Lo scorso 15 dicembre lo Scriba è stato ricordato e celebrato nell’aula magna della Cattolica da alcuni dei suoi colleghi e compagni di strada. E’ stata l’occasione per illustrare i progetti che grazie a Francesco Rognoni, Andrea Canova e Pierangelo Goffi faranno rivivere i mille documenti e testimonianze di una vita speciale
Una serata speciale: per ricordare una persona speciale e festeggiare un nuovo inizio. La serata è stata quella del 15 dicembre, nell’aula magna della sede bresciana dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore, la persona speciale Gianni Clerici, lo Scriba. Il nuovo inizio riguarda il ‘fondo’ che la famiglia di Gianni ha voluto donare alla Cattolica su iniziativa di Francesco Rognoni, professore ordinario di letteratura inglese e americana, affidato alla passione alla cura di Pierangelo Goffi, responsabile della biblioteca universitaria, e che ora è in attesa di essere ordinato, catalogato, studiato presso il Centro Documentazione e Ricerca Raccolte Storiche diretto dal professor Andrea Canova.
La sterminata biblioteca ‘clericiana’, che comprende oltre mille volumi e la collezione completa della nostra rivista, Il Tennis Italiano, sulla quale il diciottenne Clerici esordì come giornalista nel 1948 prima di essere ingaggiato da Gianni Brera alla Gazzetta dello Sport e passare poi al Giorno e a Repubblica. E poi deliziosi quaderni di appunti, le agende piene di poesie, oltre duecentocinquanta poster originali, le prime stesure dattiloscritte dei romanzi – una delle quali corretta a mano da Giorgio Bassani – l’epistolario fitto di corrispondenza con grandi personaggi del mondo artistico e culturale italiano, da Vittorio Gassman a Giovanni Raboni, a Mario Soldati. C’è anche una commedia, El General Pirla, liberamente tratta dal Miles Gloriosus di Plauto, e il disco-documentario realizzato da Mario Giobbe, con il contributo di Gianni, in occasione del successo azzurro in Coppa Davis a Santiago del Cile nel 1976. «Quando ho incontrato Gianni nella sua villa di Como – ha raccontato Rognoni, particolarmente interessato ai rapporti letterari e all’amicizia fra Clerici e il romanziere Sergio Ferrero – Mi sono trovato davanti la vista meravigliosa sul lago. Poi mi sono voltato e dietro di me ho visto quella che mi è sembrata una scogliera: la biblioteca di Gianni Clerici».
Un vero tesoro che in futuro potrà diventare il centro di seminari, incontri, convegni, mostre, corsi di studi, e che diverrà consultabile per il pubblico. Andrea Canova ha in mente anche l’istituzione di un ‘Clerici Day’: «Stiamo pensando a una giornata che sarà legata al tennis e a Clerici da sviluppare tutti gli anni – ha spiegato – Tennis e letteratura, tennis e scrittura, tennis e cinema, le possibilità di declinarla sono tantissime». E già da gennaio, come ha spiegato Pieragelo Goffi, nella sede del campus di via della Gazzetta, a Mompiano, verrà allestita una sorta di aula studio vicino alla Biblioteca.
La prima occasione, se vogliamo l’anteprima delle iniziative future è stato il piccolo convegno che il 15 ha raccolto a Brescia alcuni degli amici di Gianni: oltre a chi scrive, Ubaldo Scanagatta, Elena Pero, Carlo Annovazzi, l’ex pro Claudio Mezzadri, più Riccardo Piatti, che ha voluto essere presente con un video. Fra i protagonist anche Emidio Rossi, storico e infaticabile promotore del tennis bresciano e anima del circuiti di Natale, giunto alla 41esima edizione.
Davanti ad una aula magna piena di un pubblico interessato e affascinato dalla personalità dello Scriba, mentre sullo schermo trascorrevano foto poco note di Gianni tennista ancora adolescente, giovane marito accanto alla moglie Marianna, poi giornalista affermato, tutti abbiamo cercato di portare un ricordo originale. Ubaldo con grande autoironia ha testimoniato il suo debito nei confronti di Gianni, e anche di Rino Tommasi («sono un Giotto che non ha saputo superare Cimabue»). Elena ne ha sottolineato la generosità professionale, Claudio ne ha ricordato il cotè ‘svizzero’ e il rapporto che sapeva stabilire con i suoi colleghi. Carlo ha disegnato il Clerici giornalista capace di andare sempre oltre la cronaca, ma partendo sempre dai fatti, dagli eventi analizzati con competenze e maestria linguistica. Una caratteristica che accomunava tutti i componenti di quella straordinaria fabbrica di giornalismo che è stato il Giorno di Italo Pietra, un quotidiano rivoluzionario sulle cui pagine sportive scrivevano oltre a Clerici maestri come Brera, Mario Fossati, Giulio Signori.
Ecco, sì, mi permetto di aggiungere in conclusione: Gianni è stato, senza volerlo, senza farlo pesare, un vero Maestro. Uno da cui era possibile imparare semplicemente standogli vicino: sulle tribune di uno stadio come in giro per musei o la sera a cena. Ci manca, tanto, il Gianni. Ma sapere che i suoi libri e il suo spirito sono conservati con amore a Brescia, dove un gruppo di studiosi di grande qualità li farà rivivere nei prossimi anni, è insieme una grande felicità e una motivazione ad aiutarli in questo compito negli anni che verranno.