Lo spagnolo elimina in due set anche David Ferrer, centrando la finale all’ATP 500 di Barcellona. A contendergli il successo ci sarà il campione in carica Kei Nishikori, che ha steso Klizan e vede il quarto posto del ranking a un passo.Per David Ferrer sembra tutto troppo bello per essere vero. La possibilità di giocarsi la sua quinta finale a Barcellona, senza ritrovarsi di fronte Rafael Nadal. Che l'ha sempre sconfitto, negandogli la gioia di un trionfo in terra catalana, in quello che ha più volte nominato come il torneo dei suoi sogni. Quasi irrilevante, per gli astanti, il nome del suo avversario in semifinale, Pablo Andujar. Designato, senza rispetto alcuno, quale vittima sacrificale. Eppure le avvisaglie ci sono tutte. Ferrer ha vinto contro Kohlschreiber, ma mostrando molte incertezze. Pablo, dal canto suo, da sfavorito ha fatto a pezzi Fognini, reduce dall'exploit contro quel che rimane di Nadal, dominando l'incontro in lungo e in largo. I primi scambi e i primi game sembrano mettere tutti d'accordo. Pochi minuti per Ferru per portarsi sul 3-0: break a zero e palla del contro break facilmente cancellata con un'ottima discesa a rete. Ma non è stata solo una rondine. Di opportunità, per Pablo, ne arrivano ancora. Lo spagnolo meno considerato del torneo, e del circuito, comincia a cercare il vincente ad ogni scambio. Si avventura , con sagacia e bravura, a rete. E sbaglia pochissimo, quasi nulla. Sul 4-2 per Ferrer eccola un'altra opportunità per recuperare il maltolto. E questa volta la concretizza, regalando al pubblico un paio di volèe da applausi a scena aperta. Pablo ci crede. E' in totale fiducia. Anche troppa: le sue percentuali bulgare sui vincenti lo portano ad esagerare. Concede due palle break. Le concede ad un David che, inizio illusorio a parte, sembra ben lungi dall'essere in partita. Tanto da ritrovarsi sotto 0-40 il game successivo. Ad un passo dal perdere un set che sembrava essere una formalità. Ma Ferrer non demorde e ci riprova nuovamente sul 5-5. Prima si porta sul 40-15, ad un niente dall'assicurarsi il tie-break, poi cala la nebbia più fitta. Doppio fallo, due dritti sui teloni e Andujar coglie la palla, del break, al balzo. E va a servire, tra lo stupore di tutti, per il set.
IL MATCH SI DECIDE NEL TIE-BREAK, RIAPERTO DA 2-6
A quel punto la trama, divenuta sorprendente, sfocia nel surreale. Pablo sembra sicuro. Sicurissimo di sè. Ottiene il primo quindici, si divora il secondo e poi arriva il primo set-point. Ne arriva un secondo. Quindi un terzo. Ferrer si salva, recitando il suo copione a memoria. Tra colpi fortunati e vincenti spettacolari. E alla prima opportunità si rifugia nel tie-break. Set sbagliato, set subito? Nessuno, o quasi, ha dubbi in proposito. Nemmeno Ferrer, quando si ritrova sul 6-2, con quattro set-point a disposizione. Andujar, di dubbio, sembra averne qualcuno in più. Infila, come non ci fosse un domani, sei punti consecutivi. Uno più spettacolare dell'altro e si porta a casa la prima frazione. Con la platea che non può far altro che applaudire. Pare ovvia per chiunque la riscossa di Ferrer nel secondo set. Talmente ovvia che Andujar si ritrova, in pochi minuti , a condurre per 3-0, contro un Ferrer sconfortato. Sbraccia al cielo, invoca chissà quali dei o avi. Dall'altra parte della rete un alieno che non sbaglia nulla. Prime vincenti. Seconde vincenti. Vincenti di dritto. Vincenti di rovescio. Discese a rete con percentuali che nemmeno in Svizzera. Si attende solo la stretta di mano. Sul 5-3, Pablo serve per giocarsi la sua prima finale in un ATP 500, la settima in carriera. Perde il primo 15. E dopo aver impattato sul 30 pari ottiene il primo match-point. L'emozione lo tradisce: doppio fallo. Ma non può finire così. Andujar non lo merita. Ed ecco il secondo match-point. Con una fortunata quanto meritata volèè che muore sugli ultimi millimetri della linea di fondo. Non lo concretizza, ma poco importa. Ne arriva un terzo, ottenuto con un altro spettacolare rovescio. E questo è quello buono. Con il pubblico che applaude, sportivamente, la vittoria meritata di un giocatore che ha dato spettacolo. “Ho giocato una delle migliori partita della mia vita. Sono molto ispirato”, le parole a bordo campo di Pablo.
KEI VUOLE IL BIS, CHE LEZIONE A KLIZAN!
La vendetta è piatto che va servito freddo. Nella prima semifinale c’era in palio molto più della finale in un ATP 500. Da una parte Klizan, outsider fortunato quanto caparbio: ha approfittato delle eliminazioni delle teste di serie Cilic e Tsonga per poi battere, con merito e sceneggiate shakesperiane , il sempre ostico Tommy Robredo nei quarti. Dall'altra Kei Nishikori, detentore del titolo e sempre più vicino ai livelli che gli competono. Un solo precedente tra i due, lo scorso anno a Roland Garros, nel momento più sfortunato della carriera del giapponese. Un Kei con la schiena a pezzi, costretto alla resa in tre set, al primo turno del torneo che avrebbe dovuto e potuto consacrare la carriera del nipponico. Un punteggio sin troppo severo e fuorviante. Un punteggio ancora presente nella memoria di Kei. Ma oggi è un altra storia. Non c'è più il fisico a martoriare le gesta di Nishikori. E non c'è più la strada spianata per il suo avversario al cospetto di una controfigura. Bastano pochi scambi e palleggi e la trama del film appare subito chiara. Le palle break, per il giapponese, arrivano già al terzo game. L'estenuante palleggio da fondo di Kei, sortisce immediatamente i suoi effetti: Martin è costretto all'errore e il break è cosa fatta. Lo slovacco ha subito l'occasione per recuperarlo, ma è giusto una distrazione. Il giapponese , con la consueta calma, recupera e si porta sul 3 a 0. Ha il dente avvelenato e intenzione di infierire. Il suo avversario sparisce letteralmente dal campo. Arriva un altro break , a zero, con il dritto del nipponico che disegna e insegna tennis. Il pubblico intuisce come la partita sia destinata a terminare a breve. Gli sporadici quindici dello slovacco, sono accolti da ovazioni tanto pietose quanto impietose.
QUARTO GRADINO DEL RANKING A UN PASSO
Il game con il quale Martin si salva dal cappotto, pare quasi una gentile boccata d'ossigeno presasi da Kei. Boccata d'ossigeno che lo porta a distrarsi. Al momento di servire per il set concede altre quattro palle break al suo avversario, si regala persino un doppio fallo. Ma le cancella confezionando altri punti spettacolari, sempre col dritto. Sempre con angoli spaventosi, cercati e trovati. E la ciliegina di una smorzata, deliziosa e delicata, per il punto che gli consegna il 6-1. 29 minuti per il primo set, 20 minuti per il primo game del secondo. Con Klizan che, tra doppi falli, volèe facili affossate in rete e palle break concesse e salvate, riesce a portarsi sull'1-0. Lo spettacolo comincia a latitare. Dopo un game tenuto in un amen dal giapponese, sull'1-1 ecco ancora due possibilità per Kei. La seconda delle quali concretizzata mandando fuori dal campo col dritto l'avversario. E far scorrere i titoli di coda su un incontro che non è mai nemmeno cominciato. Solo le briciole, sino alla stretta di mano, per lo slovacco. Sull'1-5, ecco un game per rendere meno amara una sconfitta che ha messo in chiaro, non che ce ne fosse bisogno, la differenza di categorie tra i due. Sconfitta ben più netta di quel che racconta il 6-1 6-2 finale. Seconda finale a Barcellona per Nishikori, terza del 2015 dopo la vittoria a Memphis e la sconfitta ad Acapulco. Con il quarto posto sempre più vicino, alle spalle di un Nadal che nelle prossime settimane rischia un crollo verticale, se non ritrova forma e soprattutto motivazioni. E chissà che presto non sia proprio Rafa la vittima di un'altra dolce vendetta per Kei. Quella sconfitta a Madrid, dopo una finale dominata e persa per un infortunio a pochi punti dal traguardo, non è stata dimenticata.
ATP 500 BARCELLONA – Semifinali
Kei Nishikori (JPN) b. Martin Klizan (SVK) 6-1 6-2
Pablo Andujar (ESP) b. David Ferrer (ESP) 7-6 6-3
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