Il russo-kazako è diventato famoso per le mattane e i match sprecati, ma l’arrivo del piccolo Vasily ha cambiato la sua prospettiva. Ora punta ad essere un esempio e a vincere finalmente qualcosa di importante
LONDRA – Il suo profilo Instagram, tra un video di un colpo spericolato e un commosso omaggio agli Internazionali e al suo pubblico («Grazie Roma, sei stata la migliore, tornerò sicuramente») si apre con questa frase: «Qualche volte colpisco la pallina gialla», tanto per chiarire subito la caratura del personaggio in questione. Alexander Bublik, 26 anni da compiere il 17 giugno, russo di Gatchina, città a sud di San Pietroburgo, ma naturalizzato kazako nel 2016, ha appena infilato l’ottava vittoria di fila della sua stagione, arrivando per la prima volta al quarto turno in un torneo del Grande Slam, dove sfiderà la testa di serie numero 7, quel Rublev appena superato nella finale di Halle.
Simpatico dissipatore del suo innegabile talento, Bublik è celebre soprattutto per le tante stravaganze in campo, dai servizi “da sotto” (un anno fa, sempre a Wimbledon, servì in questo modo per sei volte in un game, contro Tiafoe) agli smash con il manico della racchetta fino ai tweener frontali, per non parlare delle racchette spezzate nei non rarissimi eccessi di rabbia. Insomma, un repertorio da autentico giocoliere che lo ha reso un idolo per il pubblico soprattutto giovanile ma che non lo ha aiutato molto in termini di classifica e di tornei vinti. D’altra parte lui ha sempre dichiarato di “odiare” il mestiere di tennista, perché da bambino non ha mai avuto un’alternativa. «Mio padre mi ha regalato una racchetta a due anni, e da quel giorno ho potuto solo giocare a tennis, senza che mi sia stato mai chiesto se mi piaceva o no», ha detto in una recente intervista. Ma ora forse le cose stanno cambiando, ad agosto del 2022 è nato Vasily. «Con un figlio il mondo si vede da un’altra prospettiva, non posso più permettermi certe sciocchezze, voglio essere un esempio importante. Di una cosa sono sicuro, Vasily non giocherà a tennis».
Dopo un anonimo tour primaverile sulla terra rossa (al Roland Garros si è arreso al primo turno al nostro Zeppieri, dopo aver vinto per 6-0 il set iniziale) lo sbarco sull’erba ha avuto un effetto rigenerante. Bublik ha trionfato due settimane fa nel torneo di Halle, battendo uno dopo l’altro Coric, Struff, Sinner – ritiratosi sul 7-5 2-0 per il suo avversario – Zverev e Rublev, mentre qui a Wimbledon ha infilato McDonald, Wolf e Marterer. «Ho lavorato tanto nell’ultimo anno – ha detto dopo la vittoria di Halle – i risultati finalmente si vedono». Il successo in Germania – il secondo della carriera – gli è valso il 26º posto nel ranking, record personale (aveva cominciato la stagione sul 37º gradino), soprattutto sta impressionando il comportamento “professionale” tenuto finora a Londra. Le cronache hanno addirittura sottolineato con enfasi il fatto che, nel match di secondo turno con Wolf, Bublik non abbia mai battuto da sotto. Segno evidente che il ragazzone (centonovantasei centimetri di altezza) sta prendendo sul serio il torneo e forse, sottolineiamo forse, la sua carriera. Senza smettere di cercare il colpo ad effetto, ma finalmente con più voglia di non buttarsi via.