Vincere giocando male, la prerogativa dei grandi. Non era certo necessario il titolo del Dubai Duty Free Tennis Champioships per certificare la grandezza di Andy Murray, che pure non aveva mai vinto questo torneo. Il numero uno del mondo non ha alcun problema nello sbrigare per la tredicesima volta la pratica-Verdasco per un successo che gli vale il primo hurrà stagionale, il numero 45 in carriera nella sessantasettesima finale a livello ATP.
LA FINALE
Il pubblico di Dubai (che ha gremito il centrale) ha avuto un match fin quando Murray non si è destato dal torpore che in avvio lo aveva quasi paralizzato al servizio. Due doppi falli avevano consegnato il break a Verdasco nel game d’apertura, poi un altro doppio fallo cui ha fatto seguito un dritto sbilenco a metà in corridoio gliene avevano regalato un altro. Nel mezzo il madrileno aveva ceduto il suo turno di battuta a zero. Col primo ace del suo match – difficile metterne a segno, visto che ha spesso optato per una prima palla a tre quarti di velocità – Verdasco scappa sul 3-1 che sarà, al tempo stesso, l’apice della sua partita e anche il punto di non ritorno. Murray registra la battuta, si conferma letale in risposta e in un amen artiglia il primo set con un parziale di cinque giochi consecutivi vincendo 19 degli ultimi 24 punti. Con un game (finalmente) autoritario Murray sigilla la prima frazione sul 6-3 dopo 38 minuti. Il secondo set si trasforma rapidamente in una mera formalità per il campione di Dublane: il passante che trafigge Verdasco vale il break nel terzo game, mentre il bis di Andy sul 4-2 fa partire i titoli di coda con il sipario che cala definitivamente qualche minuto dopo – 73 i minuti totali – quando lo scozzese fissa il punteggio finale sul 6-3 6-2.
FINALMENTE L’1 VINCENTE
Il primo trionfo del Murray versione 2017 coincide curiosamente col primo torneo stagionale vinto dalla prima testa di serie. Un vuoto statistico piuttosto inusuale, specie in un sistema fortemente gerarchizzato come il tour maschile. Andy può sorridere se pensa che nello scorso anno – il migliore della sua carriera – aveva dovuto attendere gli Internazionali d’Italia per sollevare il primo trofeo. “È sempre bello vincere, in particolar modo laddove non ce l'avevo mai fatta”. Archiviato Dubai e il primo titolo stagionale, è già tempo di rivolgere il pensiero all’imminente swing nordamericano che dodici mesi fa lo aveva visto rastrellare appena 90 punti, una miseria specie se soppesata al bottino pieno (2000 punti) di Novak Djokovic. Facile intuire che tra Indian Wells e Miami Andy lieviterà pesantemente il gap che lo separa dal serbo, il che gli garantirà un cuscinetto di sicurezza in termini di punti per allungare il soggiorno sul trono del tennis mondiale.
BRAVO E FORTUNATO
Come già ricordato, Murray vince Dubai senza tuttavia convincere appieno sfruttando anche l’epidemia di testa di serie nel corso del torneo che, sin dai primi giorni, è stato abbandonato di molti dei pezzi pregiati: da Wawrinka (fuori addirittura all’esordio contro Dzumhur) a Federer (eliminato in modo rocambolesco da Donskoy) passando per Berdych e Monfils, tutti fuori prima delle semifinali. Cammino agevolato, dunque, quello di Andy, ma per nulla semplice. Inevitabile tornare a ieri l’altro e ai sette matchpoint cancellati in un sublime tie-break del secondo set contro Kohlschreiber. “Ho giocato bene i punti importanti, sono stato aiutato molto dal servizio, ma sono stato anche fortunato”, ha ricordato così Murray il successo-chiave della settimana.
ATP 500 DUBAI – Finale
Andy Murray (GBR) b. Fernando Verdasco (SPA) 6-3 6-2