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Basta uno sguardo per accorgersi che il suo tennis è chiaramente ispirato a Maria Sharapova, nel look, nell’esecuzione del diritto, e pure nel modo di stare in campo. È capitato addirittura che fra un punto e l’altro si mettesse spalle alla rete a simulare i colpi proprio come “Masha”, e le ambizioni sono calibrate verso quei livelli, se non addirittura più in alto. “Voglio diventare numero uno del mondo e vincere ogni torneo del Grande Slam. Questa vita mi cosa un sacco di sacrifici, perché devo viaggiare tantissimo, ma mi piace farlo come mi piace giocare i grandi tornei. Non mi interessa se non posso vivere come una persona normale o andare a scuola, perché adoro ciò che faccio, la mia carriera e come stanno andando le cose”. Non potrebbe essere altrimenti per una che ha preso la prima racchetta in mano a due anni, guidata dal padre, e già a 11 è entrata in contatto con Nick Saviano, il coach statunitense che ha già avuto un’influenza molto importante nella formazione di Sloane Stephens e Genie Bouchard. “È sempre bello lavorare con persone che si impegnano al massimo – ha detto Saviano – e lei e la sua famiglia lo stanno facendo per diventare una grande giocatrice. Ha qualità incredibili nel modo di colpire la palla, ha fondamentali di altissimo livello, sa giocare la volèe, ha un buon tocco. È una grande atleta e ha grande potenza: è come se facesse esplodere la palla, e colpisce vincenti con grande naturalezza. In più, ha la determinazione giusta per diventare qualcuno nel tennis e ottenere il massimo da sé stessa”.
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Alla fila di aziende fuori casa, pronte a investire sul suo tennis come su un aspetto che a livello d’immagine potrebbe fare la sua bella parte, ci pensa il manager IMG Gary Swain, uno che ha lavorato a lungo con niente meno che John McEnroe. Sul Campo 6 c’era anche lui, insieme alle quattro persone che sono volate a Parigi insieme ad Amanda con una settimana d’anticipo rispetto all’inizio del torneo, proprio come le top player: mamma Olga, il trainer Andy Hanley, lo sparring Maxsim Fomine e il nuovo coach Henner Nehles, tedesco già a fianco di Jankovic e Querrey, prima di trovare posto nei programmi USTA. Una situazione che basta e avanza per spiegare ciò che le ruota attorno, ma le ha comunque permesso di vivere il suo primo Slam con lo spirito giusto per una quindicenne. “Mi godo ogni autografo e spero di incontrare Djokovic perché ancora non ci sono riuscita”, ha raccontato con l’aria di chi prima o poi la sala interviste principale la riempierà, magari senza chewing-gum in bocca e con risposte via via sempre più articolate. Per ora sono molto simili al suo tennis: velocissime. Serve e spinge, col diritto (un po’ costruito, ma comunque già pesante) come col rovescio, senza pensare troppo. Un potenziale devastante, aiutato da un fisico già attorno al metro e 80 nonostante altri 2-3 anni di tempo per crescere, sul quale ci sarà da lavorare, specie per eliminare qualche peccato di gioventù che le è costato il match di oggi e gliene costerà altri, ma che vale già tantissimo. E che sicuramente la obbligherà a rimandare ancora il sogno di diventare medico chirurgo: ha detto che proverà a coltivarlo con l’università online durante la carriera, per poi buttarcisi una volta mollato il tennis. Ma viste le premesse sembra un futuro più lontano che mai.