni fa in un’intervista con la Gazzetta dello Sport. Ma torniamo alla mia frase: alla luce di quello che poi è successo, è più giusto dire che Binaghi non ci capiva granché e aveva fatto un’affermazione di principio che poi si sarebbe dovuta calare sulla realtà, o in via assoluta sempre è un concetto corretto?
Contro-domanda difficile. Il principio è corretto su un piano strettamente etico, ma in effetti lei non è il primo a dire così. Vincenzo Maritati, ex storico dirigente FIT, mi disse che ci vogliono 2-3 mandati per iniziare a comprendere il meccanismo.
Aveva ragione. Ma se questo è valido in una federazione normale…pensi nel macello che abbiamo trovato nel 2001! Noi non dovevamo neanche “comprendere”: dovevamo radere al suolo. Poi devi comprendere, poi devi ricostruire, poi devi convincere la gente che quello che hai costruito è virtuoso. Invito nuovamente a guardare i nostri grafici, le tendenze…
Torniamo alla campagna elettorale. Ci hanno mostrato una mail inviata dalla segretaria di un comitato regionale in cui invitava i vari club a consegnare le deleghe. “Per coloro che non potranno partecipare all’assemblea, prego inviarmi subito le deleghe”. Il giorno dopo, telefonata imbarazzata per sollecitare la consegna delle deleghe a chi non l’aveva ancora fatto. Non credo proprio che il vostro gruppo dirigente avesse bisogno di questa operazione. E immagino che lei non ne sapesse niente.
Ovviamente non ne sapevo nulla e non avrei mai autorizzato un’operazione del genere. Ragioniamo: con una candidatura unica, le deleghe servono soltanto a mostrare che una regione garantisce una partecipazione ragionevole. Diciamo che aiutano quella regione a fare bella figura. Una cosa assolutamente inutile per chi, come me, in questo caso è candidato unico. Detto che chi lo ha fatto ha agito sicuramente a titolo personale, senza utilizzare fax, telefoni e locali del Comitato Regionale, ed era quindi liberissimo di farlo, gli si può dire tranquillamente di no come ha fatto il club in questione. Diciamo che si poteva evitare, ma a livello assoluto non c’era niente di illecito.
Quindi mi conferma che non c’era nessun disegno di questo genere a livello centrale?
Assolutamente. A che serve? Il quorum non è mai stato un problema e mi sarebbe bastato anche un solo voto per essere eletto. Al di là di questo, sfatiamo un mito: quando mi chiedono una delega per la riunione di condominio, se lo fa una persona meritevole di stima gliela lascio volentieri, magari dandogli un’indicazione sugli argomenti da trattare. La delega non è certo il diavolo.
Ma lo può diventare se ne viene fatto un utilizzo scorretto.
Certo, un utilizzo fraudolento. Se lei mi chiede la delega promettendo di votare per Binaghi e poi vota per Rossi, si profila un utilizzo fraudolento della delega. Ma queste sono cose patologiche, di cui la delega non è l’unica rappresentazione. E comunque mi piace ricordare che siamo stati noi a ridurre il numero delle deleghe, portandole da 5 o 6 a 3.
Poi nel 2012 le avete riportate a quattro.
Vero, ma il motivo è semplice: la federazione è cresciuta e dunque ha più affiliati di prima ed i principi informatori del CONI permetterebbero a una federazione grande come la nostra di averne addirittura 8!!! Ne abbiamo la metà di quelle consentite…
Poco fa ha ricordato i mugugni che caratterizzavano l’ambiente durante il primo mandato. Adesso si sono trasformati in complimenti, ma dal sottobosco arrivano spifferi di questo tipo: “La gente ha paura a mettersi contro Binaghi, ha paura delle possibili ritorsioni di Binaghi…”. C’è qualcosa di vero?
La risposta è semplicissima: abbiamo riscontrato frequentemente una preoccupante coincidenza tra quelli che si sono scagliati contro i nostri progetti di riforma e chi ha distratto fondi dalle casse della FIT. La Lombardia, la Basilicata (dove sono stati trovati dei fondi neri), il Veneto commissariato dopo la confessione del segretario, pensate la Campania che ha ora l’ex Presidente del Comitato rinviato a giudizio per appropriazione indebita aggravata. Stiamo parlando anche di atti di rilevanza penale…Vogliamo parlare dei circoli? Premesso che i primi ad aver ricevuto ispezioni sono stati il mio e quelli dei vicepresidenti, guarda caso quelli che abbaiano e protestano di più sono quasi sempre quelli che non pagano le tessere, fanno l’imbroglietto sui soldi che devono alla collettività, e pensano ancora che, abbaiando, la FIT abbia il timore di controllare se hanno fatto il loro dovere. Francamente non ho ancora trovato nessuno che sia posto contro di noi a priori senza avere interessi di bassa lega. Per fortuna si tratta di casi quasi inesistenti. Mi capita spesso di avere discussioni, anche animate, con componenti di vario genere: ascolto tutto, mi capita anche di andare in minoranza…ad esempio, per 10 anni ho sempre perso sui regolamenti delle gare a squadre. Ero io a spingere per l’obbligo di inserire due giocatori del vivaio…ma ho impiegato 10 anni per arrivare a questo risultato. Chi fa baccano in modo strumentale deve essere in ordine esattamente come noi e le nostre società. Dopodiché ci sono delle regole: se uno è a posto può fare tutto il casino che vuole perché ha tutte le garanzie del mondo, non solo dai nostri organi di giustizia, ma anche dal Collegio di Garanzia del CONI, persino dal TAR…il nostro sistema è iper-garantista. La verità è che siamo stati oggetto di strumentalizzazioni assurde.
Quali, per esempio?
“Far girare di meno i dirigenti”. E’ incredibile, devo quasi pregarli per mandarli in giro ad imparare, a vedere altri tornei ed altre Federazioni più grandi delle nostre, a stare vicino ai nostri migliori atleti ed ai loro staff. Solo pochissimi riescono a farlo. Avete mai visto i nostri dirigenti in giro per i tornei internazionali?
Alla finale tutta italiana dello Us Open, in effetti, eravate in tre…
I nostri dirigenti dovrebbero viaggiare molto di più: se lo facessero, riusciremmo ad avere una Federazione più forte e ricca. C’è un evidente interesse strumentale nel far credere che sprechiamo i soldi. Altra cosa: “Dovete fare i centri periferici”: ma se esistono già da anni e anni!!! Però la demagogia che mi dà più fastidio è quella di chi, non avendo idee, dice che bisogna abbattere le tasse. Detto che le tasse sono sostanzialmente invariate da 5 anni e sono tra le più basse che ci sono in giro, quello che va valutato è il rapporto con il ritorno che riusciamo a garantire ai Circoli e che negli ultimi anni è cresciuto del 246%, senza contare il valore di tutte le altre opportunità. Nel solo 2015, tra investimenti e contributi vari, abbiamo ridato ai Circoli quasi 3 milioni di euro. E comunque abbiamo ancora altri soldi a disposizione che in qualche modo andranno spesi, perché non possiamo fare la finanziaria e avere degli avanzi di bilancio di 5 milioni di euro. Chi dice queste cose non ha capito la nostra problematica attuale: trovare idee valide su come spendere in modo produttivo i soldi che siamo riusciti ad avere a disposizione. Altro che dire che bisogna tagliare la televisione per investire i soldi da un’altra parte…