L’unico passo indietro di una stagione irripetibile del nostro tennis
La Golden Gen ci sta facendo inorgoglire e divertire, e lo farà presumibilmente per molti anni ancora, ma la Next Gen dov’è finita? C’è una piccola macchia grigia nel momento d’oro del nostro tennis, e forse vale la pena parlarne nella speranza che nei prossimi anni non si allarghi.
Partiamo dai fondamentali del nostro tennis: stiamo per chiudere un 2024 clamoroso a livello di risultati – due vittorie nello Slam di Sinner, due finali raggiunte da Paolini, la medaglia d’oro olimpica di Errani e Paolini nel doppio, quella di bronzo di Musetti, il trionfo nel “misto” di Errani e Vavassori agli Us Open, più numerosi successi e piazzamenti qui e là – prendendo parte a tutti e quattro gli appuntamenti delle Finals di novembre: si comincerà con le donne a Riad, dal 2 al 9: è certa la presenza di Jasmine Paolini, così come ha già staccato il biglietto per l’Arabia Saudita anche la nostra coppia d’oro, Errani-Paolini. Dal 14 al 21 novembre, a Torino, saranno in campo invece gli uomini: Jannik Sinner naturalmente è già qualificato da tempo mentre solo un clamoroso exploit potrebbe rimettere in corsa Lorenzo Musetti, frenato da qualche recente risultato al di sotto delle aspettative e attualmente al 16º posto, a poco più di mille punti dall’ottavo posto. Nel doppio, la vittoria negli ottavi di finale a Shanghai ha promosso ufficialmente alle Finals la coppia Bolelli-Vavassori.
Sul fronte Next Gen, invece, per la prima volta non avremo nessun azzurro in gara, nelle finali che saranno ospitate per il secondo anno di fila a Gedda, in Arabia Saudita, dal 18 al 22 dicembre. In precedenza – grazie, giusto sottolinearlo, anche al regolamento che dava la possibilità di sfruttare una wild card alla nazione organizzatrice del torneo, e a Milano si è giocato dal 2017 al 2022 – c’è stato sempre almeno un nostro rappresentante in campo: nel 2017 Quinzi, poi Caruana (curioso notare come entrambi abbiano chiuso da tempo con l’attività agonistica), Sinner – trionfatore nel 2019 – Musetti, infine Arnaldi e Passaro nel 2022, Cobolli e Nardi lo scorso anno. Quest’anno la classifica, riservata lo ricordiamo agli Under 21, vede al primo posto il francese Fils – finalista un anno fa, chissà se tornerà a Gedda – davanti a Michelsen, Juncheng Shang, Mensik, Van Assche, Fonseca, Tien, e Coleman Wong. Probabilmente qualcuno di loro non ci sarà – pensiamo a Mensik, che ormai si confronta stabilmente con i più forti – e i primi rincalzi sono al momento il lituano Gaubas e lo statunitense Basavareddy, che fece da sparring partner alle Finals – quelle dei grandi a Torino – un paio di anni fa.
E gli italiani? Il primo in classifica è Gianluca Cadenasso, 36º nella “race” della NextGen (a livello Atp è 552º), genovese di venti anni, vincitore quest’anno di un torneo ITF in Slovenia, in finale su Lorenzo Carboni, diciottenne numero 98 in questa graduatoria. Poi al 58º posto della graduatoria c’è il napoletano Mariano Tammaro, un altro 2004, mentre in 60ª posizione troviamo Federico Cina, 17 anni, il ragazzo del Country Time Club di Palermo su cui sono puntate le maggiori attenzioni dell’ambiente azzurro e che ha appena vinto il suo primo torneo da professionista, un Itf da 15.000 dollari in Romania.
Nei grandi tornei juniores, poi, quest’anno abbiamo brillato solo al Roland Garros, dove Carboni ha raggiunto le semifinali. Negli altri appuntamenti, non abbiamo mai superato il terzo turno. Per finire, tra un mese si giocherà in Turchia la fase finale della Coppa Davis Junior, riservata agli Under 16. Nell’edizione del 2023 la squadra azzurra (Cina, De Marchi e Sciahbasi) fu battuta solo in finale dalla Repubblica Ceca, quest’anno invece non siamo nemmeno tra le 16 finaliste, essendo stati eliminati dalla Romania nella prima partita delle qualificazioni giocate a luglio in Puglia.
Di fronte a questa situazione, non è certamente facile individuare cause o colpevoli. Solo un caso, questa mancanza di risultati a livello giovanile? Oppure è una questione di cicli, e dopo la clamorosa esplosione degli ultimi anni (abbiamo tra i primi cinquanta del mondo – numero 1 compreso – quattro giocatori con meno di 24 anni, li insegue Nardi che è del 2003) è normale aspettarsi un periodo meno felice? O qualcosa sta forse scricchiolando nel’organizzazione generale, dalla Federazione ai coach? Forse un ragionamento andrebbe fatto, mentre ci godiamo le vittorie in serie dei nostri campioni.