Non si ferma la crescita del primo Slam della stagione: negli ultimi quindici anni ha più che triplicato il suo montepremi, fino a mettere sul piatto 50 milioni di dollari australiani, circa 35 milioni di euro. Crescono i premi per i vincitori, ma anche per gli sconfitti delle qualificazioni.Il comitato organizzatore dell’Australian Open ha un grande pregio: non solo cresce, ma lo fa dando la stessa attenzione a tutte le parti interessate. E così l’impianto di Melbourne Park ha completamente cambiato faccia, passando dal peggiore al migliore dei quattro a ospitare i tornei del Grande Slam, i servizi offerti a giocatori, pubblico e addetti ai lavori hanno reso il primo Major dell’anno il più amato, e l’incremento costante nei montepremi mette tutti d’accordo, dai più ai meno forti. La notizia delle ultime ore è il nuovo aumento, che ha portato il prize money dell’evento alla nuova cifra record per un torneo di tennis di 50 milioni di dollari australiani, l’equivalente di poco meno di 35 milioni di euro. Numeri da urlo se si considera che in 15 anni i soldi messi sul piatto dagli organizzatori sono più che triplicati, registrando un aumento corposo nelle ultime stagioni. Rispetto al 2016 il montepremi è cresciuto del 14%, con i vincitori dei tornei di singolare che si porteranno a casa la cifra (identica per maschi e femmine) di 3,7 milioni di dollari australiani, oltre 2 milioni e mezzo di euro. Tuttavia, come accennato, ciò che accontenta tutti i giocatori è che la crescita non va a soddisfare solo i migliori, quelli che di fatto fanno incassare più soldi ai tornei (e perciò è giusto che guadagnino di più), ma premia anche chi perde nei primi turni, qualificazioni comprese, con aumenti addirittura più significativi rispetto a quelli riservati agli assegni più corposi.
L’eliminazione al primo round del main draw frutterà la bellezza di 35.000 euro, il 30% in più rispetto allo scorso anno, quella al secondo turno un 19% in più, mentre chi perderà al terzo turno si porterà a casa 130.000 dollari australiani, il 20% in più rispetto a quanto avrebbe incassato dodici mesi prima. “Siamo impegnati a migliorare la retribuzione – ha detto il CEO dell’evento Craig Tiley – per garantire che ogni professionista sia compensato nella maniera adeguata”. Parole alle quali seguono i fatti: il montepremi complessivo delle qualificazioni (a 128 giocatori) è salito del 39%. Vuol dire che chi fallirà l’ambito approdo nel main draw, che per una certa fascia di giocatori garantirebbe delle entrate economiche fondamentali per programmare a dovere un’intera stagione, potrà consolarsi con oltre 17 mila euro. Una cifra sbalorditiva se paragonata ai circa 1.500 euro che un giocatore va a incassare superando un paio di turni in un torneo Challenger di alto profilo, dove il livello è molto simile a quello delle qualificazioni Slam.
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