foto Ray Giubilo

“Ho appena rivisto un’intervista di quando avevo 12 o 13 anni. Mi chiedevano quale fosse il mio sogno e io dicevo: vincere Wimbledon! Questo è il torneo più bello del mondo, sul campo più bello del mondo, il trofeo più bello del mondo!”. E ora, da pochi minuti, lo ha vinto due volte consecutive: Carlos Alcaraz è in un elenco che comprende Laver, Newcombe, Borg, McEnroe, Becker, Sampras, Federer e Djokovic. Basta così? Non basta: è anche uno dei pochi ad aver trionfato di seguito a Roland Garros e Wimbledon. Come alcuni dei grandi della lista qui sopra, più altri come Lacoste, Fred Perry, Hoad, Nadal. “Quelli che l’hanno fatto sono grandissimi campioni. Io un campione come loro non lo sono ancora”, si schernisce Carlitos e da chiunque altro una frase così suonerebbe come falsa modestia, da lui, un tipo genuino come pochi, come la semplice affermazione che sa di poter fare ancora tanta strada. “Continueremo questo viaggio con il mio team”, dice come se dovesse tornare ad allenarsi subito dopo una delle vittorie più sbilanciate nella storia di Wimbledon. Certo, strada davanti ne ha: a 21 anni, solo Becker e Borg avevano vinto all’All England Club più di una volta.

Come tutti i grandi campioni, Alcaraz è un cannibale. Ha appena vinto Wimbledon e parla di andare alle Olimpiadi e vincere non uno, ma due ori. “Il tennis è così. Un giorno vinci e la settimana dopo devi giocare di nuovo. Adesso mi prendo qualche giorno da passare con la famiglia e gli amici, per liberare un po’ la testa, ma poi vado a Parigi e voglio due ori, singolare e doppio”. Delle statistiche, che dicono che è il più giovane a raggiungere questo e quel traguardo, non si interessa molto. “Le ho viste, ma le guarderò a fine carriera”, dice.

Un dubbio deve essersi insinuato nella sua testa quando sul 5-4 nel terzo set ha avuto tre match point e li ha visti sfumare tutti e tre. “Anche sul 40-0 – dice Alcaraz – sapevo che non era finita. Nole è un combattente incredibile, lo abbiamo visto tante volte invertire la tendenza. E’ stato un momento difficile. Ho cercato solo di stare calmo, di tirar fuori il mio tennis migliore. Sono contento di essere riuscito a trovare le soluzioni”. Ma, sostiene, “devo ancora migliorare tutto. Essere al top del ranking insieme a Jannik Sinner è un bene per il tennis. E’ un bene che ci siano in vetta giocatori giovani e poi con Jannik, l’ho detto tante volte, il rapporto è ottimo”.

Dallo spagnolo non manca un complimento all’avversario, che puntava al 25esimo Slam e all’ottavo Wimbledon, che avrebbe uguagliato il record di Roger Federer. “E’ stato incredibile quello che hai fatto – ha detto Alcaraz a Djokovic sul campo – Fino all’ultimo non sapevi se avresti potuto giocare. E sei arrivato in finale”. Più tardi in conferenza stampa dirà: “Nole è Superman”. Poi i ringraziamenti di rito e la felicità sincera per aver passato a Wimbledon quattro settimane, compreso il periodo di preparazione. Rivela che l’inizio del torneo deficitario per quanto riguarda il servizio lo ha stimolato ad allenarsi di più su un colpo che “in finale è stata la mia arma migliore”. E poi rispetto all’anno scorso, quando era un novellino sulla scena della finale, dice di essersi sentito molto più calmo alla vigilia.

Nel retroscena del Centre Court lo aspettava, in una rara apparizione pubblica dopo l’annuncio della malattia, Katherine, principessa di Galles e patronessa dell’All England Club, e anche appassionatissima di tennis, per uno scambio di battute, davanti a una perplessa principessina Charlotte. Chissà che non si siano accordati anche per qualche scambio sul campo, quando Kate (che già si esibì con Federer) starà meglio.

E stasera la finale dell’Euro di calcio, con la Spagna di nuovo protagonista, stavolta di fronte all’Inghilterra. “Ragazzi, io la mia parte l’ho fatta! Adesso tocca a voi”, dice il campione di Murcia che guarderà la partita con la famiglia e il suo team. Alla vigilia, i calciatori della Roja gli avevano mandato un video di auguri per la sua finale. Ma più che del calcio, Alcaraz è apparso preoccupato dalla prospettiva del classico Champions’ Ball, il ballo dei campioni, la cena di gala dove dovrà vestire lo smoking e danzare con la campionessa del singolare femminile, Barbora Krejcikova. Quando gli vien chiesto se è bravo a ballare, Carlitos si mette le mani nei capelli: “Farò del mio meglio”. E anche in questo caso non è falsa modestia.