In lacrime, Murray ha annunciato il suo prossimo ritiro, che potrebbe avvenire già in Australia: «Vorrei ritirarmi a Wimbledon ma non sono certo di poterci arrivare Non so se riuscirò a giocare con questo dolore per altri quattro, cinque mesi»
Andy Murray, 32 anni, tre volte campione Slam, non è riuscito a trattenere le lacrime durante l’ultima conferenza stampa a Melbourne dove, incalzato dalle domande dei cronisti, ha dovuto ammettere che il ritiro è sostanzialmente deciso e che questo Australian Open potrebbe essere l’ultimo torneo della sua vita, nonostante proverà ad arrivare fino a Wimbledon: il Centre Court sarebbe indubbiamente il luogo ideale per dire addio al tennis, ma il dolore all’anca destra, operata l’anno scorso, potrebbe perfino impedirgli di arrivare sufficientemente competitivo fino a giugno. «C’è sicuramente la chance che questo torneo sia l’ultimo – ha detto Murray -. Non so se riuscirò a giocare con questo dolore per altri quattro, cinque mesi» visto che il piano originale era quello di ritirarsi all’All England Club.

Se negli anni 80 e 90 i maggiori problemi erano causati dal dolore al gomito, nel nuovo millennio questo si è spostato all’anca. Guga Kuerten è stato tra i primi a soffrirne, tanti altri ne sono stati limitati: «Ero consapevole che certi movimenti non avrei più potuto farli – ha detto ancora Murray – ma potrei comunque andare avanti pur con questi limiti. Ma con questo dolore…». In particolare, se ricordate il movimento di dritto dello scozzese, non sarà difficile capire perché sono nati questi fastidi (diventati molto dolorosi a partire dal match di semifinale perso contro Stan Wawrinka a Roland Garros nel 2017).

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Esattamente un anno fa, sempre a Melbourne, Murray decise di dare ascolto a John O’Donnell, da tanti anni suo consulente medico e specialista proprio nei problemi all’anca. Decise di operarsi ma non è stato sufficiente. È rientrato nel circuito, ha giocato dodici match (vincendone cinque, due contro top 20) ma si è capito che sarebbe stato difficile, se non proprio impossibile, tornare al top della condizione. Durante la preparazione invernale del mese scorso, la situazione è perfino peggiorata, col dolore che è diventato persistente anche nelle attività quotidiane, fuori dal campo da tennis. «Un’opzione sarebbe quella di operarmi un’altra volta, ma sarebbe ancora più critica rispetto a quella precedente. Però sto valutando questa possibilità perché mi consentirebbe di vivere senza avvertire tutto questo dolore. Ci sono atleti che, dopo questo genere di intervento, sono tornati a competere, ma ovviamente non ci sono certezze. E comunque, dovessi operarmi non sarebbe per tornare a giocare ma solo per non sentire più dolore». Murray ha poi aggiunto: «Ho sofferto a lungo, ormai sono circa venti mesi. Ho provato qualunque cosa potesse aiutare a sentirmi meglio. La situazione è in effetti migliorata rispetto a sei mesi fa, ma ho ancora tanto male. A metà dicembre ho parlato col mio team e ho detto che non me la sentivo di andare avanti così. Non potevo continuare senza sapere se questo dolore sarebbe mai passato. Vorrei ritirarmi a Wimbledon ma non sono certo di poterci arrivare».

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Murray si è però detto abbastanza sicuro di scendere in campo all’Australian Open per il suo primo turno contro Roberto Bautista Agut, un match molto complicato, con lo spagnolo reduce dal successo a Doha. Anche se Murray ha vinto i tre precedenti scontri diretti. «Sono convinto di poter giocare a un buon livello, anche se non al massimo». L’anno scorso, anche Roger Federer disse che in quel momento Murray stava giocando da top 30, troppo poco per chi è stato numero uno. «Mi avete visto correre tanto su un campo da tennis e non era così facile. Ma quando senti dolore se ti allacci le scarpe, ti infili un calzino… Se deciderò di operarmi nuovamente, mi impegnerò in una riabilitazione completa perché la mia anca torni efficiente. Ma sono anche realista e so quanto sarebbe difficile tornare ad alto livello nello sport professionistico. Certo è possibile: Mike Bryan si è operato l’anno scorso dopo Wimbledon e ora è tornato a giocare. Ci siamo parlati spesso ma c’è differenza nel giocare in singolare e in doppio».
Nel frattempo sono arrivati tanti messaggi dai suoi colleghi. Particolarmente emozionato è parso Juan Martin del Potro, anche lui costretto a vari interventi al polso e che quindi può ben comprendere quello che sta passando Murray. L’argentino ha scritto su twitter: «Andy, ho appena visto la tua conferenza stampa. Non smettere di provarci. Continua a lottare. Posso immaginare il tuo dolore e la tua tristezza. Spero tu possa superarli. Meriti di ritirarti come meglio desideri, ovunque sarà. Ti vogliamo bene». Murray ha ricevuto tanti messaggi anche dal pubblico femminile: per un lungo periodo si è fatto allenare da una donna, Amelie Mauresmo, fatto poco usuale nel tennis maschile, e spesso ha rilasciato dichiarazioni in favore della parità di montepremi. Andrea Petkovic, tra le giocatrici più smart del circuito, ha scritto: « È sempre stato il mio giocatore preferito e penso che sarà una grave perdita per il mondo del tennis, ma soprattutto per la WTA. Perché, ancora oggi, quando pensi che tutti siano uguali, c’è ancora bisogno di uomini, soprattutto di successo, che parlino a favore delle donne». Tanti altri colleghi hanno inviato messaggi a Murray, da Grigor Dimnitrov a Victoria Azarenka, da Darren Cahill a Billie Jean King.

* Andy Murray, scozzese, 32 anni, in carriera ha vinto tre titoli del Grand Slam (Wimbledon 2013 e 2016, US Open 2012) e ha raggiunto altre otto finali (cinque in Australia e una ciascuna negli altri tre Slam) perdendone tre contro Roger Federer e cinque contro Novak Djokovic. Ha vinto anche un Masters (2016), due medaglie d'oro olimpiche (Londra 2012 e Rio 2016), 14 Masters 1000 e un totale di 45 tornei. È stato numero uno del mondo per 41 settimane e in carriera ha guadagnato oltre 60 milioni di dollari in soli montepremi.