ATP WORLD TOUR FINALS – Lo scozzese centra la finale al termine di una clamorosa battaglia contro Milos Raonic, molto complicata sul piano fisico. Finisce sotto, poi serve due volte per il match ma si fa riacchiappare e deve anche cancellare un matchpoint. Se la cava e tiene vivo il sogno di chiudere al numero 1, ma come si presenterà in finale? “Lo ammetto, sono stanco”.

Da una parte c’è da essere contenti, dall’altra preoccupati. Nel match più lungo nella storia delle ATP World Tour Finals, almeno dal 1991, Andy Murray ha mantenuto un’imbattibilità che va avanti da settembre, da quando ha perso nei quarti dello Us Open per mano di Kei Nishikori. Ma stavolta ha rischiato grosso, annullando addirittura un matchpoint a un grande Milos Raonic. Grande per il modo in cui ha saputo gestire le situazioni di una partita complicata, con il pubblico contro, con un avversario colmo di motivazioni. E’ arrivato a un punto dal successo ed è già un grande traguardo, soprattutto tenendo conto di come aveva perso (male) la finale di Wimbledon. Ma per lui è una magra consolazione: è finita 5-7 7-6 7-6 in tre ore e trentotto minuti di lotta furibonda. Per scrollarsi di dosso il canadese, Murray ha dovuto lottare fino al ventesimo punto del tie-break finale. C’è da essere contenti perché Andy si è assicurato la possibilità di lottare fino all’ultimo per il numero 1 ATP. Se Nishikori dovesse battere Djokovic, il Re del 2016 sarà lui. In caso contrario, si giocherà la prima posizione contro l’eterno rivale. E sarebbe la prima volta nella storia. Pensate: Masters e numero 1 ATP, tutto in una partita. C’è da essere preoccupati perché anche Murray è un essere umano e potrebbe arrivare stanco, quasi stremato, all’ultimo match stagionale. Durante la settimana aveva lottato per battere Kei Nishikori (oltre tre ore di battaglia), ma in semifinale ha speso ancora di più per battere il canadese. Ha vinto, forse senza neanche meritarlo. Murray ha perso il primo set al dodicesimo game, combinando un pasticcio sul 5-5, giocando un game colmo di errori e chiudendolo con un doppio fallo. Nel primo set, Raonic ha adottato una tattica estremamente aggressiva, cercando la via della rete ben 15 volte contro le 2 di Murray.


UNO SFORZO ENORME
Resosi conto del pericolo, Andy ha provato a cambiare atteggiamento: nel secondo e si è costruito un mucchio di chance, come se il break incassato in avvio di set lo avesse definitivamente svegliato, ma Raonic ha saputo restare a galla. In particolare, sul 3-2, ha giocato una clamorosa demivolèe spalle alla rete su cui Murray è arrivato, ma ha messo fuori il passantino di rovescio. Di solito, lo mette in campo. Nel tie-break, Raonic ha giocato con il dovuto coraggio ed ha rimontato da 1-4 a 5-5, ma Murray ha giocato uno straordinario punto d’attacco. La volèe ha “benedetto” il set, allungando la sfida al terzo. La lotta è proseguita, a sprazzi, senza che nessuno volesse arrendersi. Dopo oltre tre ore di gioco, Murray trovava la chiave per gestire il servizio di Raonic e andava a servire sul 5-4. Niente da fare. Altro stappo, 6-5 per lui. Niente da fare: veniva riacchiappato ancora una volta e si decideva tutto al tie-break. Andy doveva aspettare altri 20 punti, comprensivi di matchpoint annullato, per gioire e prendersi il 23esimo successo consecutivo: “Ho dovuto lottare molto, molto duramente – ha detto lo scozzese – venire brekkato due volte quando servi per il match è molto frustrante. E’ stato uno dei match più duri che abbia mai giocato indoor”. Molti si domanderanno in quali condizioni fisiche arriverà alla finale. “Sono stanco, negli ultimi due mesi ho giocato moltissimo tennis. Domani farò tutto il possibile”. La sensazione è che il “possibile” potrebbe anche non essere sufficiente, specie se il suo avversario dovesse essere un Novak Djokovic ben più fresco di lui.


Andy Murray (GBR) b. Milos Raonic (CAN) 5-7 7-6 7-6