Si può sempre migliorare. In ogni momento, in ogni campo della vita. Lo sa bene Andreas Seppi, che a 31 anni ha raggiunto tutti gli obiettivi di inizio carriera. Anzi, probabilmente è andato oltre. Inutile elencare i successi, i titoli ATP e una classifica che lo ha spinto tra i primi 20. Ma non è detto che il meglio sia già alle spalle. Ne è convinto coach Massimo Sartori: il Seppi del 2015, a suo dire, potrebbe valere una posizione tra la decima e la quindicesima posizione, ancor di più che tra la quindicesima e la ventesima. Speranze ipotetiche, coraggiose perché espongono a possibili brutte figure. Ma se lo dice, ci crede. Dietro l'angolo c'è un primato che Seppi vede sempre più vicino e che nessun tennista italiano ha mai raggiunto, nemmeno negli anni in bianco e nero dell'epoca dilettantistica: raggiungere almeno gli ottavi in tutte le quattro prove del Grande Slam. Gli manca soltanto lo Us Open e la vittoria su Teimuraz Gabashvili lo ha riportato a un solo match dall'impresa. Purtroppo il tabellone è nemico: nonostante una buona testa di serie (n. 25), l'urna di New York gli ha riservato Novak Djokovic al terzo turno. Una disdetta, specie se sei a un passo da un primato mai raggiunto né da Nicola Pietrangeli, né da Adriano Panatta e nemmeno da Corrado Barazzutti. Il soldatino friulano, pensate un po', non ha mai giocato l'Australian Open. Erano altri tempi, in cui i viaggi erano più complicati e Melbourne era considerato la gamba zoppa dello Slam. Anche Panatta si è recato in Australia soltanto una volta, a inizio carriera. Fu sconfitto al primo turno da Teddy Addison. Più indietro nel tempo, Nicola Pietrangeli non ha mai avuto fortuna agli Us Championships (antesignani dello Us Open) e nemmeno giocatori di valore assoluto come Giorgio De Stefani e Uberto De Morpurgo hanno scavallato la prima settimana in tutti i Major.
DIECI SCONFITTE…COME CON FEDERER
Seppi potrebbe farcela quest'anno, ma per riuscirci deve battere nientemeno che il numero 1 del mondo. Una montagna terribile, un Everest da scalare senza bombole. Anche i precedenti non gli sono amici: dieci partite, dieci sconfitte. Soltanto una volta è andato vicino a batterlo, tre anni fa al Roland Garros. Un Seppi fantastico vinse i primi due set e giunse a un paio di game dall'impresa. Per il resto solo sconfitte, anche piuttosto nette. L'ultima due anni e mezzo fa, a Dubai. Ma c'è un dato statistico che accende vibrazioni positive: lo scorso gennaio, in Australia, l'azzurro si presentò alla sfida con Roger Federer dopo averci perso dieci volte di fila: sappiamo com'è andata. Il problema è che Djokovic non conosce questi dati, e se anche li conoscesse ci riderebbe su. Nell'ultimo mese non ha espresso il suo miglior tennis, ma tanto è bastato per arrivare almeno in finale. Per batterlo, sull'Arthur Ashe, ci vorrebbe un miracolo, un complicato intreccio di situazioni che si è magicamente palesato a Melbourne. Per adesso Andreas si gode un buon successo contro Gabashvili, maturato in circa due ore e mezza e messo a referto col punteggio di 3-6 6-3 7-6 6-1. Il russo è un tipo estroso, dà sempre l'impressione di spendere molte energie. Andreas lo sapeva e si è seduto sulla riva del fiume, aspettando un cadavere che è puntualmente passato dopo tre set. La chiave della partita è stata il terzo: avanti di un break, poi sotto 5-2, avrebbe potuto complicarsi la vita. Ma nel momento del bisogno Andreas non ha concesso neanche un setpoint all'avversario, si è rifugiato nel tie-break, lo ha dominato e poi ha passeggiato nel quarto. Da segnalare i 22 ace: bottino interessante, quasi inedito.
42 SLAM DI FILA IN TABELLONE
Grande soddisfazione nel clan italiano, guidato da Massimo Sartori. Al suo fianco Cristian Brandi, coach di Marco Cecchinato e attento allievo della scuola Piatti-Sartori, da cui sta cercando di carpire ogni segreto possibile. Nel frattempo ha portato il suo allievo tra i top-100 e gli garantirà un'altra esperienza importante proprio al fianco di Seppi: i due, infatti, giocheranno il doppio insieme. Impegno difficile ma non impossibile contro gli specialisti Erlich-Sitak. Poi, venerdì, ci sarà la Mission Impossible. Per Andreas è il 42esimo Slam consecutivo in tabellone e soltanto quattro volte ha raggiunto gli ottavi (Australian Open 2013 e 2015, Roland Garros 2012, Wimbledon 2013). A New York, luogo che non ama troppo, è arrivato per due volte al terzo turno: nel 2008 non aveva chance contro Andy Roddick, due anni fa perse una grande occasione contro Denis Istomin. C'è il rischio che quella sconfitta resti uno dei maggiori rimpianti della sua carriera. Potrebbe dimenticarlo se venerdì dovesse infilare un'impresa storica. A parte la valenza di un successo contro un numero 1, interromperebbe l'eterna striscia di Djokovic nei quarti di uno Slam, che perdura da ben sei anni. Sembra impossibile, ma per ottenere un risultato mai ottenuto dall'Italia in 138 anni di Slam, beh, è normale aver bisogno di una grande impresa.
US OPEN UOMINI – Secondo Turno
Andreas Seppi (ITA) b. Teymuraz Gabashvili (RUS) 3-6 6-3 7-6 6-1