Il Direttore Tecnico della federazione francese, Pierre Cherret, lancia l'allarme: a suo dire, il sistema non funziona. I bambini iniziano troppo tardi, poi non c'è una preparazione adeguata per l'avvio dell'attività internazionale. “Pensavamo che avere quattro top-15 fosse normale, forse ci siamo addormentati”.

L'investitura è arrivata senza particolari annunci. Tuttavia, se date un'occhiata al sito della Federazione Italiana Tennis, nella sezione dedicata al Settore Tecnico, troverete una precisa indicazione dei ruoli, dopo che per anni le gerarchie non erano state troppo chiare. L'attuale Responsabile Tecnico del Centro di Tirrenia è Filippo Volandri, mentre per gli Over 18 c'è Umberto Rianna e per gli Under 18 Giancarlo Palumbo (che è anche responsabile organizzativo). Ci sono anche tre tecnici per il gruppo femminile (Antonella Serra Zanetti, Maria Elena Camerin e Fausto Scolari): a proposito di donne, sembra proprio che dall'anno prossimo nascerà un Centro Tecnico femminile, a Formia. Un modo per cercare di risollevare la drammatica carenza di talenti proprio laddove siamo stati sul tetto del mondo. Per intenderci, l'ultima italiana a entrare per la prima volta tra le top-100 rimane Camila Giorgi, ormai quasi sette anni fa. Ma questa è un'altra storia. Difficilmente Volandri rilascerà dichiarazioni come quelle di Pierre Cherret, suo omologo nella federtennis francese. Nominato lo scorso febbraio, Cherret (51 anni, storico coach di Cedric Pioline, con il quale ha vissuto due finali Slam: Us Open 1993 e Wimbledon 1997) ha parlato con l'agenzia AFP e ha criticato il sistema di insegnamento francese, invitando a una forte autocritica. Se è vero che tra un mese i bleus giocheranno la finale di Coppa Davis, si sono ritrovati per la prima volta dopo 12 anni senza un top-20 (mentre l'Italia ne ha due, come non accadeva dai tempi della presidenza di Sandro Pertini). Hanno comunque dieci top-100, compreso il 20enne Ugo Humbert.

"SI COMINCIA TROPPO TARDI"
Cherret si è soffermato sul fatto che i giovani francesi iniziano a giocare troppo tardi
. “La mancanza di ricambi dopo i Moschettieri Tsonga, Monfils, Gasquet e Simon è una realtà. Da qui deve nascere una sfida, dobbiamo porci delle domande sul nostro sistema di formazione, cosa è stato e di cosa ha bisogno per avere successo oggi. In passato abbiamo avuto quattro top-15 e due top-10 e abbiamo pensato che fosse tutto normale. Potremmo aver pensato che funzionasse e forse ci siamo addormentati, convinti che avremmo continuato a nutrirci di campioni. Ma non è andata così, e all'estero le cose si muovono”. Secondo Cherret, troppi club francesi accolgono i bambini soltanto quando hanno compiuto 6 anni. A suo dire, oggi, si cominciano a tirare i primi colpi all'età di 3 anni. “Se li prendiamo a 6, iniziano ad allenarsi a 8 – dice Cherret – americani, asiatici, cechi, ucraini, italiani… iniziano molto prima. Abbiamo accumulato due anni di ritardo”. Per la prima volta, un tecnico francese riconosce che in Italia c'è qualcosa che si fa meglio. Inoltre, prosegue Cherret, il sistema francese non è adatto a preparare i ragazzini a entrare nel circuito internazionale, che inizia all'età di 12 anni. “In Francia la precocità non è vista di buon occhio, ma oggi è necessaria per arrivare ad alto livello nel nostro sport”. Secondo Cherret, che aveva lanciato nel professionismo Tatiana Golovin prima di entrare nei quadri tecnici della FFT, la Francia deve mettere in discussione il suo sistema di allenamento. E c'è andato giù pesante, ponendosi una serie di domande retoriche.
– Come addestriamo i nostri giocatori alla specificità del tennis?
– Insegniamo il lavoro dopo averli addestrati?
– Sanno come comportarsi con i media, sanno com'è una struttura organizzativa, un agente, il circuito ATP, le difficoltà che incontreranno?

UN CLIMA FERTILE PER LE CRITICHE
A suo dire, tutte le risposte sono negative. “Di recente ho parlato con Jo Wilfried Tsonga e mi ha detto che, quando è approdato nel professionismo, non aveva la minima idea sul come comportarsi con i media o con i potenziali manager”. Un altro aspetto su cui la Francia sarebbe in ritardo è l'aspetto mentale. Hanno uno staff numeroso per quanto riguarda allenatori, preparatori atletici, fisioterapisti e medici. “Mentre il reparto dedicato alla preparazione mentale era piccolo, con una sola persona che veniva di tanto in tanto. Oggi stiamo schierando uno staff completo che va dai più piccoli fino ai ragazzi più grandi. Ogni età ha le sue problematiche: stato d'animo, concentrazione”. Affermazioni pesanti, per certi versi coraggiose, perché sanciscono l'autocritica verso un mondo che lo stesso Cherret vive in prima persona dal 2004, sia pure con ruoli diversi: dal 2004 al 2011 è stato responsabile dell'alto livello (gli sono passati accanto futuri professionisti come Mannarino, Serra, Mahut, Gicquel e il povero Mathieu Montcourt), poi nel 2011 è passato al settore femminile. Va detto che, in questo momento, c'è un clima politico favorevole: il presidente FFT Bernard Giudicelli (lo stesso che aveva annunciato la sua nomina a DT) è sempre più isolato dopo le dimissioni dal Board ITF, con i giocatori che non lo possono vedere e gli hanno addirittura inibito l'ingresso negli spogliatoi del team di Davis. E la stampa – soprattutto L'Equipe – non è certo tenera nei suoi confronti. Sull'edizione di ieri è uscito un articolo che riassume il suo ultimo – travagliato – anno e mezzo. E allora, anche se si prende lo stipendio dalla FFT, è più semplice esprimere pareri forti ed eventualmente critici. “Spero di non sentire mai gli allenatori stranieri rivolgersi ai loro allievi e dire: 'Stai giocando contro un francese. Aspetta, abbi pazienza, perché prima o poi succederà qualcosa'” ha concluso Cherret. Alzi la mano chi avrebbe mai immaginato uno scenario simile.