Difficilmente Kevin Anderson dimenticherà il 2018. Il punto più alto della sua stagione è stata l'avventurosa finale a Wimbledon, ma il successo all'Erste Bank Open di Vienna gli ha regalato, in una volta sola, il titolo più importante in carriera e la qualificazione alle ATP Finals. Soddisfazione ancora più grande per un giocatore di 32 anni. Tra l'altro, la finale della Stadthalle ha delineato con chiarezza la corsa al Masters di Londra, frenando la corsa di Kei Nishikori e ridando speranza a John Isner. Con un rendimento impeccabile al servizio (91% di punti con la prima palla), Anderson si è imposto 6-3 7-6 per poi manifestare tutto il suo entusiasmo. “È fantastico, il Masters è stato il mio obiettivo per tutto l'anno – ha detto – nelle ultime due stagioni ci ero arrivato abbastanza vicino, ma non ce l'avevo fatta. Per arrivarci devi vincere grandi partite contro i più forti, quindi è fantastico esserci riuscito. Ho sentito parlare spesso di Londra, dell'atmosfera. Centrare l'obiettivo a Vienna, intascando il mio primo ATP 500, ha creato la combinazione perfetta”. Pur essendo un giocatore molto forte, il sudafricano non ha vinto tanti tornei: Vienna è il quinto, il secondo stagionale dopo New York (in passato aveva vinto a Johannesburg, Delray Beach e Winston Salem). “Significa molto vincere finalmente un ATP 500. È passato molto tempo… ogni volta che raggiunti una finale cerchi di metterti alle spalle il passato, e sapevo che sarebbe stata una partita complicata. Per battere un avversario forte come Kei ho dovuto giocare una partita incredibile”.
MASTERS: ANDERSON TIENE IN CORSA ISNER
Da parte sua, il giapponese continua ad avere problemi con le finali. Non vince un torneo da Memphis 2016 e da allora ne ha perse nove. “Non credo di aver giocato male – ha detto il giapponese – Kevin ha preso i rischi giusti”. Ha avuto anche pazienza: i primi quattro game sono durati ben 31 minuti, cifra “da terra”. Anderson ha giocato con la dovuta intelligenza, ricorrendo spesso al rovescio in slice per contenere il tennis di pressione di Nishikori. Il break al quarto game aveva una forte valenza psicologica, perché ha spezzato un equilibrio che sembrava inscalfibile. Al momento di servire per il primo set, ha commesso qualche errore di troppo con il rovescio, ma un errori di Nishikori (proprio con il rovescio) gli ha consegnato il parziale al terzo setpoint. L'equilibrio è tornato nel secondo set, con entrambi molto solidi al servizio. Nel momento cruciale, tuttavia, la combinazione servizio-dritto ha dato il successo ad Anderson: l'ace numero 13 (il 69esimo della settimana) gli ha spalancato le porte del Masters e gli consentirà di giocare in scioltezza a Parigi Bercy, dove potrebbe ritrovare proprio Nishikori negli ottavi. La corsa al Masters, nel frattempo, è abbastanza delineata. Dando per scontata l'assenza di Del Potro, rimarrebbero tre posti da assegnare con soli quattro giocatori a contenderseli: Cilic, Thiem, Nishikori e Isner. I primi due sono messi piuttosto bene e – salvo sorprese clamorose – dovrebbero essere dentro. L'ultimo “spot” sarà una battaglia tra Nishikori (3.220 punti) e Isner (3.075). I calcoli sono semplici: per effettuare il sorpasso, l'americano deve fare meglio del giapponese, ma raggiungendo almeno la semifinale. Missione complicata, ma non impossibile: se è così, deve ringraziare il suo ex rivale di college Kevin Anderson, nonché avversario nella storica – e irripetibile – semifinale di Wimbledon.
ATP 500 VIENNA – Finale
Kevin Anderson (SAF) b. Kei Nishikori (GIA) 6-3 7-6