LA STORIA – Mackenzie McDonald si qualifica a Cincinnati senza avere un solo punto ATP. Non era mai successo. Ma non passerà professionista, non subito. Meglio la UCLA, come tutta la sua famiglia.
Mackenzie McDonald non ritirerà il prize money di Cincinnati: se lo facesse, non potrebbe iscriversi all'università
Di Riccardo Bisti – 12 agosto 2013
Qualificarsi per un Masters 1000 senza avere punti ATP: è successo anche questo. L’autore dell’impresa si chiama Mackenzie McDonald, 18enne di Piedmont, California. Fino a tre giorni fa era un signor nessuno, oggi è il personaggio del giorno. E’ il fiore, l’oasi nel deserto di un tennis americano senza top 20. Ma adesso c’è questo ragazzo, dai lineamenti vagamente orientali, che sabato ha sconfitto Nicolas Mahut (n. 77 ATP) e poi ha centrato il main draw battendo Donald Johnson (n. 100), entrambi in tre set. “Mi sto solo divertendo – ha detto McDonald, che lunedì prossimo farà il suo ingresso nel ranking ATP – Ho 18 anni e giocherò un Masters 1000 da qualificato. E’ un’esperienza unica”. McDonald non è un carneade: un anno e mezzo fa fu semifinalista all’Australian Open Junior, poi non ha più combinato granchè. O almeno, nulla che facesse pensare a un exploit del genere. Dopo l’estate dovrebbe iscriversi al college, presso la UCLA. Pare che Cincinnati non gli farà cambiare idea. McDonald si allena a Berkeley, in California, ed è seguito dall’ex top 10 Wayne Ferreira e Rosie Bareis. Ferreira lo segue da quando aveva 11 anni. La scorsa settimana ha perso negli ottavi dei campionati USTA Under 18 a Kalamazoo, in Michigan. Quando uscì dal campo, deluso dalla sconfitta, è stato fermato dall’ex pro Jay Berger, oggi tecnico USTA, che gli ha offerto una wild card per le qualificazioni di Cincinnati. C’è rimasto di sasso. “Non sapevo neanche che ci fosse questo torneo. Ero pronto ad andare in Indiana a giocare un torneo di livello college. Ma poi ho realizzato l’importanza dell'occasione e ho deciso di provarci”.
La qualificazione a Cincinnati gli garantirà 35 punti ATP. Entrerà nel ranking direttamente al numero 650 ATP, il che gli consentirà di giocare senza problemi nel circuito future. Ma potrebbe non essere finita qui: nella notte italiana, se la vedrà con David Goffin. Se ha superato Mahut e Johnson, può sperare di giocarsela. Il pregio di McDonald? L’umiltà. Nello spogliatoio se ne sta in un angolo, osserva i campioni e cerca di imparare da loro. “Lo faccio in tutte le cose. Da come mangiano, a come fanno stretching, a quali massaggi si sottopongono, persino la doccia prima di scendere in campo. Li osservo con attenzione, hanno una cura tutta particolare per il fitness. Prima di giocare contro Mahut sono andaato in palestra e ho fatto cinque minuti di cyclette, ma ho visto Kei Nishikori fare alcuni esercizi e Maria Sharapova al lavoro sulla macchinaa TRX. Sono piccoli dettagli che vorrei portare nella mia routine”. Nella sua avventura in Ohio, McDonald avrà un unico svantaggio: non si porterà a casa i 10.830 dollari destinati a chi perde al primo turno. Dovesse intascarli, diventerebbe un professionista e perderebbe l’eleggibilità per il college. E non ne ha alcuna intenzione. Vuole continuare a sviluppare il suo tennis a Westwood, seguendo una profonda tradizione familiare che ha visto nonno, zio e papà frequentare la UCLA. Così come la sorella Dana, impegnata nel team di ginnastica dell’Università di Los Angeles.
“Ho ancora molto da imparare e da sviluppare – dice McDonald – per questo andrò al college piuttosto che diventare professionista. Sto ancora crescendo, sono piuttosto leggero. Al college potrò avere una crescita importante, soprattutto sul piano fisico. Cercherò di conoscere tutti i professionisti che bazzicano al college. Mi è già capitato di palleggiare con Christian Groh, l’allenatore di Tommy Haas. Sto imparando molto da lui. Mi è capitato di scambiare qualche palla anche con Tommy. Dalla UCLA imparerò molto”. Secondo lui, i successi a Cincinnati hanno due ragioni: un ottimo servizio e una maggiore rilassatezza rispetto agli avversari. “Dopo il match contro Mahut ho ricevuto centinaia di messaggi, e ancora di più dopo la qualificazione di domenica”. Chissà se questi risultati convinceranno la USTA a farlo giocare allo Us Open, dove avrebbe voluto entrare dalla porta principale. In caso di successo ai campionati nazionali Under 18, infatti, avrebbe ottenuto una wild card. “Per questo ho giocato con una grande pressione addosso”. La stessa che è venuta meno a Cincinnati, dove è diventato il pesciolino da sbranare per i media americani, affamati di nuove storie e nuovi personaggi. Ma finchè in campo è lui il predatore, gli va bene così.
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