La Petkovic si mette alle spalle due anni di sfortune atroci e batte una pessima Azarenka. “Pechino mi porta fortuna”. Il suo coach è convinto che possa vincere uno Slam. Vika: “Non mi sono preparata bene”.
Due sconfitte consecutive per Victoria Azarenka: "Non mi sono preparata bene"
Di Riccardo Bisti – 30 settembre 2013
Anche i robot hanno un anima. Forse non è un caso che il robottino per eccellenza del circuito WTA, Victoria Azarenka, abbia perso due partite di fila contro due delle tenniste più umane e sfortunate. Sette giorni fa ha ceduto a Venus Williams, al primo grande successo dopo chissà quanti anni. Stavolta ha perso – male – contro Andrea Petkovic, Miss Sfortuna degli ultimi due anni, tra problermi alla schiena, fratture da stress e fratture da trauma. La tedesca è tra le più simpatiche del circuito, poche meritano un successo quanto lei. Anche perché ha saputo mantenere il sorriso dopo le tante sofferenze e una sfortuna che non l’abbandonava mai. E ha trovato una bella vittoria (6-4 2-6 6-4 lo score) nell’unico luogo che le porta davvero fortuna: Pechino. Fu proprio in questo torneo, nel 2011, che ha raggiunto la finale più importante in carriera (perse da Agnieszka Radwanska). Adesso coglie un successo che può segnare l’inizio di una seconda carriera, magari una rinascita. “Sono molto lieta della mia prestazione, sono riuscita a colpire forte e con la giusta profondità – ha detto “Petkorazzi” – qui a Pechino gioco sempre bene: l’anno scorso ho perso subito contro la Jankovic, ma lei fu davvero irraggiungibile. Mi piace l’atmosfera del Campo Centrale…non so, questo torneo si sposa con il mio tennis!”. Al secondo turno se la vedrà con Svetlana Kuznetsova, l’unica ad aver vinto due volte questo torneo. I precedenti dicono 2-2. “Devo soltanto concentrarmi sulla mia prestazione” ha chiuso la tedesca.
Nell’ottobre di due anni fa, la Petkovic è salita al numero 9 WTA, aveva raggiunto i quarti in tre Slam su quattro e aveva fatto innamorare il pubblico con la sua “Petko-Dance”. Poi si è fratturata la schiena, poi la caviglia, infine si è rotta il menisco. Ha anche pensato il ritiro: in fondo Andrea ha tanti interessi, a partire dalla società civile. Qualche anno fa, quando emerse nel circuito, disse che avrebbe voluto creare un partito per dare voce ai giovani tedeschi. “Ma sentivo che il momento di dire basta non era ancora arrivato”. Gli infortuni le hanno fatto capire che deve gestire l’allenamento nel migliore dei modi, concentrandosi sulla qualità e non solo sulla quantità. Ha ridotto i carichi di lavoro di un 30-40% e presta grande attenzione ai periodi di riposo. E i sogni sono rimasti intatti, anche se sono alimentati più da coach Petar Popovic che da lei. Il tecnico serbo convinto che prima o poi la sua Andrea vincerà uno Slam. “Ho l’oro tra le mani – ha detto qualche mese fa – sono convinto che uno Slam sia nel nostro destino”. Gli si può dare del pazzo? Forse. Ma non aveva detto le stesse cose Francesca Schiavone nel 2003, quando l’unico modo per prendersi le copertine era battere la Sugyama dopo nove interruzioni per pioggia? “Prima o poi uno Slam lo vinco!”. Insomma, mai sottovalutare i visionari. Sono quelli che “ci credono” un po’ di più.
Un’altra che “ci crede”, e molto, è proprio la Azarenka. Ha vissuto una stagione strepitosa, è numero 2 WTA solo perché si è trovata di fronte una strepitosa Serena Williams. Ed è riuscita nella clamorosa impresa di accorciare le distanze. L’ha battuta un paio di volte, e per poco non la sgambettava anche allo Us Open. Poi si è rilassata, un po’ come accaduto al Murray post-Wimbledon. “E’ stata una partita orribile, una prestazione pessima – ha detto Vika – non c’è molto da dire. Capita 1-2 volte all’anno, oggi è stato il mio turno. Probabilmente avrei dovuto prendermi una pausa più lunga. La mia preparazione non è stata sufficiente, non posso negarlo. Questo sconfitte sono la punizione per non aver curato nel modo ideale il mio tempo dopo lo Us Open. Ma non devo buttarmi troppo giù. Adesso devo allenarmi e prepararmi bene: ho tre settimane prima dell’ultimo torneo”. Ne deduciamo, dunque, che tornerà direttamente per il Masters di Istanbul. Chi invece resta a Pechino è Sara Errani, che riesce finalmente a mettere insieme un paio di vittorie consecutive. Si tratta di una fondamentale iniezione di fiducia dopo un periodo difficile, forse il più duro della sua carriera. “Sarita” ha superato Misaki Doi con il punteggio di 6-3 6-2 e negli ottavi se la vedrà con la vincente di Lepchenko-Kvitova. Niente da fare per Flavia Pennetta, che ha giocato un ottimo primo set ma ha perso 7-6 6-1 contro Ana Ivanovic. Giocheranno martedì Francesca Schiavone (mission impossible contro Serena Williams) e Roberta Vinci.
WTA PREMIER MANDATORY PECHINO – LE ITALIANE
Primo Turno
Sara Errani b. Kirsten Flipkens (BEL) 7-6 6-1
Roberta Vinci b. Elina Svitolina (UCR) 6-2 6-2
Francesca Schiavone b. Alize Cornet (FRA) 3-2 rit.
Ana Ivanovic (SRB) b. Flavia Pennetta 7-6 6-1
Secondo Turno
Sara Errani b. Misaki Doi (JPN) 6-3 6-2
Serena Williams (USA) vs. Francesca Schiavone
Roberta Vinci vs. Shuai Zhang (CHN)
Ottavi di finale
Sara Errani vs. vincente Lepchenko-Kvitova
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