dalla nostra inviata a Roma Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo
Così scattante e grintosa non ce la ricordavamo da tempo. Migliorata visibilmente dal punto di vista atletico, più incisiva con il diritto e al servizio. La Ana Ivanovic di Roma 2010 è una tennista risorta. Una creatura deliziosa, ma quello lo è sempre stata. Con i vincenti da fondo e i pugnetti a gambetta alzata Ana ha ritrovato il sorriso e conquistato certamente svariate centinaia di romani.
Troppo poche? Svariate migliaia… se solo la partecipazione del pubblico fosse andata di pari passo con quella del torneo maschile. Invece ci si ritrova il giovedì dei quarti di finale con i bagarini che tentano di liberarsi di biglietti per lo stadio centrale a soli 3 euro…
Molto meglio interessarsi al tennis giocato. Di Ana, si diceva, ha stupito il particolare stato di forma, una condizione invidiabile, specie se paragonata a quella esibita nell’ultimo anno. I risultati parlano chiaro: dall’ottobre 2008, torneo di Linz, alla Ivanovic non è più capitato di alzare un trofeo. Quello fu l’anno della consacrazione, certo, della finale agli Australian Open, del trionfo al Roland Garros e della prima posizione mondiale.
Da allora 30 gare disputate e risultati irrisori, per una ragazza che a 20 anni sembrava destinata a dominare il circuito. Quasi si fosse rotto l’incantesimo.
Spiegazioni? “Ora è tutto alle spalle. Ho passato momenti bui, è vero, ma credo sia importante come ci si rialza e non come si cade”.
Del nuovo coach, quell’Heinz Gunthardt che più per il suo passato da atleta si ricorda per essere stato a lungo al fianco di Steffi Graf, Ana non parla. Ciò che invece tiene a precisare è che “da due settimane le sensazioni sono positive. Mi sento bene, e naturalmente sono contenta di queste vittorie, significano molto per me”.
Tra i miglioramenti più evidenti di certo la battuta, in passato molto incostante. “Ho lavorato molto al servizio, anche se ancora lo considero un work in progress. E’ bello vedere risultati concreti quando si sa di aver lavorato così bene”.
Dell’incontro odierno contro Nadia Petrova, vinto dalla serba 6-2 7-5 in 1 ora e 16, meritano una citazione le statistiche del primo parziale: 92% di punti conquistati con la prima di servizio, 60% con la seconda, in calo nella seconda frazione ma pur sempre di rilievo.
L’avversaria? L’ennesima russa “picchiaeripicchia” dopo Azarenka (bielorussa, ma ci siamo vicini) e Dementieva. Quest’oggi è toccato alla Petrova inchinarsi alla superiorità dell’ex numero uno. Che si sia abituata al cliché? Domani il nodo verrà sciolto. Contro la Martinez Sanchez, una che non dà ritmo e che gioca sulla sorpresa, la condizione della bella serba si paleserà come una cartina tornasole, sempre che le nubi ci concedano il lusso di poterne godere.
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