Murray fa un altro passo verso il secondo titolo a Wimbledon, battendo con un triplo 6-3 Tomas Berdych in semifinale. Match ideale per fare il pieno di fiducia e conservare le energie. Domenica contro Raonic sarà favorito e l’impressione è che dipenderà tutto da lui. Sempre che McEnroe non faccia qualche miracolo per battere un’ultima volta il grande nemico Lendl.

L’impresa di Federer con Cilic ha fatto sognare tante persone, ma il tifo deve stare sempre alla larga dai giudizi. Per quelli serve obiettività. Va bene l’amore per un campione (forse) senza pari nella storia, la rincorsa al diciottesimo Slam e tanto altro, ma da quando intorno alle 18 di sabato Novak Djokovic ha sbagliato l’ultimo dritto nel match contro Sam Querrey, l’edizione 2016 di Wimbledon è di Andy Murray. Non l’ha ancora vinta, e c’è ancora la possibilità che nemmeno la vinca, ma c’è pure la certezza che la può perdere solo lui. Giusto per ribadirlo a chi ancora avesse dei dubbi, lo scozzese si è regalato una semifinale lampo contro Tomas Berdych: 6-3 6-3 6-3 in meno di due ore e tutti contenti. Il ceco per essere tornato così avanti in uno Slam, in un periodo in cui sta ancora cercando un coach per rimpiazzare Dani Vallverdu, lui per essere tornato in finale a Wimbledon a tre anni dal magico successo del 2013, che rimarrà per sempre il più bel ricordo della sua carriera. Non è affatto un caso che ci torni quest’anno: le varie vittorie di Djokovic e la sua rincorsa al Grande Slam l’hanno messo un po’ in ombra, ma l’Andy Murray formato 2016 è il migliore di sempre, e il ritorno di Ivan Lendl sulla sua panchina ne è la testimonianza. Chissà quanto ci han messo a convincerlo, ma se ci sono riusciti è anche perché l’ex campione ceco ha visto che c’era la possibilità di (ri)costruire qualcosa di grande. Gli ha subito trasmesso sicurezza, gli ha dato due dritte per limitare l’atteggiamento iper-polemico con sé stesso,  ed eccone subito i frutti: terza finale su tre Slam giocati nel 2016, ma soprattutto prima in carriera senza dall’altra parte della rete uno fra Djokovic e Federer. Chissà quanti ne avrebbe già vinti se non fosse arrivato nell’epoca sbagliata, ma qualche spazio se l’è preso comunque, e oggi ha affilato le forbici per ritagliarsi un altro trofeo, proprio come faceva da bambino Novak Djokovic nella sua Belgrado.

DUELLO IN CAMPO E IN TRIBUNA (FORSE)
Capita spesso di sentire coach e addetti ai lavori evidenziare la capacità dei campioni di alzare il livello nei momenti più importanti. Bene, Murray ha tirato fuori il suo miglior match del torneo in semifinale, contro un giocatore che sulla carta aveva i mezzi per impensierirlo, a partire da una capacità di costruire il punto comune a pochi, ma in realtà gli ha fatto poco più che il solletico. Berdych ha cercato di sorprenderlo nelle prime fasi, gli ha ripreso un break per impattare sul 2-2 nel primo e poi ha fatto match pari per qualche passaggio, giocando forse i suoi migliori game di tutto il match. Ma quando è arrivato il momento di fare sul serio ha pagato l’immensa pressione che il Murray 2.0 esercita sui suoi avversari. Risponde sempre, non molla una palla, sbaglia pochissimo (oggi solo 9 gratuiti, media di tre per set, uno ogni tre game!) e per fargli il punto bisogna quasi sempre prendersi dei rischi importanti. Berdych ci ha provato, a volte ci è riuscito, poi ha gradualmente perso il diritto ed è finito per raccogliere piuttosto poco, accontentando i tantissimi che avevano pronosticato una semifinale da tre set a zero. Per Murray è stata poco più di una formalità, ideale per presentarsi in finale con il pieno di energie e fiducia. Tre anni fa batté Novak Djokovic da sfavorito, stavolta potrà giocare da favorito contro Milos Raonic, bravo a battere Federer approfittando di qualche omaggio di troppo dello svizzero. Dunque sì, come già al Queen’s sarà di nuovo doppia sfida: Murray-Raonic dentro al campo, Lendl-McEnroe in tribuna, anche se è probabile che – come già accaduto spesso negli ultimi giorni – che il secondo debba commentare il match per la BBC. Oggi lo si è intravisto spesso dietro ai giocatori, scrutava Murray con un’aria quasi preoccupata, sa bene che al suo assistito servirà un’impresa. Gli restano poche ore per aiutarlo a prepararla, e provare a fare un ultimo sgarro al nemico di una vita.

WIMBLEDON 2016 – Semifinali maschili
Andy Murray (GBR) b. Tomas Berdych (CZE) 6-3 6-3 6-3