Alexander Bublik, diventato papà pochi giorni fa, ha dichiarato di non considerare gli US Open una priorità in questo preciso momento della sua vita
Alexander Bublik, nel corso delle ultime settimane, è diventato papà e questo lieto evento lo ha, per forza di cose, un po’ distratto dal tennis professionistico. La nascita del suo primo figlio lo ha costretto a tornare a casa per star vicino alla sua nuova famiglia e, di conseguenza, il kazako arriva agli US Open con una sola partita sulle gambe. In un’intervista rilasciata a Tennis.com, l’attuale numero 48 delle classifiche mondiali ha spiegato quanto sia difficile, per lui, concentrarsi solo ed esclusivamente sul tennis in queste settimane, dunque non crede di avere grandi chance nel corso degli imminenti US Open, per lui certamente un pensiero secondario rispetto a suo figlio appena nato.
“Non sto pensando più di tanto agli US Open, ad essere sincero: sono appena diventato papà, mi sto abituando a questo nuovo capitolo della mia vita – ha commentato Bublik –. Non è così difficile come dicono alcuni. È molto divertente essere papà anche quando tuo figlio è piccolo, non parla e dorme tutto il tempo. La tua casa diventa ancora più calda e più bella, anche se il bambino sta piangendo e lo fa per ore. È incredibile. Per quanto riguarda la mia carriera, sembra che il 2022 sia un anno normale, senza grandi passi avanti, direi un anno decente. Ho ottenuto il mio primo titolo (Marsiglia, ndr), ma, oltre a questo, niente di straordinario. Non mi sono spinto in avanti nei Masters 1000, non ho avuto grandi risultati negli Slam. Ho avuto delle occasioni, ma non è stato sufficiente. Spero quindi di ottenere risultati migliori nella parte finale della stagione, quando ci saranno i tornei indoor in Europa”.
Viste quste premesse, il kazako potrebbe sembrare un avversario comodo per tutti in quel di New York, ma Biblik non è esattamente di questo avviso. “Non penso che siano molti i giocatori che vorrebbero essere sorteggiati contro di me al primo turno. Posso giocare alla grande alcune volte, in altre giornate più storte posso perdere facilmente. Ma sento che, se il servizio funziona, sono un giocatore piuttosto difficile da battere. Ovviamente aver giocato solo una partita nei tornei di preparazione non mi aiuta. Ma penso che vada bene lo stesso: nel tennis, in fin dei conti, si può iniziare a giocare bene da un momento all’altro e poi, in qualche modo, si arriva in semifinale. L’abbiamo visto molte, molte volte. Tutti possono avere la loro settimana magica, indipendentemente da quanto abbiano giocato nei tornei precedenti. Guardate Borna Coric, nei giorni scorsi, a Cincinnati. Credo che nessuno possa essere sottovalutato, soprattutto nel corso di un torneo importante come questo”.