Camila Giorgi ha rinunciato alla convocazione in Fed Cup e andrà incontro alle conseguenze del caso. La sua avventura con la FIT è finita, il padre sostiene di aver trovato un nuovo luogo dove allenarsi. E conferma di non avere troppa dimestichezza con i contratti. 

Camila Giorgi ha un vantaggio: quello che le accade intorno le scivola addosso. Il bello e il brutto se lo prende tutto papà Sergio, figura indissolubile per la sua carriera e la sua vita. E così è scesa in campo a Katowice senza chissà quale zavorra per il “caso” che ha monopolizzato l'attenzione in questi giorni. La Giorgi ha battuto con un doppio 6-4 la bielorussa Aliaksandra Sasnovich (n.100 WTA) e approda negli ottavi nel torneo polacco, dove ha raccolto due finali negli ultimi due anni. Adesso se la vedrà con la russa Ekaterina Alexandrova (n.264). Ma la notizia riguarda il suo rifiuto alla Fed Cup. Niente Spagna-Italia, probabilmente addio alla nazionale e – forse, chissà – anche all'Italia. Detto che il suo posto a Lleida sarà preso da Karin Knapp, emerge una certezza: da un giorno all'altro, la FIT è diventata uno dei tanti investitori-finanziatori che i Giorgi hanno incontrato nel loro lungo girovagare. Ma il pacchetto offerto dalla Federtennis era certamente più ampio di quelli che in passato hanno aiutato i Giorgi a proseguire la loro attività. A costo di essere noiosi, è opportuno ricordare che i problemi alle spalla di Camila si sono risolti solo a seguito dell'intervento dello staff medico federale (secondo papà Giorgi, i medici americani erano stati disastrosi, mentre era andata meglio con quelli francesi), e che la migliore stagione di Camila è stata il 2014, quando accanto al padre c'era il giovane coach laziale Daniele Silvestre. Nonostante i risultati e il buon feeling tra Camila e il coach, quest'ultimo ha cessato di seguirla senza un'apparente ragione. Lo sbarco in Italia dei Giorgi ha anche dato una chance ad Amadeus, fratello minore di Camila e aspirante calciatore, che ha avuto l'opportunità di svolgere provini in più di una società (ma nessuna lo ha tesserato). Insomma, al di là di quanto scritto sul famoso contratto (non l'abbiamo letto, ma abbiamo la certezza che una mancata risposta a una convocazione avrebbe comportato la restituzione del prestito d'onore), la carriera di Camila ha certamente tratto beneficio dalla partnership con la FIT.


NIENTE FED CUP CON ALTRI PAESI

Adesso cosa succederà? Partiamo dalle certezze. Salvo eventuali riavvicinamenti con la FIT (che sarebbero clamorosi), la Giorgi non rappresenterà più nessun paese in Fed Cup. Non che sia un problema per papà Sergio, da sempre “nemico” della manifestazione. A suo dire, si tratta di una competizione tra Federazioni e non tra paesi. Avendo rappresentato l'Italia per tre anni, nessuna naturalizzazione potrà consentire alla Giorgi di accumulare presenze con un'altra nazionale. Non ci sono certezze sul futuro tecnico di Camila: se da una parte, papà Sergio continuerà a seguirla, ci si domanda dove andrà ad allenarsi. In Italia o all'estero? Parlando con Sergio Palmieri, Giorgi Senior ha detto di avere già una soluzione in mano. In Italia c'è Giacomo Miccini, attuale fidanzato di Camila e molto “gesticolante” durante il match contro la Ivanovic a Indian Wells. Chissà se un'eventuale nuova soluzione coinvolgerà Miccini, oppure se i Giorgi sceglieranno un'altra strada, l'ennesima, dopo aver vissuto a Macerata (dove Camila è nata) fino al 1999, poi a Pesaro, Milano, Como, Valencia, Palma de Maiorca, Parigi (dal 2005 al 2010), Miami (con le varie sortite in giro per gli States) e infine Tirrenia.


IL PRECEDENTE CON LA PRO TENN INTERNATIONAL

In tutta questa storia, come ha confermato Sergio Palmieri nell'intervista rilasciata al “Messaggero”, emergerebbe l'allergia di Sergio Giorgi ai contratti. Vi abbiamo ampiamente relazionato sul caso di Dominic Owen e della sentenza che gli aveva dato ragione, obbligando i Giorgi a saldare il debito con un prelievo forzoso dal montepremi dello Us Open 2014, ma c'è un'altra storia che confermerebbe la tesi. Il 27 novembre 2011, quando risiedevano ancora a Miami, i Giorgi avevano siglato un accordo con la ProTenn International, società di Alex Ramirez, che aveva garantito un prestito di 15.000 dollari (a interessi zero) da restituire in un periodo tra i 90 e i 180 giorni. L'accordo prevedeva che ProTenn rappresentasse in tutto e per tutto la Giorgi ed era stato regolarmente firmato. Come ogni accordo, prevedeva un preavviso di almeno 30 giorni in caso di rescissione. Ramirez non ha mai rivisto i soldi investiti in prima persona e aveva trovato un investitore che avrebbe speso 350.000 dollari per sostenere l'attività della Giorgi. Va detto che le proposte non erano troppo vantaggiose per Camila (l'investitore chiedeva in cambio il 50% dei guadagni, che si sarebbe ridotto al 30% una volta che la Giorgi avrebbe superato i 2 milioni di dollari di guadagno: ad oggi Camila è a quasi 1.800.000). Inizialmente Sergio si disse d'accordo, poi all'ultimo rifiutò di firmare. Ci poteva stare, ma questo non lo esentava dall'obbligo di rimborsare Ramirez ed eventualmente recedere dall'accordo con la Pro Tenn International in modo regolare, invece è semplicemente sparito. Ramirez non ha escluso di fare causa ai Giorgi, ma potrebbe anche lasciar perdere perché un eventuale causa gli costerebbe di più dell'eventuale guadagno. Da parte sua, la FIT potrà legittimamente richiedere quanto dovuto e la Procura Federale aprirà un procedimento che però non avrà grossa valenza, poiché la carriera internazionale della Giorgi proseguirà senza conseguenze. Sarà interessante vedere se e in che modo la FIT riuscirà a tornare in possesso del famoso prestito d'onore. Intanto una certezza sembra acquisita: la storia d'amore tra i Giorgi e l'Italia del tennis sembra definitivamente conclusa.