L’argentino continua ad avere dolori al polso sinistro. In queste ore è tornato negli Stati Uniti, dal medico che l’aveva operato, per effettuare “controlli pendenti”.
Del Potro non ha avuto dolori fino al torneo di Sydney. Ma poi…
Di Riccardo Bisti – 28 gennaio 2014
Al di là delle dichiarazioni di Jorge Viale, ex cronista di “Olè” che oggi gli fa da portavoce, le ultime notizie su Juan Martin Del Potro sono tutt’altro che incoraggianti. L’argentino, che ha appena raggiunto la quarta posizione del ranking ATP, è tornato in Minnesota per farsi controllare il polso sinistro da Richard Berger, uno dei massimi esperti del settore, lo stesso che lo aveva operato tre anni e mezzo fa. Sembra evidente che qualcosa lo preoccupi: non si effettua un viaggio del genere se non c’è un timore, legittimo o meno. Prendiamo il comunicato ufficiale: “Juan Martin Del Potro ha viaggiato questa notte a Rochester, in Minnesota, per effettuare un consulto con il dottor Richard Berger, presso la Clinica Mayo, per il dolore ricorrente al polso sinistro. Il dolore ha ripreso a manifestarsi all’inizio dell’Australian Open e si aggravava nel momento in cui le partite si allungavano. Il tandilense si era sottoposto per l’ultima volta a un’infiltrazione durante i tornei preparatori allo Us Open 2013, quando era tornato a soffrire dei dolori che lo avevano già colpito nel 2012 (Cincinnati, Us Open e Coppa Davis), nonché all’inizio del 2013 (Marsiglia, Dubai, Indian Wells e Miami). Le infiltrazioni, unite al lavoro medico e fisioterapico, gli hanno permesso di giocare senza alcun dolore fino al torneo ATP di Sydney. Ha avuto forti dolori a Melbourne, e al ritorno in patria ha curato la mano per sfiammare la zona. Essendoci studi pendenti che il dottor Berger voleva realizzare, Del Potro lo ha raggiunto questa notte per realizzarli”.
Tra le righe, si intravedono segnali allarmanti. Nonostante i tempi dell’operazione siano lontanissimi (l’intervento risale al maggio 2010), Del Potro non si è mai del tutto liberato dai problemi al polso. In realtà, non era del tutto imprevisto. Tanti medici, all’epoca, dissero che l’operazione non gli avrebbe dato la garanzia di tornare a giocare senza dolori. In effetti, è andata proprio così. A parte le difficoltà al rientro (nel 2010 ha praticamente perso tutta la stagione), il dolore è riapparso con una ciclicità inquietante. E adesso appaiono più chiare un paio di cose. In primis, la sconfitta contro Roberto Bautista Agut in Australia ha una spiegazione non soltanto tecnica, ma anche fisica. E poi c’è la vicenda legata all’attrezzatura, che aveva superato i limiti del grottesco. Pur di non cambiare telaio, “Palito” ha continuato a giocare con le sue vecchie Wilson del 2009, ormai uscite di produzione. Gliene erano rimaste appena due. Non è azzardato pensare che il timore di provare nuove racchette fosse legato ai problemi al polso. Ma adesso c’è un presente nebuloso da affrontare, e qualche preoccupazione c’è. Intanto il circuito ATP non aspetta, con Palito chiamato a difendere i tanti punti conquistati tra febbraio e marzo dell’anno scorso, tra cui la vittoria a Rotterdam e la finale a Indian Wells. E poi il timore di non tornare più quello di prima, quello che nel 2009 sembrava pronto a minacciare i più forti. Ha impiegato tre anni per riprendersi la quarta posizione ATP conquistata dopo lo Us Open 2009, e adesso rischia di bloccarsi di nuovo.
Curiosamente, il problema arriva alla vigilia di Argentina-Italia di Coppa Davis, un match a cui “Palito” non avrebbe partecipato a causa degli screzi con l'entourage argentino. I rapporti non sono buoni, nonostante i continui messaggi distensivi inviati da Martin Jaite e Arturo Grimaldi, rispettivamente capitano del team e presidente AAT. Il paziente lavoro diplomatico aveva ottenuto una piccola apertura in vista dei quarti di finale. Tuttavia, i fatti di questi giorni fanno passare in secondo piano la vicenda agonistica e – paradossalmente – aiutano il team argentino. Se Del Potro fosse stato in squadra, una rinuncia a pochi giorni dal match avrebbe destabilizzato l'ambiente. Invece il team argentino si allena con tranquillità, ha la formazione praticamente stabilita (Berlocq e Monaco in singolare, Schwank-Zeballos in doppio) e potrà giocare a cuor leggero con l’Italia. E’ ironico pensare alle polemiche di ottobre-novembre, quando Del Potro si è sentito “sotto pressione”, tanto da litigare con alcuni giornalisti e poi decidere di saltare il match contro l’Italia. Col senno di poi, per gli argentini è stato meglio così. Qualcuno potrebbe pensare che è la punizione per un comportamento troppo “da star”, con la pretesa di un trattamento diverso rispetto ai compagni. Ovviamente, la speranza è che non sia nulla di grave e che Del Potro possa riprendere giocare quanto prima, magari a partire dal torneo di Rotterdam, dove è campione in carica. Ma sarà pronto per la settimana del 10 febbraio?
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