L’impressionante crisi di Donald Young non conosce fine. A Toronto ha perso la 16esima partita di fila. “Continuo a lottare, spero di poterci ridere su entro l’anno”. Ma il record negativo si avvicina…
Donald Young non vince una partita da febbraio
 
Di Riccardo Bisti – 7 agosto 2012

 
Lui dice che ha smesso di contare. Forse perché ha perso il conto. L’ultima volta che Donald Young ha vinto una partita risale allo scorso febbraio, quando battè Grigor Dimitrov al primo turno di Memphis. Da allora solo sconfitte. Inesorabili, cattive, una dopo l’altra. Quella contro Jeremy Chardy a Toronto è la numero 16. Il “triste” record di Vince Spadea, che ne perse 21 a cavallo tra il 1999 e il 2000, è sempre più vicino. Ma non stiamo parlando di un giocatore qualsiasi. Stiamo parlando di un ragazzo che otto anni fa, appena quindicenne, era l'unico atleta inserito tra i "Who's Next?" di “Newsweek”. Era la più grande promessa del tennis americano e mondiale. La pelle nera e le lenti a contatto colorate lo rendevano ancora più “personaggio”. Ma, a quanto pare, non sono soltanto gli italiani a faticare nel passaggio da junior a pro. Intendiamoci: Young è ancora giovane e ha tanto tennis davanti a sé, senza dimenticare che qualche mese fa è stato numero 38 ATP. Ma poi è successo qualcosa che nemmeno lui riesce a spiegarsi. Stati Uniti, Marocco, Spagna, Italia, Francia, Gran Bretagna…sono solo alcuni dei paesi dove ha viaggiato senza vincere una partita. Ormai il copione è il solito: viaggia, arriva, gioca, perde e riparte. E’ successo anche alla Rogers Cup, dove è stato ad un soffio dal farcela contro Jeremy Chardy. Perso il tie-break del secondo, si è liquefatto come neve al sole. “Non è divertente – ha detto dopo il 3-6 7-6 6-0 finale – non è certo il miglior momento della mia carriera. Devo solo trovare un modo per uscirne”.
 
Ma cosa può fare? Questo ex ragazzo prodigio, nato a Chicago, ex numero 1 junior, come può tornare a vincere? “Non lo so. Devo continuare a giocare, combattere, competere. E a un certo punto riprenderò a vincere. E’ solo una questione di ‘quando’, perché non c’è dubbio che ce la farò. Spero che accada presto e spero di poterci ridere sopra entro la fine dell’anno”. Di certo oggi non ha voglia di scherzare, anche perché la classifica è schizzata al numero 84 ma è destinata a peggiorare. Vedendolo giocare, tuttavia, si capiscono tante cose. Il servizio non è più potente e preciso, le gambe sono pesanti. E non ha un buon feeling con la racchetta: a inizio anno aveva fatto un po’ di pasticci tra il vecchio telaio Prince e il nuovo Dunlop. Alla fine è tornato a giocare con Prince. “Ma si, ho giocato tutto l’anno con racchette diverse tranne l’ultimo mese”. La sconfitta contro Chardy, non certo un avversario irresistibile, è lo specchio della sua crisi. Avrebbe potuto vincere in due set ma poi è crollato. “E’ una questione di fiducia, ti senti lontano dalla vittoria anche quando è lì, ad un passo”. Il francese ha riassunto tutto in due parole. “Semplicemente ha smesso di giocare. Per questo è stato facile vincere il terzo set”. Young cerca di essere ottimista, e ride quando ripensa all’esperienza olimpica dove ha incontrato LeBron James e gli altri campioni della pallacanestro. Ma sul campo ha subito perso contro Andreas Seppi. Ha recentemente compiuto 23 anni e tutto sommato crede ancora di poter entrare tra i primi 10, zittendo chi lo ha definito un “bluff” o addirittura un “bidone”.
 
“Provo a non pensare alle sconfitte, ma sarei un bugiardo se dicessi che non mi capita mai. Lo faccio, poi nelle interviste mi dicono le cifre. In verità non ne voglio sapere niente perché non aiuta”. E’ la legge dello show-business. Qualche anno fa scrivevano che era la risposta maschile alle sorelle Williams, un afro-americano che avrebbe ispirato intere generazioni di neri a mollare il pallone da basket per impugnare la racchetta da tennis. Tra i suoi estimatori c’era John McEnroe. Lo scorso anno sembrava poter prendere il via: battè Murray a Indian Wells e raggiunse gli ottavi allo Us Open. Un risultato che oggi spaventa, perché se la serie negativa non dovesse interrompersi rischia di uscire dai top 100 e tornare a giocare i challenger della USTA. Lo scorso anno ha chiuso la stagione al numero 39 ATP. Nel 2010 era 128esimo. Senza un cambio di rotta, il ranking di fine 2012 rischia di essere drammatico. Qualcuno ha ipotizzato che i suoi cattivi rapporti con la federazione americana potrebbero essere all’origine della crisi. Ad aprile dell’anno scorso si lamentò pubblicamente su Twitter per non aver avuto una wild card per il Roland Garros. C’erano offese, subito cancellate e seguite da goffi messaggi di scuse. Non crediamo che la ragione della crisi sia questa. A 22-23 anni capita di avere. Adesso dovrà essere bravo a pensare solo al suo tennis e a divertirsi, “Enjoy the Game” come predicavano i nuotatori suoi connazionali. Solo così potrà evitare di battere il record di Vince Spadea. “16 sconfitte? Accidenti, sono tante” ha detto Chardy. In attesa di riprendersi, il buon Donald si consola con i prize money dell’ATP. Da quando ha iniziato a perdere, ha intascato 133.000 dollari. Diciamo che nella vita c’è di peggio.