Un’altra prestazione ricca di alti e bassi per il tennista spagnolo, che si ferma nei quarti di finale dell’ATP 500 di Doha

Foto Ray Giubilo

Doha. Bye Bye, Carlitos. Già contro Nardi il numero 3 del mondo si era smarrito per un set, il secondo, approfittando peraltro in avvio del nervosismo di Luca. Oggi nella sconfitta in tre set (6-3 3-6 6-4) contro Jiri Lehecka ha confermato di non essere ancora nella sua migliore condizione, nonostante il fresco successo sul veloce a Rotterdam. Ha servito meglio, Alcaraz – apparso un po’ smagrito, meno ‘muscolare’ del solito – e fatto più punti, 88, contro 84, ma è mancato negli snodi decisivi, sbagliando ancora troppo e soprattutto sbagliando quando non doveva, come nel terzo set quando si è fatto recuperare un break di vantaggio, e nel game finale. Ma Carlos era sembrato imballato anche a inizio del match. Insomma, l’eterno problema degli alti e bassi, dell’attenzione che si accende e si spegne. «In una partita di tennis si giocano tanti punti», aveva detto ieri. «E rimanere concentrato dal primo all’ultimo non è facile». Si interrompe così per lui, sotto gli occhi di Valentino Rossi presente sul Centrale del Khalifa International Tennis Complex per tifare Matteo Berrettini, la serie di dodici successi consecutivi nei tornei 500 iniziata l’anno scorso a Pechino e continuata quest’anno con Rotterdam. Curiosamente, l’ultima sconfitta contro un giocatore non compreso fra i primi 20 era arrivata lo scorso ottobre contro un altro ceco, Mahac, nei quarti di finale del Masters 1000 di Shangahi.

Per Jiri, la vittoria su Alcaraz, la settima in carriera contro un top 10, e la semifinale che giocherà domani contro il vincitore dell’altro quarto fra Berrettini e Draper, valgono invece il best ranking in carriera che migliora il precedente da n.23 Atp. Il 2024 è stato un anno a due volti per Lehecka, diviso fra il primo titolo Atp ad Adelaide, l’infortunio che l’ha tenuto lontano quasi quattro mesi dai campi, e il ritorno a buoni livelli. «La vittoria più importante è stata quella contro Medvedev a Cincinnati, appena al secondo match dopo il rientro dall’infortunio», ha raccontato. «Non perché non senta di avere quel livello, ma perché arrivava dopo una lunga pausa».

Fra l’altro Jiri lo scorso anno a Madrid aveva raccolto un altro successo di prestigio contro un n.1 spagnolo, battendo Nadal al passo d’addio nel Masters 1000 di casa. «La cosa più importante oggi è stata credere nel mio gioco e non arretrare», dice Jiri, che a Brisbane quest’anno ha vinto il suo secondo titolo da pro. «Anche se nel terzo set ho sbagliato qualcosa, volevo rimanere aggressivo e spingerlo al limite. Ho aspettato il momento per riuscire a mettere insieme tutti i tasselli ed è arrivato quando ho recuperato il break nel terzo set».