Una doveva vincere, ma nessuna delle due ha perso. Venerdì 25 agosto, il Campo numero 4 di Flushing Meadows ha ospitato un match colmo di significati. Ok, in palio c'era un posto nel main draw dello Us Open, foriero di un assegno di 50.000 dollari. Tuttavia, Allie Kiick e Victoria Duval sanno bene che un sostanzioso bonifico non vale quanto la gioia della salute. Gli almanacchi ricorderanno che in tabellone c'è andata la Kiick: mentre conduceva 6-3 1-0, la Duval ha alzato bandiera bianca per un problema alla coscia sinistra, emerso al turno precedente, contro Yafan Wang. Ma conta di più la sincera amicizia tra due ragazze che hanno sviluppato il loro legame durante un periodo da incubo, in cui entrambe hanno dovuto lottare con problemi al ginocchio ma, soprattutto, hanno dovuto sconfiggere un tumore. “È stato sorprendente ritrovarci qui dopo quello che abbiamo passato” ha detto la Kiick, per la prima volta nel tabellone principale dello Us Open. “Quando vivi qualcosa di tragico, non sai mai cosa ti aspetta – ha aggiunto la Duval – ovviamente volevo vincere, ma non posso essere troppo delusa, tenendo conto di quanto ho lavorato e quanto cuore ho messo in campo. Più che altro, sono dispiaciuta di non aver potuto fare quello che avevo in mente. Siamo due ottime giocatrici, due lottatrici, sono felice per Allie e non vedo l'ora di seguirla nei prossimi match”. La Kiick non voleva vincere in questo modo, ma i punti intascati le permetteranno di fare un ben salto rispetto all'attuale 633esima posizione. Prima di uscire dal campo, si è avvicinata alla sua amica per consolarla. Le ha detto di tenere duro, che arriveranno momenti migliori e che farà grandi cose. Nel 2014, la Duval si è sottoposta a chemioterapia dopo aver scoperto di avere il Linfoma di Hodgkin. In quei giorni, la Kiick si è spesso recata a trovarla. Giocavano a carte, si incoraggiavano a vicenda. L'anno dopo, lei avrebbe dovuto sconfiggere un melanoma.
ALLIE KIICK: “GRAZIE A KATHY RINALDI!”
Prima della partita si erano scaldate insieme, ma ben presto si è capito che la partita non ci sarebbe stata. “Non è mai facile ritirarsi, ma ho dovuto pensare a quello che sarebbe meglio per la mia carriera” ha detto la Duval. Per la Kick, questa qualificazione, è un minuscolo indennizzo dopo la sfortuna che negli anni passati l'ha portata ben quattro volte sotto i ferri (due al ginocchio sinistro, altrettante al destro), le ha fatto contrarre la mononucleosi e, infine, l'ha costretta a vivere la tragedia del melanoma. Figlia dell'ex running back dei Miami Dolphins Jim Kiick, ha vissuto la sua personale tragedia il 18 agosto 2015, quando ha ricevuto una telefonata prima di fare un allenamento in piscina. Il medico le disse della malattia. “Da allora non ho più sentito una parola. Ho chiamato mia madre, in lacrime. Piangevo istericamente”. La povera Allie è rimasta 693 giorni senza giocare un torneo ufficiale. L'abbiamo rivista in campo lo scorso 5 giugno a Bethany Beach, nel Delaware. Allora, diceva che giocare allo Us Open era un'utopia. Si sbagliava. “La mia vita è completamente cambiata – dice la Kiick – negli ultimi due anni ho ripreso abitudini da persona normale. Sono andata a scuola, ho lavorato. Devo ringraziare Kathy Rinaldi, la mia coach (è anche capitana di Fed Cup, ndr). Mi è sempre stata vicina, senza di lei non sarei qui. Ha creduto in me quando ero io a non crederci più. Mi ha accolto a braccia aperte, ma devo dire che la USTA ha fatto altrettanto”. Superato il primo turno delle qualificazioni, qualche giorno fa, diceva che un eventuale piazzamento nel main draw avrebbe significato tutto. “Ma ho imparato ad avere pazienza. Prima ero impaziente. Certo, è difficile, perché a volte penso di essermi giocata tutta la mia pazienza negli ultimi due anni e mezzo”. Ha dovuto aspettare solo qualche giorno prima di poter gioire. Per continuare a farlo, dovrà battere Daria Gavrilova. A questo punto, vietato porre limiti alla provvidenza.